La Logistica: un indirizzo nuovo per i Tecnici sotto lo sguardo delle industrie

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Giulia Boffa – La logistica è entrata a far parte degli indirizzi di studio degli istituti tecnici dalla riforma Gelmini nel 2010, e, dalla Lombardia alla Toscana, dall’Emilia-Romagna al Veneto, negli ultimi tre anni, c’è stata una costante attenzione a questo indirizzo.

Giulia Boffa – La logistica è entrata a far parte degli indirizzi di studio degli istituti tecnici dalla riforma Gelmini nel 2010, e, dalla Lombardia alla Toscana, dall’Emilia-Romagna al Veneto, negli ultimi tre anni, c’è stata una costante attenzione a questo indirizzo.

 
Non sono ancora tanti gli istituti che hanno aperto l’indirizzo, ma quello che è importante sottolineare è l’attenzione che le industrie stanno progressivamente incrementando nei confronti di queste scuole.
 
Fino a pochi anni fa, un percorso scolastico in questo campo era previsto soltanto per le mansioni dirigenziali: solo la laurea in ingegneria gestionale o in economia. oggi, invece, scuole come l’Ettore Conti di Milano ricevono inviti da parte delle aziende per aspitare gli studenti a seguire stages presso di loro, come nel caso della Effepierre, piccola impresa con sede fuori città che coordina spedizioni terrestri in tutta Europa, dal Pvc a prodotti a temperatura controllata come farmaci o pastasciutta congelata. La soddisfazione di questo scambio è reciproca, tanto che la scuola accetta anche qualche consiglio per aggiustamenti sul programma. 
 
Altri istituti hanno deciso di percorrere la stessa strada, come a Piacenza gli istituti ISII Marconi e IIS Romagnosi e il Meucci a Firenze, che apre la strada a questo indirizzo anche nel Centro-Nord.
 
In totale gli istituti sono 14, la metà si trova nel Nord-Est, ma il vice presidente di Ailog, Associazione italiana di logistica, vede nel settore un possibile fattore di sviluppo per contrastare la crisi, potendosi allargare a molti mercati: “Sebbene legato agli andamenti economici e ai consumi interni, il settore sa muoversi in controcorrente, soprattutto per chi riesce ad aprirsi verso l’estero. L’ottica è sempre più internazionale: se c’è un calo degli affari in Europa ma la Cina cresce dell’8%, la logistica avrà maggiori capacità di resistenza rispetto ad altri comparti. È anche vero che gli operatori più piccoli, il cui unico orizzonte è l’Italia, restano invece più vulnerabili”.

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