Maturità 2024, Schettini: “Si boccia e si rimanda di meno, l’esame è meno impegnativo. Non è un bene, occorre saper affrontare anche i fallimenti”
L’esame di maturità è da sempre considerato il rito di passaggio per eccellenza nella vita di uno studente. Un appuntamento che rimane impresso nei ricordi di ognuno.
Vincenzo Schettini, noto come “l’influencer della fisica” per la sua capacità di spiegare concetti scientifici in modo coinvolgente sui social, ripercorre la sua esperienza della maturità in un’intervista a La Gazzetta dello Sport.
“Ricordo bene il giorno dello scritto, l’ansia condivisa con i compagni e la felicità quando scoprii le tracce della prima prova”, racconta Schettini. “Scelsi un tema che metteva insieme la matematica e la poesia, perché era il modo migliore per raccontare le mie due parti: quella artistica e quella razionale. Invito i ragazzi a fare lo stesso: partire da loro stessi e raccontarsi”.
Per l’orale, il consiglio dell’influencer è di non limitarsi a ripetere ciò che si è studiato, ma di tirare fuori il proprio pensiero critico. “Dimostrare uno spirito critico nelle cose che si stanno dicendo, e collegarle con l’attualità, è importantissimo”, afferma.
Schettini ritiene che oggi la maturità sia meno impegnativa rispetto al passato, quando veniva vissuta come un vero rito di passaggio. “Adesso il mondo della scuola è cambiato, si boccia e si rimanda molto di meno, di conseguenza la maturità è meno impegnativa. Sicuramente non è un bene”, osserva. “È importantissimo saper affrontare i fallimenti, perché nel mondo del lavoro sono una costante”.
Sui social, Schettini ha un giudizio piuttosto critico: “I social sono il più grande distrattore della storia dell’umanità. È un meccanismo che non ti lascia tregua, una trappola pensata con lo scopo di tenerti dentro il più possibile”. Secondo l’influencer, la conseguenza è la perdita di concentrazione, un rischio enorme per lo studente.
Guardando al futuro dell’insegnamento, Schettini prevede che i professori saranno “molto più liberi” fuori dalle mura scolastiche, sfruttando le opportunità offerte dal web per diffondere il loro sapere. “Una macchina non può essere un modello ispirazionale, una persona sì. Ed è proprio da questo che devono ripartire gli insegnanti”, conclude.