Maturità 2019, lo studente che dà lezione sulla scuola alla Commissione
La nuova maturità non è piaciuta a uno studente, coraggioso, che ha voluto dire la sua.
Lo ha fatto tenendo testa alla commissione durante il colloquio e raccontando poi la sua versione al quotidiano Il Sussidiario che ha riportato alcuni stralci dell’esame.
Secondo Giuseppe Cardinale, lo studente, la maturità 2019 non è stata caratterizzata da alcuna novità. Lo schema è stato il solito: domande nozionistiche. Lui, invece, quello schema lo ha ribaltato completamente.
Dopo aver premesso alla Commissione di non essersi preparato per protesta, perché non condivide questo modo di fare scuola e dichiarando che se ne sarebbe assunto tutte le responsabilità, ha sciorinato tutto il suo sapere davanti ai docenti. Quella di Cardinale è stata una lezione ai docenti di quale ruolo dovrebbe ricoprire la scuola e di come si dovrebbe svolgere la didattica.
Partendo dalla domanda delle domande “che cosa lascia la scuola agli studenti” e dando subito la risposta “la scuola lascia di fatto nei giovani un disinteresse incredibile e a volte addirittura un’ostilità raccapricciante nei confronti della cultura“, ha sciorinato tutta una sua tesi piena di riferimenti autorevoli.
Ha parafrasato in negativo una frase di Julián Carrón, ‘la non pertinenza della scuola alle esigenze della vita si documenta nella incapacità della scuola di ridestare l’io’. Ha richiamato il detto sugli autori di Schopenhauer ‘si impara a conoscerli soltanto dai loro scritti e non dai resoconti altrui’ per criticare come vengono insegnati i classici.
“Ma se la scuola finisce per far ‘studiare’ gli autori dalle ‘sintesi’ – ha pontificato lo studente – solo per ‘finire i programmi’ (che non esistono più ma che, ora sotto forma di entità spettrali, dettano legge nelle nostre aule), allora noi non incontreremo mai Platone. Perché fare Platone da una sintesi non è fare Platone: Platone muore nelle nostre scuole. Oggi ‘tanto, c’è il critico, che ci fa la sintesi dei concetti più importanti delle opere di un genio’. Allora possiamo chiudere le biblioteche e buttare tutti i libri, tanto abbiamo i manuali! Ma un manuale ha senso solo se lo si consulta dopo aver affrontato direttamente i testi“.
Cardinale ha accusato la scuola di stare con la testa fra le nuvole, rovesciando completamente l’accusa che spesso la scuola rivolge agli studenti. Lo ha fatto per arrivare a condividere il pensiero di Puskin che dava del “postino” a professori, critici letterari ed editori. E ha tirato fuori, fra le citazioni, anche quella di Icilio Vecchiotti, commentatore di Schopenhauer, secondo il quale ‘bisognerebbe chiudere tutte le scuole e sostituirle con delle biblioteche‘.
“La missione – ha chiosato ancora Cardinale – è lasciare gli autori impressi nel cuore dei ragazzi, non nei registri di classe, e se per far questo ci sarà bisogno di ‘rallentare’ la didattica, allora che la si rallenti! Una scuola sostenibile è una scuola che ha ‘il coraggio dei suoi contenuti’, come dice il filosofo Carlo Sini. Cioè una scuola che fa capire agli studenti che la conoscenza è l’unico modo per formarsi un gusto, un sistema di pensieri che davvero possano aiutarci a capire cosa ci fa bene e cosa no. Gli studenti che lo capiscono cominciano a studiare a casa ciò che a scuola non si fa, a discutere con gli altri di cultura. Perché la vittoria della scuola non è quando ci sono molti voti alti, ma quando la cultura entra nella vita privata degli studenti, cioè quando al di fuori dell’ambiente scolastico i ragazzi, invece di parlare del nulla, commentano insieme ciò che viene loro insegnato a scuola“.
E, dolcis in fundo, chiama in causa anche la frase pronunciata da Papa Ratzinger ‘ogni generazione è una opportunità di rivoluzione’. “Abbiamo ogni giorno, nelle scuole, una opportunità irrinunciabile di cambiare il nostro mondo – è la conclusione a cui arriva la lezione impartita dallo studente Cardinale – attraverso la cosa più bella che l’uomo abbia mai prodotto: la nostra cultura. Ma se la tradiamo, come stiamo facendo, allora non andiamo da nessuna parte“.
L’articolo non dice quale sia stata la reazione da parte della Commissione e soprattutto come sia stata valutata questa “performance” che a rigore di logica non rientra tra i criteri della griglia di valutazione.