Maturità 2021, gli studenti approvano la formula Bianchi. Ma sono in molti ancora a non voler svolgere l’esame

Dopo la conferma che l’esame di Stato del secondo ciclo si baserà su una prova orale che partirà con la discussione di un elaborato, arriva il giudizio degli studenti che promuovono la formula prevista dal Ministro Bianchi. Ma non tutti la pensano così e anzi, si chiede di annullare l’esame per quest’anno.
A raccogliere la loro voce il portale Skuola.net, con un sondaggio che ha coinvolto 1.500 maturandi. Dal quale emerge che più o meno tutti i passaggi dell’ordinanza – anticipata dal MI – risultano graditi ad almeno 1 maturando su 2.
La decisione, ad esempio, di replicare la soluzione d’emergenza individuata lo scorso anno – quando al posto degli scritti si decise di valutare gli studenti attraverso un colloquio più approfondito e più lungo del solito – piace al 50% dei prossimi maturandi. Solo 1 su 10 avrebbe preferito un ritorno all’esame classico (due scritti più l’orale breve).
Gli altri dividono le loro preferenze tra formule ibride: un solo scritto e poi orale, doppio scritto ma con tracce proposte dalla commissione, primo scritto nazionale e secondo ‘interno’.
Se il via libera dei maturandi c’è, non si tratta tuttavia di un plebiscito. Persiste, infatti, un’ampia fetta di studenti che ha un atteggiamento scettico addirittura sull’opportunità di farlo svolgere l’esame di Stato.
Quasi 1 su 2 lo avrebbe cancellato. Non tanto per ragioni sanitarie (tesi sposata dal 7% dei contrari) quanto per l’impossibilità di essere preparati adeguatamente a un passaggio del genere dopo oltre un anno di didattica a distanza (la pensa così il 47% di chi boccia la Maturità 2021); con il 27% che invece ritiene che non serva una prova finale per valutare quanto fatto negli ultimi cinque anni.
Una schiera, quella dei ‘NoMat’ che nel frattempo si ingrossa di giorno in giorno: la petizione online più consistente lanciata su Change.org ha già superato le 60mila firme.
Tornando all’esame, se proprio deve esserci, i ragazzi appoggiano la ferma volontà del MI di farlo svolgere in presenza: il 51% è d’accordo; va però detto che 1 su 3 avrebbe preferito l’esame ‘a distanza’.
Tendenziale apprezzamento pure per il timing di partenza dell’esame, confermato subito dopo la metà di giugno, anche se gli altri studenti dovessero andare a scuola per tutto il mese (ipotesi su cui il Ministero sta ragionando in questi giorni): 3 su 4, infatti, non avrebbero preso bene uno spostamento al mese di luglio.
Bene anche il punteggio: il 45% concorda sull’attribuire massimo 40 crediti alla prova finale (e non 60 come previsto dalla normativa generale sugli esami di Stato), dando maggior peso al curriculum scolastico; anzi, 1 su 3 avrebbe valorizzato ancora di più quest’ultimo dato. Meno sorrisi invece per il principale cambiamento rispetto al 2020: il ritorno, seppur non così rigoroso, dello sbarramento di fine anno; perché il 52% avrebbe preferito di nuovo il ‘tutti ammessi’.