Maestra di Oristano, ricorso respinto: pratiche religiose in classe incompatibili con la laicità della scuola

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La vicenda della maestra di Oristano, sospesa per aver introdotto pratiche religiose nelle sue lezioni, si conclude con la conferma della sanzione da parte del Tribunale del Lavoro.

Come segnala La Nuova Sardegna, la docente, che durante l’anno scolastico 2022-2023 aveva fatto recitare l’Ave Maria ai suoi alunni, li aveva benedetti con l’olio e li aveva coinvolti nella costruzione di rosari durante l’orario scolastico dedicato all’insegnamento dell’italiano, aveva presentato ricorso contro la sospensione di 20 giorni con riduzione dello stipendio. Il ricorso è stato giudicato infondato.

La giudice ha sottolineato come le attività svolte dall’insegnante non rientrino nella libertà di insegnamento, ma costituiscano una violazione dei doveri di un docente di una scuola pubblica, nonché dei principi di laicità dello Stato. Inoltre, tali pratiche sono state considerate lesive del diritto dei genitori di educare i propri figli, sancito dall’articolo 30 della Costituzione.

La sentenza ripercorre l’episodio della benedizione con l’olio, definito dalla maestra come “olio profumato di Nardo”, che alcuni bambini avevano usato per ungersi. In quell’occasione, la docente avrebbe raccontato la storia biblica dell’olio portato a Gesù prima della crocefissione. La difesa dell’insegnante aveva contestato la notifica della sospensione, sostenendo la violazione del diritto di difesa e del contratto collettivo di lavoro, e riconducendo i comportamenti della maestra alla libertà di insegnamento.

Tuttavia, la giudice ha rigettato tali argomentazioni, confermando la legittimità della sanzione e ribadendo che l’insegnante ha “ripetutamente posto in essere pratiche di culto estranee all’esercizio della funzione docente”, in contrasto anche con l’insegnamento della religione cattolica, regolarmente impartito da un altro docente nello stesso istituto.

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