Massimo 15 alunni per classe, assunzione dei precari, istruzione gratuita dal nido all’università. Il programma di Sinistra Italiana e Verdi [scarica PDF]

Verdi e Sinistra Italiana hanno presentato il programma elettorale in vista del voto del 25 settembre, dove i due partiti parteciperanno alleati, insieme con il Partito democratico.
Cosa si prevede, in sintesi, per la scuola? Massimo di 15 alunni per classe e recupero di spazi pubblici per nuove aule; estensione del tempo scuola e obbligo scolastico a 18 anni; gratuità dell’istruzione, dal nido all’università; creazione di Zone di educazione prioritaria e solidale nelle aree di maggiore difficoltà sociale e culturale; superamento del precariato e sulla formazione dei docenti; sostegno psicologico permanente nelle scuole; modifica del sistema di valutazione; educazione sessuale e affettiva dall’ultimo anno della scuola primaria, poi con cadenza biennale dal primo anno della scuola secondaria inferiore.
Per quanto riguarda l’università, invece: rilanciare l’investimento in ricerca, formazione, cultura; gratuità dell’iscrizione universitaria; governo democratico della ricerca pubblica che valuti atenei e ricerca in maniera equa; università e ricerca devono partecipare nel delineamento del Pnrr.
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Il programma integrale per l’Istruzione
Il mondo della scuola, in tutte le sue componenti, non può più essere oggetto passivo di provvedimenti imposti dall’esterno, ma deve essere coinvolto seriamente nei propri processi di riforma e cambiamento.
Per queste ragioni, uno dei primi atti che attiveremo, nel nuovo Parlamento, sarà una proposta di legge che – previa un’ampia discussione con tutte le componenti della scuola – in estrema sintesi, preveda:
– la riduzione ad un massimo di 15 alunni per classe e il recupero di spazi pubblici per le nuove aule; non solo per ragioni sanitarie, ma per consentire una didattica realmente inclusiva, maggiormente attenta ai processi di crescita individuale, ulteriormente qualificata e al livello dei problemi che la trasformazione digitale determina nella conoscenza, oltre che per attivare serie ed efficaci misure di contrasto all’abbandono scolastico; per raggiungere questo obiettivo, è anche necessario che venga abrogato quanto previsto dal Decreto Legge 25 giugno 2008 n. 112, art. 64, comma 6, a firma Tremonti, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 13. Norme che hanno incrementato di un punto il rapporto alunni/docente per classe e determinato l’effetto immediato della perdita di ben 86.931 posti da insegnanti con un aumento inevitabile del numero degli studenti per classe;
– l’estensione del tempo scuola (tempo pieno e tempo prolungato, a seconda dei diversi ordini di scuola) in tutte le scuole del territorio nazionale; affinché sempre meno giovani e adolescenti siano lasciati soli con le proprie difficoltà; proponiamo, tra l’altro, di estendere, tra l’altro, l’obbligo scolastico a 18 anni.
– la gratuità dell’istruzione, dal nido all’università, per tutte e tutti; assumendo, cioè, il diritto universale al sapere come carico di una fiscalità generale realmente progressiva e come parte di un patto tra le generazioni;
– la creazione di Zone di educazione prioritaria e solidale – con ulteriori interventi di organico e finanziari – nelle aree di maggiore difficoltà sociale e culturale; ribaltando la logica che premia e rafforza, fuori da ogni logica solidale, solo le realtà più forti e solide; in aperta controtendenza con l’indirizzo a valorizzare e finanziare le scuole che abbiano conseguito risultati brillanti nei test standardizzati, crediamo che proprio le realtà scolastiche che mostrano più sofferenza debbano essere destinatarie di finanziamenti mirati, di progettualità forti e innovative incentrate sui Collegi docenti, di un aumento del rapporto tra organico e studenti;
– l’assunzione di un numero molto più ampio di docenti a tempo indeterminato, anche stabilizzando coloro che insegnano precariamente da più tempo;
– l’intervento di massiccio potenziamento di un trasporto pubblico gratuito ed ecologicamente sostenibile;
– l’allineamento dei finanziamenti ordinari al sistema dell’istruzione alla media europea (6% del PIL);
✓ Negli ultimi due anni e mezzo la scuola ha guadagnato una temporanea visibilità: l’emergenza pandemica, infatti, ha travolto il sistema scolastico mettendone in evidenza ogni crepa, determinata prevalentemente da involuzioni legislative, ritardi e tagli; tanto la lotta alla dispersione scolastica, quanto l’inclusione sono state le prime vittime immateriali della pandemia; occorre, anche per questo, prevedere adeguati investimenti per un serio supporto psicologico a studenti e studentesse.
✓ Altrettanto urgente è ripensare – ampliando numeri, spazi, metodi e funzioni – la partecipazione di studenti e studentesse alla vita e all’organizzazione della scuola, per superarne una evidente burocratizzazione e rimotivare tutte le componenti scolastiche – pur nella distinzione dei ruoli – ad una visione realmente democratica e partecipativa.
✓ Nell’ottica di subalternità alle “esigenze dell’impresa” (assunte come paradigma assoluto), vi è stata una spinta alla trasformazione di istituti tecnici e professionali, ripensati solo allo scopo di “colmare il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro”; occorre, invece, considerare ogni indirizzo della scuola secondaria superiore come occasione di formazione e crescita umana e civile; riaprendo, semmai, la riflessione su un biennio unico.
✓ L’ingente stanziamento di risorse in edilizia – che dovrebbe, tra l’altro, privilegiare il recupero del patrimonio pubblico e le fonti rinnovabili – si dimostra un intervento di facciata, in assenza di stanziamenti che, a fronte di nuove strutture, possano poi coprire i costi del servizio e quindi del personale.
✓ In Italia si nega ancora il riconoscimento giuridico del diritto di cittadinanza, alle persone di origine straniera, nate in Italia e figli di immigrati, e tra esse, tanti studenti e studentesse, pur se condividono una condizione di fatto indistinguibile da quella vissuta da studenti italiani “di diritto”.
✓ In aperto contrasto con la scuola aziendalista, occorre aspirare a una scuola plurale, aperta, partecipata, in cui ogni individuo possa riconoscere le proprie aspirazioni e le proprie potenzialità, indipendentemente dalle domande del mercato. È necessario far sì che la scuola torni a essere un vettore di mobilità sociale e non che certifichi, cristallizzi o addirittura moltiplichi le disuguaglianze in essere.
- Intervenire con una legge ad hoc per contrastare la piaga della povertà educativa nelle periferie e nelle realtà più sofferenti.
- Cambiare radicalmente finalità e metodologie degli strumenti INVALSI, rimettendo al centro le scuole, i loro organi collegiali, per il recupero di limiti e ritardi; occorre ribaltare l’impostazione di un PNRR che riempirebbe di soldi le scuole “meritevoli” e di inutile tutoring le scuole in maggiore difficoltà, invece di garantire organici e finanziamenti.
- Cancellare l’attuale legislazione relativa ai PCTO (alternanza scuola-lavoro), aprendo una riflessione seria, nel mondo della scuola in tutte le sue componenti, sul rapporto tra formazione scolastica, mondo del lavoro, competenze professionali, diritti; per lavorare ad una nuova legislazione che tenga fermamente al centro il percorso educativo e formativo e la crescita complessiva dei ragazzi e delle ragazze.
- Non confondere l’attività formativa scolastica, con altre attività, che possono arricchirla e stimolarla, ma non sostituirla; essa deve essere l’espressione di un progetto educativo elaborato dalla comunità scolastica. I patti territoriali di comunità e le alleanze con il territorio dovranno prevedere che ogni progetto venga promosso dalla scuola, proprio per rispettare le sue prerogative costituzionali senza alcuna possibilità di deroga e di delega.
- Opporsi all’autonomia differenziata non solo perché tocca i diritti e la loro universalità, ma anche perché, nel contesto scolastico, essa, in preoccupante sinergia con l’interpretazione dominante dell’autonomia scolastica, determina una inaccettabile frantumazione del sistema formativo nazionale sul piano delle diseguaglianze materiali, dei contenuti e delle metodologie formative.
- Abbandonare la logica del risparmio che ha contraddistinto tutti i recenti provvedimenti in materia di assunzione e reclutamento del corpo docente. L’ultimo Decreto, concepito fuori da ogni logica di concertazione democratica, ha trasformato l’accesso al ruolo, di chi insegna da anni, in una “corsa ad ostacoli”. Va aperta una discussione seria sul superamento del precariato e sulla formazione dei docenti. Serve una riforma che vada in tutt’altra direzione: garantire percorsi lineari e costanti per un lavoro stabile e una formazione rigorosa, seria e gratuita. È necessario che i docenti siano numerosi in rapporto agli studenti, siano ben formati e soprattutto siano stabili e possano garantire quella continuità didattica che è presupposto fondamentale per qualsiasi progettualità curricolare.
- Ritornare all’esperienza dell’organico funzionale ovvero di un monte ore aggiuntivo a quello strettamente curricolare, di cui le scuole dispongano, per articolare progettualità specifiche; investire per garantire un sostegno psicologico permanente nelle scuole, che nel periodo pandemico si è dimostrato un presidio imprescindibile, ma garantito in pochissime realtà.
- Mettere a centro del percorso di istruzione esperienze formative che concorrano, nella loro pluralità e gradualità, a formare dei cittadini critici, consapevoli, liberi.
- Assumere e garantire stabilità e la maggiore continuità possibile ai docenti di sostegno; così come crediamo che sia giusto porre il problema di estendere garanzie (in termini di retribuzione e diritti) ad altre figure professionali che operano nella scuola, come gli assistenti per l’autonomia degli alunni diversamente abili.
- Modificare il sistema di valutazione. L’impianto di una valutazione quantitativa e selettiva è un fattore determinante nella cristallizzazione delle diseguaglianze in seno alla scuola perché classifica e non favorisce alcuna reale consapevolezza. Inoltre, la competitività data dal sistema numerico influisce, come fattore di stress, nell’emersione del forte disagio che accompagna i percorsi scolastici di molti alunni e alunne. Per questo pensiamo sia fondamentale che una scuola realmente democratica, universalistica e inclusiva, si apra a un dibattito serio sulla valutazione numerica, anche al di là della scuola primaria.
- Rivedere l’orientamento scolastico; così come realizzato attualmente, attraverso dispositivi come i forum e le fiere, si presenta come un vero e proprio mercato in cui le scuole si trovano a concorrere disperatamente per garantire un numero di iscritti che non pregiudichi i posti in organico e quindi il mantenimento delle classi e delle cattedre; rimettendo, invece, al centro, le reali aspirazioni degli alunni e delle alunne.
- far fronte a cambiamenti, come quelli determinati dall’era digitale, che stravolgono completamente il rapporto di tutti e di tutte con la conoscenza e con le relazioni umane. Per questo diffondere una pedagogia critica dell’era digitale; la digitalizzazione deve essere un processo serio e profondo da non affrontare con interventi propagandistici o estemporanei, come l’introduzione burocratica e posticcia delle cosiddette “competenze non cognitive”, così com’è accaduto con l’inserimento dell’Educazione civica.
A nostro avviso è imperativo sottrarre la discussione sui processi formativi – decisiva per il modello di conoscenza e di umanità delle generazioni presenti e future – alla strumentale corsa propagandistica di politiche governative sempre più subalterne e sempre più ridotte a pura ricerca di un facile consenso.
Educazione sessuale e affettiva
Che preveda più cicli di 4 incontri ciascuno durante tutto il percorso della scuola dell’obbligo a partire dall’ultimo anno della scuola primaria, poi con cadenza biennale dal primo anno della scuola secondaria inferiore
Che non si limiti agli aspetti di salute riproduttiva e contraccezione ma si focalizzi, con strumenti e contenuti adattati alle diverse fasce d’età, sul formare preadolescenti e adolescenti a vivere la propria sessualità, e piacere e l’affettività in maniera sana, consapevole, responsabile, rispettosa e senza pregiudizi
Che sia laica, libera da condizionamenti di matrice religiosa e che aiuti le e gli studenti a riconoscere e riflettere criticamente sugli stereotipi sessuali e di genere
Che sia erogata da esperte ed esperti, coinvolgendo attivamente le i docenti nella progettazione