Manifesto per una nuova didattica. Lettera

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Inviata dal docente Antonio Cucciniello – Lo scopo principale di questo manifesto è contribuire alla individuazione di rinnovati principi per la promozione di una didattica consapevole del proprio ruolo e della propria funzione in un contesto quale quello attuale nel quale sono numerosi i pericoli che rischiano di pregiudicarne l’identità determinandone una progressiva alterazione con effetti sull’intera società e sulla coscienza critica della comunità.

L’obiettivo non è pertanto la rivendicazione di posizioni, spazi, istanze che si risolvano essenzialmente in benefici per i docenti ma la sollecitazione di una riflessione e di un’azione in grado di fronteggiare una crisi che investe i fondamenti stessi del sapere e della didattica. I rischi maggiori sono senz’altro costituiti dalla stereotipizzazione, dall’uniformazione e dalla standardizzazione, elementi antitetici alla funzione conoscente e di ricerca proprie di un sapere costruito sulla base di una irrinunciabile consapevolezza critica. Tuttavia si tratta di aspetti che, lungi dal costituire dei rischi estrinseci di degenerazione caratterizzati da episodicità, sembrano essere diventati sempre più degli elementi che compromettono alla radice e in profondità l’insegnamento.

Attraverso mezzi non imperativi dal punto di vista formale ma non per questo meno cogenti dal punto di vista pratico (indicazioni, prassi, linee-guida etc.) vengono introdotti dei modelli che, seppur ispirati a esigenze di razionalità, non sono vivificati dallo spirito critico, dall’analisi e dalla riflessione della comunità dei docenti finendo per trasformarsi in formule, parole d’ordine e infine in dogmi che isteriliscono e impoveriscono la didattica.

E’ constatazione comune che le formalizzazioni e i “nominalismi” introdotti nel sistema di istruzione creano un diaframma rispetto alla dimensione più autentica dell’insegnamento, generano una frattura fra didattica formale e didattica reale, alimentano un irrimediabile senso di estraneità per chi è chiamato ad utilizzare concetti prefabbricati ed eteronomi che, nonostante i migliori propositi, finiscono per avere un effetto negativo sulla stessa comunità discente che pur si propongono di agevolare.

Questa situazione di grande criticità coinvolge in pieno l’utilizzo delle nuove metodologie e strategie didattiche da parte dei docenti, la cui efficacia non può certo rappresentare un presupposto indiscusso alla stregua di un novello dogma, dovendo al contrario essere verificata attraverso l’indispensabile sapere esperienziale e l’esercizio critico della ragione ad opera dei docenti, essi sì formidabili e insostituibili strumenti di validazione che costituiscono un patrimonio culturale “inalienabile” con una indispensabile funzione di salvaguardia della coscienza critica.

Ciò che sembra riscontrarsi nel sistema di istruzione attuale non è pertanto una semplice dialettica tra dimensione discendente ed ascendente tipica di interazioni istituzionali, ma si registrano bensì potenti meccanismi di conformazione, svuotamento di significati e depauperamento della comprensione che mettono in crisi l’identità stessa del docente e della sua funzione.

L’attitudine all’approfondimento, alla ricerca, all’esercizio critico della ragione, che dovrebbe essere la cifra più autentica della dimensione didattica, è continuamente ipotecata da pervasive tendenze alla validazione,  alla certificazione, alla formalizzazione in contrasto con gli aspetti più genuini e fecondi del sapere non soltanto dal punto di vista pratico della conciliazione dei tempi ma anche e soprattutto da quello della logica funzionale veicolata, basata su principi di esecuzione irriflessa e di completa assenza di problematizzazione; se si volesse usare un paradosso si potrebbe dire che si chiede continuamente al sapere di non sapere, generando una continua e insanabile contraddizione. Accade pertanto che esigenze pur legittime di celerità e funzionalizzazione rischiano di trasformare il sapere in un codice comunicativo privo di reale significatività e riflessività.

Le dinamiche in atto tendono infatti a configurare un sapere “definitorio” e ricorsivo, privo delle indispensabili valenze di critica, analisi e ricerca.  Di conseguenza, coloro che, come i docenti, dovrebbero svolgere una funzione costitutivamente e intimamente legata alla libertà creatrice del pensiero e all’esercizio della ragione attraverso un dialogo continuo, fecondo e dotato di capacità trasformatrice, finiscono per essere relegati ad una funzione passiva e inautentica di trasmissione che corrompe e snatura il loro ruolo, ormai completamente depotenziato e neutralizzato e non più in grado di apportare quei benefici così essenziali legati all’attività didattica.

E’ necessario intervenire al più presto per la realizzazione di una inversione di tendenza non più rinviabile tesa al recupero di una rinnovata centralità del ruolo del docente basato sui fondamentali e indisponibili principi di libertà, autonomia e responsabilità poiché è l’autoconsapevolezza dei docenti, coscienti di svolgere una funzione decisiva al servizio della società e per la promozione della comunità discente, il valore fondante su cui edificare un sistema di istruzione sano e responsabile.

Occorre preservare la peculiarità del sapere che, nella sua accezione più preziosa di sforzo volto alla ricerca della consapevolezza critica di sé e della realtà circostante, rappresenta un bene insostituibile, generatore di senso e significati a beneficio dell’intera società. Soltanto in questo modo sarà possibile finalmente una ricollocazione e una riconoscibilità sociale del docente oggi gravemente compromesse eppure così indispensabili per l’esercizio della propria professione sulla base di un rapporto proficuo  e positivo con la comunità.

Urge, pertanto, che la conoscenza e la didattica recuperino le loro intrinseche istanze di innovatività e di ricerca inesausta basata sul dialogo all’interno della comunità dei docenti quale carattere costitutivo ed essenziale, suscitando nuovamente lo “scandalo” necessario alla messa in discussione di tutto ciò che è diventato convenzionale e sclerotizzato e che può essere rinnovato attraverso il potenziale rigenerante del sapere e del confronto continuo.

Gli aspetti di passività, ripetitività, meccanicità che troppo spesso finiscono per connotare la funzione del docente, alterandola fino a corromperla, vanno contrastati ed eliminati dal sistema di istruzione dal momento che è a rischio l’esistenza stessa di una delle funzioni più alte di una comunità consistente nella sua capacità di riflettere criticamente su se stessa e di creare liberamente il proprio sapere.

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