Mancano docenti di sostegno formati, la mamma di un bimbo autistico: “Quest’anno nessuno aveva una formazione specifica per mio figlio. Ci sentiamo abbandonati”

Anche a fine anno scolastico si riscontrano difficoltà per gli alunni con disabilità. Il problema è fra i più noti: mancano insegnanti di sostegno e spesso con formazione specifica per alcuni tipi di disturbi.
Ad esempio riportiamo la storia accaduta a Bologna, dove un bimbo di 7 anni affetto da disturbo dello spettro autistico ha vissuto un’esperienza negativa.
Come riporta Il Corriere di Bologna, i genitori del piccolo hanno inviato una lettera alla scuola elementare di Bologna frequentata dal bimbo protagonista di questa vicenda, ma anche all’Ufficio Scolastico della Regione Emilia-Romagna, al sindaco Matteo Lepore, al Miur e all’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità.
Il problema, riferiscono i genitori, è che all’alunno nessuna figura affidatagli in classe sarebbe risultata adeguatamente formata per applicare il metodo educativo-terapeutico Aba (Applied Behavioural Analysis). Un metodo fondamentale – racconta la mamma – che “stiamo seguendo da anni e che ci ha già dato enormi miglioramenti“.
Il bimbo infatti è stato seguito quest’anno scolastico da due maestri di sostegno e due educatrici. Tuttavia, a quanto pare, nessuno di essi possedeva alcuna competenza nel metodo Aba.
“Non ho nemmeno visto progressi a livello di apprendimento” aggiunge la donna, che a oggi dice di “non sapere ancora con esattezza” cos’abbia fatto suo figlio nell’ultimo anno di scuola.
Poi il caso eclatante è stata la recita di fine anno, a cui “non era presente nessuno del personale che lo assisteva, né gli insegnanti di sostegno né gli educatori” e in quell’occasione l’alunno con disabilità sarebbe rimasto “per tutto il tempo dello spettacolo in disparte accanto al muro dell’aula, mentre i suoi compagni di classe ballavano, recitavano e cantavano in lingua inglese“.
“Ci sentiamo completamente abbandonati dalle istituzioni – aggiunge amareggiata la madre – che ci devono aiutare. Mi sono spesso sentita dire che a scuola non si fa terapia, ma ci si va per imparare. Ma mio figlio ha un modo diverso di imparare. Ha una serie di esigenze diverse a cui gli educatori si devono adeguare e per cui si devono formare. Non è una questione di terapia, ma la verità è che il metodo Aba è universale e si può adattare a tutti i contesti. Quello che oggi chiediamo – conclude – è un cambio di passo da parte della scuola. I tempi per farlo ci sono e spero che già dal prossimo anno si possa avere un approccio differente e ci sia più apertura da parte dell’istituto, perché a rimetterci è un bambino, che se ha con sé le persone giuste ha tantissime capacità di migliorare velocemente“.
I genitori dell’alunno, seguiti dal loro legale, hanno chiesto alla scuola non solo di trovare soluzioni e quindi affiancare il figlio con insegnanti formati per il metodo Aba ma anche di collaborare
Oltre all’affiancamento di personale formato per il metodo Aba, nella lettera inviata, la famiglia chiede alla scuola primaria di collaborare con l’equipe che segue privatamente l’alunno e l’assegnazione di un comunicatore che lo possa aiutare nella sua difficoltà anche a parlare.