L’Università di Messina dopo i femminicidi di Lorena e Sara. Spatari: “Nuovi protocolli e canali anonimato. Non siete sole”. INTERVISTA

A novembre 2023, la professoressa Giovanna Spatari è diventata la prima donna Rettrice dell’Università di Messina. Il suo incarico per il sessennio 2023-2029 segue ad una serie d’importanti incarichi e ruoli svolti all’interno dell’Ateneo, sempre impegnata nelle politiche di genere, del welfare e del lavoro.
Dal 2020 al 2023 è stata Prorettrice al welfare e politiche di genere all’interno dell’Ateneo di Messina, dal 2005 al 2007 ha presieduto il CPO – Comitato Pari Opportunità, dal 2014 al 2016 è stata vicepresidente del CUG, il Comitato Unico di Garanzia dell’Ateneo peloritano.
Sono diversi gli incarichi in atto della professoressa Spatari che attestano la sua qualificazione tecnico-scientifica. Tra questi, i ruoli come componente della Commissione Consultiva Permanente per la Salute e sicurezza sul lavoro istituita al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, e il ruolo di componente del Tavolo tecnico per lo Studio delle criticità emergenti dall’attuazione del regolamento dell’assistenza ospedaliera.
Attualmente è delegata ai temi di genere della Federazione Italiana Società Mediche (FISM) e referente regionale dell’Osservatorio Nazionale sulla salute delle donne (ONDA), presiede la Società Italiana di Medicina del Lavoro (SIML) ed è direttrice del O.A.I. dei Servizi presso l’AOU “G. Martino” di Messina.
La professoressa Spatari è membro attivo di diversi gruppi di ricerca, e autrice di oltre 120 pubblicazioni scientifiche inerenti la medicina del lavoro edite in riviste a carattere nazionale ed internazionale.
Nel novembre 2023 è diventata la prima donna Rettrice dell’Università di Messina in 475 anni di storia. Recentemente due spiacevoli avvenimenti hanno coinvolto il suo Ateneo: l’uccisione delle studentesse Sara Campanella, circa due settimane fa, e l’uccisione di Lorena Quaranta, cinque anni fa.
Due vicende, come quelle di tante altre donne vittime di femminicidio, e di violenza di genere, che hanno scosso profondamente l’opinione pubblica, e ci invitano seriamente a riflettere su questo triste fenomeno. La professoressa Spatari ha accolto così un’intervista a OrizzonteScuola.
Nel frattempo il presidente della Regione Renato Schifani ha istituito una borsa di studio da 10mila euro in memoria di Sara Campanella, destinata a studentesse e studenti dell’Università di Messina iscritti ai corsi di studio delle Professioni sanitarie. La norma è contenuta nella manovra da 49,7 milioni di euro approvata oggi (14 aprile) dalla Giunta regionale siciliana.
Quali sono e saranno le azioni messe in campo dalla sua Università in merito al fenomeno della violenza di genere?
“L’Università di Messina sente profondamente la responsabilità non solo di formare, ma anche di prendersi cura della propria comunità studentesca. Dopo il femminicidio di Sara Campanella, nostra brillante studentessa all’ultimo anno di Tecniche di laboratorio biomedico, stiamo vivendo un momento collettivo di lutto e riflessione, che ci spinge a mettere in atto nuove azioni concrete”, risponde la Rettrice Spatari.
“Il nostro servizio di counseling psicologico ha già da tempo implementato i servizi con l’ampliamento dei punti di ascolto anche grazie all’ausilio degli specializzandi in Psicologia della Salute e con personale formato specificamente sulle dinamiche della violenza di genere, del disagio emotivo e relazionale. Vogliamo che ogni studentessa e ogni studente possa avere un punto di riferimento sicuro e facilmente accessibile perché è fondamentale che le Università forniscano un ambiente sano in cui gli studenti possano affrontare i problemi psicologici con successo e ricevere il supporto necessario”, continua la Rettrice.
“È però nostra intenzione rafforzare i canali di segnalazione anonima, con piattaforme digitali e strumenti di ascolto che garantiscano la massima riservatezza e la possibilità di intervenire tempestivamente, anche in collaborazione con le autorità competenti e i centri antiviolenza del territorio. La prevenzione passa dall’ascolto, dalla fiducia e dalla rete. Per questo, intendiamo firmare nuovi protocolli con associazioni, ASL e forze dell’ordine, per costruire un’alleanza stabile e trasversale contro la violenza”, dice Spatari.
Cinque anni fa l’omicidio di Lorena Quaranta, due settimane fa, Sara Campanella. Le ragazze e i ragazzi di oggi, secondo lei, come vedono il presente e il futuro? Come vedono e vivono l’Università e il percorso professionale di studi e il lavoro?
“Lorena, come Sara, rappresentano ciò che i nostri studenti e le nostre studentesse sognano: realizzazione, autonomia, possibilità. Ma la realtà spesso è più dura dei sogni, soprattutto per le donne, che ancora oggi devono confrontarsi con ostacoli invisibili, con modelli culturali retrivi e con violenze troppo spesso sottovalutate”, risponde Spatari.
I giovani vivono un’epoca piena di contraddizioni. Da un lato, hanno una consapevolezza nuova, una sensibilità diffusa verso i temi della giustizia sociale, dei diritti, della salute mentale. Dall’altro, avvertono l’instabilità, l’incertezza, la fragilità delle prospettive lavorative e personali. Come Università, abbiamo il dovere di rafforzare la loro fiducia nel futuro, rendendo i percorsi di studio non solo formativi, ma anche orientati alla crescita umana e civile, e al loro ingresso consapevole nel mondo del lavoro”, dice Spatari.
La vostra è un’Istituzione aperta al territorio e in che modo?
“Si, profondamente. L’Università di Messina non si percepisce come un corpo separato, ma come una comunità integrata nel tessuto sociale del territorio. Promuoviamo costantemente iniziative pubbliche, seminari, incontri con le scuole, con le amministrazioni locali, con il terzo settore. Penso sia importante dar vita a presìdi territoriali in grado di far fronte alle richieste di aiuto che possono provenire dalle nostre studentesse e dai nostri studenti, in collaborazione con enti locali e associazioni, con l’obiettivo di portare la cultura del rispetto e dell’uguaglianza anche fuori dai confini accademici. La violenza di genere non si combatte solo dentro le aule: va contrastata con l’educazione, la consapevolezza e il cambiamento culturale, che coinvolge famiglie, istituzioni e comunità”, risponde la Rettrice.
Sembra esserci un filo rosso che collega questi femminicidi: le ambizioni professionali e umane di queste giovani donne. Lei come prima donna Rettrice a Messina, cosa si sente di dire alle giovani studentesse, professioniste, giovani educatrici o leader educative?
“Mi sento di dire: non abbiate paura di essere libere, non rinunciate mai a voi stesse. Le vite di Lorena e Sara ci parlano di talento, determinazione, sogni. È inaccettabile che l’ambizione e l’autonomia possano diventare, ancora oggi, un ‘pericolo’ per chi le esprime. È qui che una cultura ancorata a stereotipi del passato mostra il suo volto più violento: nel voler punire la libertà femminile. Alle nostre studentesse dico: l’Università è la vostra casa. Non siete sole. E non dovete sentirvi in colpa per il desiderio di crescere, di costruirvi una carriera, di essere protagoniste. Siate fiere di voi, e sappiate che il vostro cammino è anche il nostro impegno”, risponde la Rettrice Spatari.
Prima della nomina di Rettrice sono stati diversi i ruoli e gli ambiti nei quali lei ha operato: medicina del lavoro, tematiche connesse alla violenza di genere, tutela della salute delle donne nei luoghi di lavoro. Rispetto alle pari opportunità, oggi in Italia, e in Sicilia, a che punto siamo?
“Siamo a un punto di svolta, ma non possiamo illuderci che il cammino sia finito. Le pari opportunità sono ancora, troppo spesso, opportunità teoriche. Le donne in Sicilia e nel Sud faticano a entrare nel mondo del lavoro, a restarci, ad accedere a ruoli di vertice. I dati sulla disoccupazione femminile, sulla maternità come fattore discriminante, sulla violenza nei luoghi di lavoro, parlano chiaro. Nel mio percorso, ho avuto modo di constatare quanto sia necessario integrare le politiche sanitarie, formative e culturali per una vera parità. Non bastano le norme, serve un cambiamento strutturale nei luoghi di studio, di lavoro, di cura. Come Rettrice, il mio impegno sarà costante su questo fronte, con azioni mirate, monitoraggio continuo e soprattutto con l’ascolto delle donne, delle loro esperienze e delle loro esigenze reali”, conclude la Rettrice.