Mafie e corruzione in Italia, ruolo Scuola fondamentale per sconfiggerle

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Intervista a Vincenzo Musacchio, Presidente della Scuola di Legalità “don Peppe Diana” di Roma e del Molise e dell’Osservatorio Antimafia del Molise.

Professore cosa si può fare per sconfiggere mafie e corruzione in Italia?

Incomincerei con il dire che ad oggi non mi sembra il contrasto alle mafie sia considerato una priorità nell’azione di governo. Il fenomeno mafioso è sottovalutato in gran parte d’Europa e questo purtroppo succede anche da noi dove però le mafie sono potenti e ben strutturate. I nostri governanti ad ogni livello, da quello nazionale a quello locale, non vogliono comprendere che le mafie non sono un fenomeno emergenziale ma strutturale e ben radicato del nostro Paese. Fanno parte della società civile, della politica, dell’imprenditoria e dell’economia. Ed è proprio nel rapporto con quest’ultima, con il mondo delle professioni, con le istituzioni locali che le mafie fanno affari. Una zona grigia che non è mafia ma che fa affari con la mafia e che è la vera forza del nuovo crimine organizzato. Recidere questi rapporti sarebbe l’inizio di una azione per sconfiggere le mafie. Fin quando in Italia ci sarà chi è disposto a fare affari con le mafie la lotta sarà ardua e difficile da vincere.

La legalità è un buon antidoto al veleno delle mafie e della corruzione?

Certamente si! Io ho un equazione dal risultato pressoché certo: più legalità è uguale a meno mafie e meno corruzione. Il rispetto delle regole conviene sempre e comunque. Più legalità significa migliore qualità della vita per tutti a partire dai più giovani. La legalità però comincia con lo scrivere poche leggi ma chiare e comprensibili a tutti. Se c’è un semaforo ad un incrocio, regolarizzi il traffico, ma se allo stesso incrocio di semafori ne metti tanti scoordinati tra loro si genera il caos. Ecco perché di per se le regole non portano automaticamente a miglioramenti, dipende quale è il loro reale scopo.

Le mafie creano lavoro, è vero?

La forza delle mafie purtroppo ancora oggi si basa sulla capacità di offrire o di apparire offerente di servigi che lo Stato non riesce a garantire. La mafie riescono ad offrire lavoro e lo Stato invece no. Pertanto, non ci libereremo delle mafie se non capiremo che le stesse sfruttano le disuguaglianze sociali.  Fintanto che la mafia risolverà i problemi dei cittadini al posto dello Stato la stessa avrà sempre gioco facile in quel territorio ed in quella società.

Il tema culturale e i giovani possono aiutare in questa battaglia?

Sono almeno trent’anni che giro per le scuole di ogni ordine e grado perché ritengo questa sia un’attività essenziale. Vado nelle scuole a parlare della Costituzione, della legalità e degli uomini che per lottare per il rispetto di questi principi hanno donato a noi la loro vita. Il termine legalità a volte è ambiguo ma quando è associato ad un nome, a una professione e ad un rigore morale comincia a prendere vita e a diventare un comportamento concreto.

Ma a cosa dobbiamo ispirarci quando parliamo di legalità?

Al documento pubblico che ci invidiano in tutto il mondo: la Costituzione repubblicana. Per fare questa opera culturale però bisogna avere una cultura della legalità costituzionale. Così come un bravo docente riesce a far amare ai suoi studenti Leopardi e Dante Alighieri allo stesso modo dovrebbe riuscire a far amare la nostra Carta Costituzionale e i principi in essa contenuti che certamente insegnerebbero come si possa essere dei buoni cittadini pretendendo istituzioni efficienti e una classe politica onesta.

Mafie e corruzione camminano di pari passo?

Mafie e corruzione sono fenomeni diversi che convivono egregiamente poiché entrambe danneggiano la società e soprattutto i più giovani. Le mafie moderne hanno compreso che esiste un arma più potente della polvere da sparo: la corruzione. Dove c’è corruzione, quindi, c’è senza dubbio alcuno anche la mafia. Lotta alla mafia di conseguenza vuol dire lotta vera alla corruzione, all’evasione fiscale, vuol dire un’attenzione maggiore ai giovani e al lavoro, vuol dire politiche per la famiglia, vuol dire creare delle opportunità per le nuove generazioni.

La via maestra qual è allora?

Penso sia la cultura intesa come strumento per avere coscienza e consapevolezza di ciò che viviamo e ci circonda. Ma anche una cultura della legalità rispettosa dei principi costituzionali.  Si fa cultura della legalità se si conosce il fondamento della democrazia: la libertà e la dignità sociale. E’ questo per me il vero fondamento della democrazia. Concordo totalmente con il pensiero del grande Sandro Pertini: “non può esserci libertà senza giustizia sociale e non può esserci giustizia sociale senza libertà”.  Per combattere mafie e corruzione lo Stato dovrebbe rendere la vita dell’uomo semplicemente degna di essere vissuta. Se non perseguiremo perlomeno l’attuazione di questi sacrosanti principi saremo sempre un Paese profondamente mafioso e corrotto.

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