Lorenzoni: traccia storia a maturità serve a poco; rivedere l’insegnamento

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Con un editoriale a firma di Franco Lorenzoni, Repubblica.it propone una sua riflessione sull’eliminazione della traccia di storia dall’esame di maturità.

Nell’articolo sul quotidiano diretto da Carlo Verdelli, alla vigilia dell’esame di Stato, il maestro scrittore ricorda l’appello firmato da oltre mille professori e intellettuali affinché non si dimentichi il passato. Soprattutto riporta la domanda di un alunno a un suo docente: “Perché dovrei studiare il passato se io vivrò nel futuro?”

Lorenzoni menziona un altro dato importante: da dieci anni, oltre il 97% dei ragazzi non sceglie la traccia storica all’esame di maturità. Sulla base di questa prova, arriva la considerazione che la protesta per l’abolizione della traccia di maturità ha un valore simbolico. Fa notare che se anche fosse reintrodotta, questo non risolverebbe il problema che consiste invece in una riflessione sulla formazione degli insegnanti e sul funzionamento di scuole e università.

Infatti, come ricordato dal ministro Bussetti, la scomparsa della traccia di storia alla maturità non significa la scomparsa della tematica storica che dovrà essere trasversale a tutte le tracce. 

Il ragionamento di Lorenzoni ruota sullo svuotamento di conoscenza e quindi di significato di date storiche, come quelle del 25 aprile e del 2 giugno, non più sentite né dai bambini, né dai ragazzi ormai privi anche della memoria storica tramandata dai racconti familiari. Spesso tale narrazione non è più considerata oggetto di educazione addirittura dai genitori dell’ultimo trentennio.

Il “je accuse” di Lorenzoni non risparmia neanche l’impostazione della storia nei libri di testo carenti, a suo dire, di un intreccio fra storia ed espressioni artistiche, architettoniche, linguistiche, economiche, eccetera.

Come è possibile – si domanda Lorenzoni – ad esempio, comprendere il ‘900 senza conoscere qualche rudimento di storia della fisica e aver inteso la portata della rivoluzione di Kandinsky?”

Addirittura nelle università, luogo di formazione dei futuri docenti, la storia non ha il dibattito storiografico svolto negli ultimi decenni. Dopo una lunga serie di considerazioni, Lorenzoni racconta alcuni episodi personali che evidenziano come i bambini siano attirati da molte curiosità che la storia presenta, come quella che Erodoto era figlio di una greca e di un persiano. E proprio a Erodoto un’altra bambina ha scritto una lettera a fine anno. “Quando la storia diventa luogo di connessioni inaspettate – conclude Lorenzoni – apre la mente e non può non appassionare ragazze e ragazzi“.

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