Manganellate agli studenti, la docente: “Chiediamo scusa a questi ragazzi”

“Dobbiamo chiedere scusa ai nostri ragazzi. Non solo se siamo ministri dell’Interno, non solo se siamo questori o poliziotti; ma da insegnanti e da educatori e da genitori. Gli continuiamo a dire che sono apatici, che sono indifferenti, che stanno sempre con la testa china sui social. E quando qualcuno la tira su, quella testa, si becca le manganellate”.
Si tratta dell’intervento di una docente sul quotidiano La Repubblica, che commenta i fatti di Pisa, con la polizia che ha usato la forza nel corso di una manifestazione.
“Non siamo riusciti a proteggere i nostri studenti e i nostri figli da questo strano risveglio nella realtà vera – prosegue – . Loro ci hanno provato, solo alcuni hanno avuto il coraggio e l’ardire. E noi li abbiamo lasciati soli. Dobbiamo chiedere scusa alle poche decine che hanno avuto il coraggio di sfilare. E ai pochissimi che sono rimasti in corteo dopo le prime cariche. Ma dobbiamo chiedere scusa e ringraziare anche coloro che sono scappati alle prime cariche”.
“Già alle 9,40 tre studentesse di seconda superiore, sul Ponte di Mezzo, scappavano, «perché, prof, caricano». Non ci potevo credere: andavo alla manifestazione con 10 minuti di ritardo, dopo un caffè con un’amica, perché «tanto, quale manifestazione parte in orario?» e invece già dopo un quarto d’ora avevano preso le prime botte. Gente di prima e seconda liceo: alcuni, molti, alla loro prima volta, con gli ombrelli aperti sulla testa «perché pioveva, prof». E invece dopo quindici minuti sono stati caricati mentre avevano le mani alzate o a tenere l’ombrello“, continua la prof.
“Ma dobbiamo chiedere scusa a tutti. Ai pochi che hanno preso le botte. Ai tanti che guardavano dalle finestre. Dobbiamo chiedere scusa a questi ragazzi a cui diciamo sempre di svegliarsi e di lottare per le loro idee. A cui propiniamo come modelli Dante, Alfieri, Pasolini dicendo loro di prenderne esempio dal loro coraggio. E poi, una volta che sotto la pioggia, decidono di sfilare per diritti che non sono i loro, ecco che li riportiamo alla realtà con le cariche. Dobbiamo chiedere loro scusa, perché sotto quella pioggia abbiamo davvero perso tutti“, conclude.