A marzo le scuole ancora senza contratto di istituto!
di Giovanni Scarnati, rappresentante sindacale – Ormai da Settembre Dirigenti scolastici, Direttori dei servizi (ex segretari) e rappresentanti sindacali si chiedono quali siano le risorse destinate a remunerare le attività inserite nel Piano dell’Offerta Formativa e finanziate con il Fondo dell’Istituzione Scolastica, atteso che il primo quadrimestre è già finito e molte di queste attività sono già a metà del loro percorso. Come si fa a pagare tutto il personale che è stato già impegnato?
di Giovanni Scarnati, rappresentante sindacale – Ormai da Settembre Dirigenti scolastici, Direttori dei servizi (ex segretari) e rappresentanti sindacali si chiedono quali siano le risorse destinate a remunerare le attività inserite nel Piano dell’Offerta Formativa e finanziate con il Fondo dell’Istituzione Scolastica, atteso che il primo quadrimestre è già finito e molte di queste attività sono già a metà del loro percorso. Come si fa a pagare tutto il personale che è stato già impegnato?
A fine Gennaio è stata firmata un’intesa tra sindacati e Aran – ministero che ridefiniva (al ribasso!) i parametri per il calcolo del fondo, ma, a tutt’oggi, è stato assegnato alle scuole solo un “acconto” del fondo spettante e sono state riassegnate le economie dell’anno precedente: nulla sappiamo ancora del saldo finale, nessuna comunicazione formale affidabile è giunta alle scuole.
Stando cosi le cose, cosa “contrattare”? Il totale del fondo calcolato secondo l’intesa o solo l’acconto? A noi hanno insegnato, anni or sono, che i patti vanno rispettati e perciò anche se non condividiamo lo scambio che è alla base dell’intesa di Gennaio – ossia la progressiva riduzione del fondo di istituto in cambio del pagamento degli scatti di anzianità – pensiamo che l’intesa in questione sia pur sempre un contratto valido che va onorato integralmente.
Pensiamo che entrambi i firmatari non abbiano preso cifre di fantasia ma estrapolandole da un bilancio ministeriale dopo la legge di stabilità, cioè soldi certi. E’ ragionevole dunque fare affidamento e siglare un contratto di istituto che si basi sulle somme intere e calcolate sui nuovi parametri; somme di cui adesso si dà un “acconto” ma successivamente, di norma entro il 31 Agosto, si darà il saldo residuo.
Purtroppo è da un periodo piuttosto lungo che logica e contabilità pubblica non vanno daccordo. Sul residuo saldo sembra non vi sia certezza e apprendiamo dall’Ufficio Scolastico Regionale della Campania (la nota a firma della Direzione generale Ufficio II è facilmente reperibile su internet) che, consultato il Ministero per vie brevi, la contrattazione deve – sottolineo “ deve” – essere fatta tenendo conto unicamente dell’acconto e delle economie e solo successivamente, dopo avere rimodulati gli 8/12 residui, riconvocare il tavolo e contrattare il resto.
E quando? Alla fine delle attività della scuola o durante l’estate? A questo punto il dilemma è se rimodulare il Piano dell’Offerta formativa in due trance. La prima coperta dall’acconto è già attuata e l’altra da attuare e coprire con l’eventuale saldo, in questo in modo dare la certezza a chi ha lavorato di essere remunerato.
Oppure, sempre nel dilemma, farsi dettare i tempi e anche i modi della propria offerta formativa non più dalle esigenze degli studenti ma dalle esigenze della finanza ministeriale, con buona pace di ogni programmazione e della stessa autonomia scolastica.
La riduzione delle risorse infatti è già di per sè una ulteriore frustrazione di ogni autonomia e si unisce alla scarsità di organico , alla mancanza di locali scolastici adeguati e sicuri , ad una scuola che è già a due velocità tra Nord e Sud Italia per la diversa presenza di laboratori ed opportunità di placement e tra scuola pubblica sempre piu povera e scuola privata sempre più “incoraggiata”.
Ci saremmo aspettati una levata di scudi da parte dell’intera categoria dei custodi dell’autonomia scolastica, cioè i Dirigenti scolastici, e non di qualche isolato e sparuto “eroe” invece assistiamo giorno per giorno alla loro assuefazione ed acquiescenza: prima verso i tagli di organico, soprattutto dei collaboratori scolastici e degli insegnanti di sostegno; adesso verso l’incertezza delle assegnazioni, nessuna protesta!
Possibile che tutto vada bene se retribuzione di posizione e di risultato non vengono toccati? Ma “la posizione” sta diventando quella di attuatori sul territorio di volontà ministeriali che entrano prepotentemente nella programmazione didattica frustrandola con la privazione delle risorse e – tra le righe- richiedendone il finanziamento alle famiglie anche nella scuola di base. E quali sarebbero “i risultati “ se, già sulla carta ,non si ha la certezza di poter realizzare un progetto per gli studenti pagando il personale che vi ha lavorato ? E davvero questa la nuova scuola che vogliamo ?
“ E’ la scuola a detenere la chiave dei sogni in una società senza sogni * “ e noi lavoratori della scuola siamo in qualche modo minuscoli facilitatori della realizzazione di grandi sogni che potenzialmente ogni studente porta con se e che può essere aiutato a capire e mettere a fuoco anche attraverso… qualche progetto inserito nel Pof . “ …perchè i giovani dovrebbero continuare ad adattarsi a una società senza gioia e senza futuro , che gli adulti, con un acredine e un disagio crescenti , sopportano soltanto per rassegnazione? * ” (* R. Vaneigem – Avertissement aux écoliers et lycéens – 1995).