Manovra 2025: cuneo fiscale salvo, ma potrebbe saltare “Quota 41”. CGIL: “No tagli a scuola e garantire aumenti stipendiali”
Una manovra da 25 miliardi, con la necessità di reperire dieci miliardi: questo il punto di partenza del Governo Meloni in vista della finanziaria. Il governo ha avviato i lavori per il Piano strutturale di bilancio, che sarà approvato dal Consiglio dei ministri prima del 20 settembre e sottoposto al voto parlamentare entro la fine dell’anno. Durante una riunione tra esecutivo e maggioranza, si è discusso anche dell’impatto delle nuove regole europee sui bilanci nazionali.
Cuneo fiscale
Il Ministro dell’Economia ha anticipato le difficoltà relativamente a un aumento della spesa per finanziarie vecchie e nuove misure. Fa eccezione il taglio del cuneo fiscale che, secondo i calcoli del governo, per la proroga può contare su risorse per 11 miliardi di euro.
Pensioni
Giancarlo Giorgetti, ha espresso cautela riguardo alle pensioni, pur riconoscendo l’importanza delle aspettative di pensionamenti anticipati. Il mininistro ha sottolineato che, nella precedente legge di Bilancio, sono state adottate le misure possibili, tenendo conto di un quadro di finanza pubblica particolarmente complesso. Giorgetti ha avvertito che eventuali nuovi interventi in materia di pensioni dovranno considerare attentamente la sostenibilità economica, frenando così proposte come “Quota 41” avanzata dalla Lega.
L’allarme della CGIL
Sebbene non menzionata da Giorgetti, la scuola (insieme alla sanità) viene inserita tra i settori per i quali il segretario Christian Ferrari chiede garanzie. La CGIL invita, infatti, il Governo a reperire le risorse necessarie attraverso una politica fiscale redistributiva, concentrandosi su grandi patrimoni, rendite finanziarie, extraprofitti ed evasione fiscale.
Una delle principali richieste della CGIL riguarda la conferma della decontribuzione in scadenza, fondamentale per evitare una riduzione del salario netto di circa 14,7 milioni di lavoratori, che potrebbero perdere tra i 70 e i 100 euro in busta paga. Inoltre, il sindacato ritiene essenziale trovare risorse per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, sottolineando che un aumento del 5,78% per il triennio 2021-2023 sarebbe inadeguato rispetto a un’inflazione cumulata del 17%, comportando una riduzione dei salari reali.
La CGIL ha inoltre evidenziato la necessità di intervenire sulle misure in scadenza come l’Ape sociale e l’Opzione donna, che considera già insufficienti e che non dovrebbero essere ulteriormente peggiorate. Ferrari ha concluso ribadendo l’importanza di capire come il Governo intenda procedere nella stesura della legge di Bilancio, chiedendo un’azione decisa sulla leva fiscale per garantire una redistribuzione equa e proteggere i ceti medio-bassi dai possibili effetti negativi delle politiche di stabilità.