Maestra condannata, la Lega chiede ispezione alla ministra della Giustizia: “Non sia garantita impunità ai comportamenti maleducati degli alunni”

La Lega difende la maestra elementare condannata dal tribunale di Parma per “abuso di mezzi di correzione” e si appella alla Regione di Stefano Bonaccini.
Il caso è quello della supplente di Fornovo che aveva sgridato i bambini che avevano imbrattato i bagni della scuola con le feci.
L’episodio, accaduto quattro anni fa, ha portato ad una denuncia nei confronti della maestra ad opera di alcuni genitori e nei giorni scorsi è arrivata la condanna in primo grado. Ma la Lega non si arrende e interpella Regione e Governo.
In viale Aldo Moro sono i consiglieri della Lega parmense Fabio Rainieri ed Emiliano Occhi a chiedere una presa di posizione della Regione: la giunta dica, è il loro appello, “se concorda che da tale vicenda esca il messaggio negativo che agli studenti delle scuole sia sempre comunque garantita l’impunità per i loro comportamenti maleducati e riprovevoli, oltre che di forte ridimensionamento dell’autorevolezza delle figure docenti nelle scuole”.
Rainieri e Occhi chiedono inoltre alla squadra Bonaccini “se ritiene che sia corretto da parte delle competenti istituzioni scolastiche avviare le procedure per rilevare la ‘culpa in educando’ da parte dei genitori o dei tutori quando nelle scuole gli studenti commettono atti di grave maleducazione e/o danneggiamenti”.
I leghisti, infine, chiedono “se e con quali iniziative la Regione ritiene di intervenire per sostenere che nelle forme consentite dalle leggi siano garantiti nelle scuole dell’Emilia-Romagna adeguati livelli di educazione da parte degli studenti e puniti i responsabili di atti riprovevoli”.
I senatori parmigiani Maurizio Campari e Gabriella Saponara hanno firmato una interrogazione al ministro della Giustizia Marta Cartabia per chiedere “se intenda avviare un’ispezione per accertare i motivi che hanno portato un giudice a comminare una condanna ignorando la richiesta di assoluzione del pubblico ministero perché ‘il fatto non sussiste'”.
I leghisti si rivolgono anche al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi “per metterlo al corrente dell’ingerenza di alcuni genitori nell’attività di formazione degli studenti”.
“Ci chiediamo sulla base di quali convinzioni o norme il giudice ha invece ritenuto, nonostante il parere contrario della pubblica accusa, di condannare l’insegnante a quasi due mesi di reclusione, con la sospensione condizionale, per abuso di mezzi di correzione. Una decisione assurda – affermano i leghisti – come assurda è stata la decisione di alcuni genitori di denunciare l’insegnante per aver impartito ai loro figli quella lezione di educazione che evidentemente alcuni di loro non avevano ricevuto a casa. Entrambi segnali negativi sullo stato della Giustizia e del sistema scolastico di questo Paese, su cui è importante fare chiarezza”.