Luigi Sofia, docente precario in lotta per i propri diritti: “Questo è l’unico lavoro che avrei voluto fare. Non ci accontenteremo delle brioches mentre tutto va a rotoli”
Luigi Sofia, 31 anni, è un docente di lettere che da cinque anni insegna con contratti a termine. La sua ultima esperienza è stata in un istituto comprensivo in Toscana, ma ora si trova senza incarichi. Sofia, adesso, è diventato un attivista per i diritti dei precari, organizzando proteste e coordinamenti locali per denunciare l’ingiustizia del sistema.
“Quel che succede è un accanimento sulla pelle dei precari della scuola”, afferma Sofia a La Stampa. In questi anni, ha vissuto un percorso travagliato, passando da incarichi temporanei a concorsi pubblici, senza mai ottenere una stabilità lavorativa. Ha partecipato al concorso del 2020 senza successo e, nonostante abbia superato le prove del concorso Pnrr 2023, lamenta la mancanza di trasparenza nelle graduatorie degli idonei.
Sofia e molti altri precari chiedono una graduatoria a scorrimento, simile a quella di altri concorsi della pubblica amministrazione, per garantire trasparenza e giustizia. “Non vogliamo ripartire sempre da zero”, sottolinea Sofia, criticando il sistema attuale che considera l’esperienza di insegnamento meno rilevante rispetto ai crediti formativi universitari.
Il docente esprime il suo rifiuto verso il nuovo concorso Pnrr di novembre, definendolo una “lotteria”. Sofia si fa portavoce di molti precari storici, chiedendo che l’esperienza acquisita negli anni venga valorizzata adeguatamente. “È il paese alla rovescia, delle grandi ipocrisie”, afferma con amarezza.
Nonostante le difficoltà, Sofia non rinnega la sua scelta di insegnare. “Questo è l’unico lavoro che avrei voluto fare”, dichiara, sottolineando la sua vocazione a lavorare con gli studenti.
Sofia conclude con un appello accorato: “Non possiamo accettare la continua svalutazione delle nostre vite professionali. Noi siamo cuori, siamo esperienze, siamo mani che costruiscono futuro”. La sua battaglia non è solo per i precari, ma per un sistema educativo che rispetti chi lo costruisce con dedizione e sacrificio. “Non ci accontenteremo delle brioches mentre tutto va a rotoli”, conclude, esprimendo la determinazione a lottare per un cambiamento reale.