Maturità, la prova scritta d’italiano non deve sparire: si moltiplicano gli appelli a Bianchi che a breve deciderà

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Sono settimane decisive e anche per capire quale sarà il futuro dell’esame di Stato 2022: Bianchi non ha ancora deciso ma negli ultimi giorni si sono moltiplicati gli appelli a ripristinare quanto meno la prova scritta di italiano. Cosa accadrà?

Come abbiamo riferito, in realtà sembra prendere corpo l’ipotesi di riproporre lo stesso esame di stato dello scorso anno: Patrizio Bianchi, si starebbe convincendo a confermare l’impianto visto negli ultimi anni, dunque prova orale più tesina da presentare prima dello svolgimento della prova.

I motivi che portano verso questa direzione sono chiari: anche la generazione di studenti attualmente al quinto anno sta vivendo l’emergenza Covid-19 (hanno svolto il terzo e il quarto anno per molti mesi in Dad), non si vuole, dunque, penalizzarli rispetto agli altri offrendo loro una Maturità ancien regime, decisamente più ostica.

Il ministro Bianchi, vorrebbe tuttavia rafforzare l’elaborato presentato negli ultimi anni, una tesi su una delle materie prevalenti concordata dallo studente con i docenti, che saranno ancora membri interni alla prova, e che segnerà l’avvio del maxi orale diviso in quattro parti.

Sulla maturità stiamo lavorando su ovviamente. Fin quando non saremo usciti totalmente dal covid dobbiamo mettere i nostri ragazzi in sicurezza”, ha detto Bianchi pochi giorni fa a proposito del tema.

Da queste primi indiscrezioni si è (ri)alzato il dibattito: per molti non inserire la prova scritta quest’anno sarebbe un errore.

Come ad esempio il preside Alfonso D’Ambrosio, chiamato in causa recentemente da Orizzonte Scuola sulla petizione degli studenti che chiedono l’eliminazione della prova scritta: “Se i ragazzi dicono di togliere lo scritto noi non li possiamo assecondare. L’esame di maturità ci mette a confronto con un’esperienza concreta. Esperire su un processo complesso”, insiste D’Ambrosio. Quindi, “abbiamo paradossalmente bisogno di un vero esame di maturità, un esame ancora più rigoroso. Abbiamo bisogno di educare gli studenti al rispetto delle regole. Dei compiti, delle consegne. Di un esame che rispetti il loro percorso“.

Anche Enrico Galiano, scrittore e insegnante, interviene in merito al dibattito relativo alla petizione lanciata dagli studenti che chiedono di eliminare gli scritti dell’esame di Stato. “Questa petizione in cui chiedete di non scrivere un tema d’esame ci dice che avete bisogno di scriverne sempre di più durante l’anno. Durante tutti gli anni di scuola“.

Anche dal mondo della politica arriva una bocciatura sulla possibile mancanza della prova scritta: “Fratelli d’Italia chiede al Governo Draghi di far tornare la scuola alla normalità e di reintrodurre le prove scritte alla maturità, a partire dal tema di italiano”, dichiara il presidente Giorgia Meloni.

“Inaccettabile – afferma – l’ipotesi allo studio del ministro Bianchi di cancellarlo perché parliamo di una prova fondamentale nel percorso didattico e formativo dei nostri ragazzi, che dopo mesi e mesi di Dad faticano sempre di più ad esprimersi nella scrittura. Solo così si potrà dare risalto al merito ed alla valutazione, due pilastri del sistema di istruzione umiliati in questi anni dall’ideologia sessantottina che sta alla base delle scelte disastrose dei ministri Pd e Cinquestelle”.

Anche Loredana De Petris di LeUsi non sembra d’accordo: “È un’ipotesi che lascia molto perplessi, perché non si tratta soltanto di una verifica finale ma di coltivare e mantenere nei ragazzi la capacità di argomentare e di scrivere intorno a un pensiero”, dice la senatrice.

È certamente vero – aggiunge – che occorre aggiornare obiettivi e strumenti della valutazione condotta in uscita dai percorsi formativi, guardandosi bene tuttavia dalla tentazione di abbassare semplicemente l’asticella: sarebbe un danno enorme per il sistema di istruzione, per il Paese e prima ancora per i ragazzi stessi, che hanno invece l’esigenza e il diritto di vedersi offrire una formazione di qualità. Un diritto cui si accompagna per gli studenti il dovere di assumersi fino in fondo la parte di responsabilità e di impegno di loro competenza”, ha detto invece la segretaria generale Cisl Scuola, Maddalena Gissi, che punta proprio sulla prova scritta di italiano.

Dello stesso avviso anche gli altri colleghi dello Snals e della Flc Cgil: “Eliminare la prova scritta all’esame di Stato sarebbe un errore imperdonabile, significherebbe convincere i ragazzi che non sono più in grado di affrontare questa prova, che la pandemia ha portato via loro le capacità, le competenze, le opportunità. No, non si può procedere per sottrazione, bisogna valorizzare i percorsi e lavorare sulla formazione dei giovani senza assecondarne paure e debolezze, perché la scuola serve anche e soprattutto a dare gli strumenti ai giovani per affrontare le difficoltà, non per aggirare gli ostacoli“, dice Elvira Serafini, che guida il sindacato Snals.

Per Francesco Sinopoli, della Flc Cgil, “sarebbe un errore accogliere la proposta di abolire la prova scritta di lingua italiana nell’esame di Stato, pur avvertendo il disagio di centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi, creato soprattutto da tanti mesi di didattica a distanza. È a questo disagio che bisogna rispondere e c’è ancora il tempo utile per farlo. Stando vicini agli studenti con un progetto non solo di sicurezza sanitaria ma anche di aiuto e sostegno psicologico e didattico, offrendo loro un potenziamento di quelle attività importanti per giungere con maggiore sicurezza e tranquillità all’appuntamento conclusivo“.

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