L’ottimismo e le linee programmatiche del ministro Valditara. Lettera
Inviata da Enrico Maranzana – Il ministro Giuseppe Valditara ha illustrato le linee programmatiche del suo dicastero, tra cui “arrivare a riscrivere il Testo Unico del 1994”. Si tratta di un’iniziativa utile per superare “la stratificazione legislativa … e riordinare una materia complessa” ma, al contempo, è da inquadrare nella pluriennale elusione del mandato esecutivo: attuare la volontà del parlamento.
Può essere utile ricordare che un testo unico è un’organica raccolta delle norme riguardanti una materia che, nel caso dell’istruzione, ha come fondamento i decreti delegati del 1974. Le loro direttive sono principalmente due: introdurre la cultura sistemica e superare l’obsoleto modello scolastico fondato sulla trasmissione delle conoscenze; la nuova finalizzazione della scuola, conforme a un ambiente in rapida e imprevedibile evoluzione, è la piena formazione dei giovani e la loro educazione, da intendere in senso maieutico.
Un cambiamento che il mondo della scuola ha rifiutato, come appare dagli organigrammi visibili in rete (si veda: “Quale formazione per il dirigente scolastico?”). Anche la classe politica ha cercato di contrastarlo, senza riuscirvi. Emblematica è la presentazione della proposta di legge 953/2008, la piattaforma ideologica della legge 107/2015, la cosiddetta buona scuola: “La riforma degli organi collegiali della scuola degli anni settanta ha cercato di superare il centralismo dello Stato, ma ha mostrato, quasi subito, tutti i suoi limiti. I poteri riconosciuti agli organi collegiali sono stati di fatto esautorati dall’eccessivo
formalismo centralistico e dalla limitatezza delle risorse, e ciò ha determinato una continua deresponsabilizzazione della componente dei genitori e l’affievolirsi della loro partecipazione”. Si tratta di un’impostazione astratta, filosofica, viziata dall’assenza del controllo sull’applicazione delle norme.
Si può pertanto auspicare che la riscrittura del TU del 94 non miri solo alla sintesi normativa, ma sia propedeutica alla rivoluzione formativa, che il mondo contemporaneo esige.