Luca Marinelli: “Bocciato due volte, ma vieterei la bocciatura. Ero uno studente curioso, ma la scuola non mi ha stimolato”

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Luca Marinelli, protagonista della serie M – Il Figlio del Secolo, riflette sulla sua interpretazione di Benito Mussolini e sull’importanza dell’istruzione.

In un’intervista a La Stampa, l’attore, dichiaratamente antifascista, racconta il disagio provato nell’interpretare il dittatore e la reazione critica della nonna, fervente antifascista. “Sospendere il giudizio è stato necessario dal punto di vista artistico”, spiega Marinelli, sottolineando l’importanza di rappresentare Mussolini come un essere umano, responsabile delle sue scelte.

Il peso della storia e l’importanza del ricordo

Marinelli sottolinea la responsabilità di interpretare un personaggio storico come Mussolini, e l’importanza di fare i conti con il passato. “Come Paese non lo abbiamo ancora fatto”, afferma l’attore. Ricorda l’impatto emotivo della trasformazione fisica e la consapevolezza della propria ignoranza sulla storia del fascismo. “A scuola non ci siamo soffermati abbastanza”, ammette, ribadendo l’importanza dell’istruzione e dell’approfondimento.

Da studente bocciato a star del cinema

L’attore auspica un maggiore investimento nell’istruzione, in un Paese che, a suo parere, non dedica sufficienti risorse al settore. Marinelli racconta l’esperienza di un’anteprima della serie con 500 studenti romani, definendoli “più presenti di quanto fossi io alla loro età”. Infine, Marinelli riflette sulla sua esperienza scolastica, da studente bocciato due volte, e critica la pratica della bocciatura, auspicando una maggiore corresponsabilità tra studenti, insegnanti e scuola: “Sono stato bocciato due volte, quello della scuola è stato un periodo particolare, diciamo che la mia strada l’ho trovata dopo, pian piano. Ero un ragazzo curioso come tanti, che forse andava semplicemente stimolato. Comunque essere bocciato non è una cosa bella, anzi, io quasi la vieterei, perché, secondo me, c’è una sorta di corresponsabilità. Non è solo il ragazzo che non va bene, ma forse anche chi insegna, la scuola, l’ambiente”.

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