Mancano i docenti di sostegno? Due soluzioni: la cattedra mista e permettere specializzazione anche a idonei del V ciclo

Mancano i docenti di sostegno. Mancano i docenti di sostegno specializzati: i nostri lettori propongono due soluzioni: una quella di rilanciare l’idea della cattedra mista, sostegno per alcune ore e su materia per le altre, nonché permettere agli idonei del V ciclo TFA sostegno di seguire il corso, senza attendere lo status di “sovrannumerario del VI ciclo”.
La cattedra mista
Il riferimento normativo per la costituzione della cattedra mista è l’art. 14, c. 2, D. Lgs. n. 66/17, che così recita:
“Per valorizzare le competenze professionali e garantire la piena attuazione del Piano annuale di inclusione, il dirigente scolastico propone ai docenti dell’organico dell’autonomia di svolgere anche attività di sostegno didattico, purché in possesso della specializzazione, in coerenza con quanto previsto dall’articolo 1, commi 5 e 79, della legge 13 luglio del 2015, n. 107”
Una norma che ad oggi non ha trovato ancora piena attuazione nelle norme che regolamentano gli organici, le supplenze e lo statuto giuridico dell’insegnante.
Lasciata un po’ nel dimenticatoio nelle stanze del Ministero, ma sempre presente ai docenti che vedrebbero così valorizzata la loro professionalità, dal momento che si tratterebbe di una scelta volontaria. Il modello di domanda
Si eviterebbe così quella etichetta di “ripiego”, di cui tanto si parla a proposito del sostegno, a causa del numero elevato di posti vacanti che rendono appetibile arrivare in maniera più celere al ruolo, salvo poi chiedere la mobilità su materia dopo i cinque anni obbligatori.
Così scrive una nostra lettrice
Nella mia regione le cattedre miste al 50% purtroppo non esistono, anche se, a mio parere, presentano solo vantaggi, che qui di seguito riassumo; questi sono verificabili concretamente nelle regioni dove le cattedre miste da tempo sono realtà.
Gli insegnanti portano avanti in parallelo due attività che amano e che bene si integrano: insegnare sul sostegno e insegnare su materia; in questo modo vengono limitati significativamente i fenomeni di burnout derivanti dall’attività esclusiva sul sostegno, che porta molti docenti dopo un certo periodo, ad abbandonarla.
Gli studenti con disabilità e le loro famiglie hanno garanzie altissime che l’insegnante che li prende in carico effettivamente li segua per tutto un corso di studi; inoltre un numero rilevante di docenti di sostegno attivi e stabili in una scuola crea “massa critica”, rendendo più trasversali le attività di inclusione.
Infine si liberano spezzoni su materia, che portano a significative disponibilità orarie per utilizzi/assegnazioni su larga scala.
Tutti questi miglioramenti non hanno costi aggiuntivi per il MI.”
Accesso diretto al V ciclo TFA sostegno per idonei
Stanno per concludersi e in qualche caso si sono già concluse le selezioni per il TFA sostegno, che afferisce all’anno accademico 2019/20.
I candidati “idonei”, ossia coloro che hanno superato le prove ma non sono rientrati nel numero dei posti disponibili presso l’Università scelta, hanno due possibilità
- spostarsi in un’altra Università che abbia ancora posti vuoti dopo la selezione, perché il numero dei vincitori non raggiunge il numero dei posti disponibili (vedi ad es. avviso Parma)
- partecipare in qualità di sovrannumerari al VI ciclo TFA sostegno
La prima possibilità è purtroppo molto aleatoria, in quanto i posti “vuoti” non sono mai tanti. La seconda chiede ad aspiranti che magari già lavorano su sostegno senza titolo di attendere ancora un anno per la loro formazione.
Ecco cosa chiedono i nostri lettori