Lo storico dell’arte Montanari: “I musei lavorino più con le scuole che con i turisti. Occorre garantire accesso gratuito, basta tagliare le spese militari”
Secondo Tomaso Montanari, storico dell’arte, saggista e rettore dell’Università per stranieri di Siena, “visitiamo i musei per il posto che occupano nell’immaginario collettivo, nelle guide turistiche e nei pacchetti venduti dalle agenzie”.
Quando si parla di musei e cultura, emergono due visioni contrastanti. La prima considera i beni culturali principalmente come un asset economico, generatore di ricchezza. La seconda, più idealistica, sottolinea il valore della cultura in sé stessa e la sua necessità per il progresso spirituale della società.
A Fortune Italia, Montanari commenta che le classifiche forniscono dati quantitativi, ma poco o nulla dicono sulla qualità dell’esperienza: “È certamente positivo che le persone visitino i musei, ma dovremmo chiederci in che condizioni e cosa rimane loro di quell’esperienza. Si soffermano davanti alle opere d’arte o pagano un biglietto solo per poter dire di aver visto un quadro famoso?”
“Con la cultura non si mangia” è un’affermazione infelice che ha avuto un’enorme eco mediatica. Secondo Montanari, la questione è mal posta. Alla fine della giornata, dopo aver soddisfatto il bisogno di cibo, la vita ha ancora bisogno di un senso. Non solo di pane vive l’uomo, come afferma il Vangelo. Mangiare è necessario e sacrosanto, ma se tutto si riduce a colmare un vuoto nello stomaco, mancherà sempre qualcosa. La nostra Costituzione parla del progresso materiale e spirituale della società. E sì, con la cultura si può “mangiare”, ma la questione è chi ne beneficia. Sicuramente non i lavoratori precari o lo Stato, ma i privati.
“Insegniamo la storia dell’arte a tutti i livelli – esorta Montanari –I musei dovrebbero lavorare più con le scuole che con i turisti. Poi servirebbe una mossa coraggiosa: garantire l’accesso gratuito ai musei, come già avviene in molti Paesi del mondo. Basterebbe tagliare un giorno di spesa militare”