Mantegazza: “Un genitore dovrebbe essere per un figlio che va a scuola come la persona che gira le pagine al pianista, ti sto accanto, ma devi suonare tu”
La scuola italiana sta vivendo un momento di crisi, con una relazione educativa tra adulti e ragazzi che sembra deteriorarsi sempre più. Per comprendere meglio questo fenomeno, Famiglia Cristiana ha intervistato il pedagogista, Raffaele Mantegazza.
Secondo Mantegazza, la relazione tra adulti e ragazzi nella scuola si sta deteriorando rapidamente, con incontri tra insegnanti e genitori che spesso si trasformano in questioni personali e non si concentrano sul ragazzo o sul bambino. “Sarebbe importante che l’insegnante relazionasse del ragazzo a scuola e il genitore del ragazzo a casa, lasciando dapprima il registro chiuso”, afferma Mantegazza.
Il pedagogista ritiene che il deterioramento della relazione educativa sia iniziato negli anni Novanta, quando ha iniziato a prevalere la cultura dell’individualismo. “La scuola deve essere al servizio di mio figlio e dargli quello che voglio come fosse un distributore automatico”, afferma Mantegazza. “È lì che viene meno la percezione della scuola come comunità educante in cui l’utente non è mio figlio, ma la 4 D”.
Mantegazza ritiene che il registro elettronico possa essere uno strumento utile di trasparenza, ma che debba essere utilizzato in modo responsabile. “Invece di aprirlo in diretta per placare la propria ansia, il genitore può farlo una volta a settimana insieme ai figli“, afferma.
Per cambiare la scuola, Mantegazza ritiene che sia necessario riconoscere che il modello di apprendimento “spiegazione, studio a casa, compito in classe, voto” non sta più funzionando con ragazzi che crescono iperstimolati da altro. “Bisogna inventarsi qualcosa di meno passivo ed evitare di patologizzare anche comportamenti adolescenziali nella norma”, afferma.
Infine, Mantegazza consiglia ai genitori di dare valore alla scuola, non tanto al voto, quanto all’esperienza che vi si fa. “Un genitore dovrebbe essere per un figlio che va a scuola come la persona che gira le pagine al pianista: ti sto accanto, ma devi suonare tu”, afferma.