Lo sciopero. Questo vecchio in pensione. Lettera
Inviata da Diego Pizzorno – «Minorati psicofisici» (così, a dispetto dei ghirigori, recitano i contratti di lavoro dei docenti di sostegno), certificazioni BES e DSA. In queste forme transita la gloria della scuola italiana, dove no, quei «minorati» non possono stare per ovvie ragioni di buon senso; e dove neppure si possono accettare affievolimenti della capacità dell’istituzione scolastica d’essere tale. Non un rispettabilissimo centro per «minorati».
E spiace constatare come la stragrande maggioranza dei colleghi non protesti quanto dovrebbe, pure convinta che la mongolfiera scuola stia cascando a terra. Per carità, sono anch’io del numero, se non altro perché un precario – mi sia concesso – non può permettersi certe licenze. Specialmente se in solitudine, e specialmente se, come pare, non sembrano più contemplati alcuni diritti divenuti nel tempo scabrose licenziosità.
Intendiamoci: oggi ho aderito in piena libertà a uno sciopero regolarmente indetto, e le cui ragioni mi riguardano da vicino, trattandosi di materia che dovrebbe in qualche modo agevolare noi pencolanti docenti. Ma, se i tempi dei picchetti e delle intimidazioni sono finiti, ecco che un’altra magagna ideologica minaccia il diritto a scioperare: magari con una tempesta di richieste su cosa s’è permesso di fare il reprobo.
Lo sciopero, questa anticaglia marcescente alla prova dell’inclusione indiscriminata: un culto che spadroneggia in molte scuole, e che – in pochi lo sanno – in piena pandemia ha costretto numerosi docenti di sostegno a lavorare in presenza, come se “un ragazzo 104” (così il burocratichese informale) non potesse contagiarsi e a sua volta contagiare. Ma in Italia gli atteggiamenti delle minoranze vocianti sembrano destinati a prendere – adesso più o meno involontariamente, e per fortuna senza violenza, quanto meno fisica – la piega dell’intimidazione fascista; e questa volta nel senso più strettamente etimologico del termine, dal momento che – è noto – fu il Regime fascista a vietare gli scioperi.
E che ne è della Costituzione, sempre tirata per la giacchetta, con il suo articolo 40 che sancisce il diritto allo sciopero
collettivo? Nulla, nella mentalità comune. Però sarà bene precisare che, per quanto questo sciopero si risolverà probabilmente in una voragine nell’acqua, io non sono stato uno scioperato. Se non altro perché ho perso una giornata di retribuzione. E senza manco allungare il fine settimana.