Lucattini: “Scuola fortemente burocratizzata, prove Invalsi sintomo di una mentalità contabile dell’istruzione. Così non va”

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La transizione post-pandemica non ha risparmiato il sistema educativo, e con il rientro a scuola calendarizzato a breve, molti studenti, in particolare gli adolescenti, potrebbero trovarsi di fronte a un anno scolastico particolarmente impegnativo.

A lanciare l’allarme è la psicoanalista Adelia Lucattini, membro della Società Psicoanalitica Italiana.

La causa principale di questa situazione? Il lockdown e la didattica a distanza (DAD). Molti ragazzi hanno trascorso mesi chiusi in casa, lontani dai loro coetanei, privati delle interazioni sociali quotidiane che sono fondamentali per la loro crescita. Questa nuova “normalità” ha reso la scuola meno attraente e, in alcuni casi, persino spaventosa.

Un’osservazione riportata su Agenparl sottolinea come, nonostante la rivoluzione indotta dalla pandemia, le scuole sembrano voler tornare a modalità pre-pandemiche, ignorando le necessità e le preoccupazioni degli studenti. La scuola si presenta come “fortemente burocratizzata”, con una crescente dipendenza dal registro elettronico e una maggiore attenzione alle questioni amministrative piuttosto che ai contenuti. È emblematico il ritorno dei test Invalsi, che sottolinea la predominanza di una mentalità contabile nel mondo dell’istruzione.

Tale contesto pone le materie scolastiche in una luce meno centrata sul vero apprendimento e più su numeri e percentuali. La didattica sembra aver preso un passo indietro, e il sistema scolastico, nella sua attuale configurazione, appare “arretrato”.

Lucattini fa un appello: anziché ignorare gli eventi traumatici indotti dalla pandemia, le scuole dovrebbero elaborarli. È essenziale affrontare queste sfide, non rimuoverle. Una riflessione sull’importanza degli insegnanti nel processo di guarigione e apprendimento è altrettanto cruciale. Molti di loro non hanno ricevuto il supporto necessario per gestire le sfide professionali e personali create dalla pandemia, come evidenziato dall’assenza di iniziative come i gruppi Balint.

Il rientro a scuola post-lockdown, dunque, non è solo una questione di riaprire le aule, ma di garantire che studenti e insegnanti siano dotati delle risorse e del supporto necessario per affrontare un nuovo anno scolastico in un mondo post-pandemico.

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