Maturità 2024, parla una psicologa: “Educazione ansiogena da parte dei genitori, è un traguardo dei figli. La fine è un momento da condividere con i compagni di classe”

Negli ultimi anni, si è assistito a un cambiamento significativo nel modo in cui gli studenti e le loro famiglie affrontano gli esami di Maturità. Un fenomeno che fino a sei anni fa era pressoché inesistente, oggi è diventato una consuetudine: genitori e familiari si presentano all’uscita degli orali con fiori, coriandoli e persino bottiglie di spumante per celebrare il superamento della prova.
Il nuovo trend ha sollevato diverse questioni, portando alcuni esperti a parlare di “infantilismo generalizzato”. A Centro Pagina, webzine locale, interviene Katia Marilungo, presidente dell’Ordine degli psicologi delle Marche, offre la sua prospettiva su questa evoluzione sociale.
Le ragioni dietro il fenomeno
Secondo Marilungo, questi comportamenti rientrano in una più ampia tendenza di “adulazione continua dei figli”. L’atteggiamento, spiega, “sottrae ai ragazzi la possibilità di affrontare da soli le sfide reali della vita, illudendoli che tutto sia più semplice grazie alla presenza dei genitori”.
La psicologa suggerisce anche che potrebbe esserci “il bisogno di anticipare i tempi, festeggiare traguardi obbligatori per paura di essere cattivi genitori o per paura che il proprio figlio possa decidere di non continuare il percorso universitario”.
La presenza dei genitori durante l’esame orale
Un altro aspetto di questo fenomeno è la crescente tendenza dei ragazzi a far assistere i propri genitori all’esame orale. Marilungo si chiede se questa sia davvero una scelta dei ragazzi o se questi si sentano in qualche modo obbligati. Suggerisce che potrebbe essere il risultato di “un’educazione alla relazione ricevuta dalla famiglia, che oggi è perlopiù di stampo dipendente, ansiogeno e appropriativo”.
Le conseguenze di questa tendenza
La psicologa sottolinea che questa costante presenza dei genitori potrebbe avere conseguenze negative. “La fine di un esame è un momento da condividere con i compagni di classe, non con i genitori”, afferma. “È un momento di autonomia e rappresenta un momento di individualizzazione collettivo”.
Inoltre, Marilungo suggerisce che questa tendenza potrebbe minare l’autostima dei ragazzi e la loro capacità di affrontare sfide in modo autonomo. “Un genitore deve spingere il proprio figlio all’autonomia”, afferma, sottolineando la necessità di “rivedere i gradi di libertà da dare ai ragazzi e i giusti momenti di autonomia”.