Lo storico Gianni Oliva: “Il 9 in condotta legittima l’aggressione alla docente, non diamo agli studenti la licenza d’impunità”

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La recente scelta dell’Itis Marchesini di Rovigo di valutare con il 9 in condotta gli studenti che hanno sparato pallini di gomma a un’insegnante e diffuso il video sui social, ha sollevato numerose critiche e dubbi. In un articolo apparso su La Stampa del 25 giugno, lo storico Gianni Oliva analizza il significato e le conseguenze di questa scelta, che rappresenta un messaggio diseducativo per i giovani.

Il voto di condotta, in generale, dovrebbe premiare la partecipazione attiva alle lezioni, la capacità di lavorare in gruppo, l’attitudine a esercitare la leadership senza essere invasivi. Tuttavia, spesso viene utilizzato per premiare il silenzio dei timidi e il “secchionismo” passivo di chi non copia e non fa copiare. In questo caso specifico, la valutazione con il 9 in condotta dei bulli rappresenta una legittimazione dell’offesa e un messaggio fuorviante per gli studenti.

Il fatto che il voto finale venga attribuito dal consiglio di classe, che si riunisce come “collegio perfetto” con la presenza di tutti i docenti e del dirigente (o suo delegato), rende la decisione ancora più grave. Non si tratta infatti di una valutazione individuale, ma di una decisione collettiva, frutto di un confronto e di una condivisione. Questo rende ancora più importante l’attribuzione del voto con serietà, tenendo conto del comportamento nel corso dell’intero anno e sanzionando i fatti più gravi.

Inoltre, la scelta di valutare con il 9 in condotta gli studenti che hanno commesso un atto di bullismo, va contro i messaggi contro il bullismo che vengono diffusi a livello nazionale. La legittimazione dell’offesa rappresenta infatti un messaggio diseducativo per i giovani, che potrebbero interpretare il fatto come una debolezza dell’istituzione di fronte al sopruso.

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