L’Italia viene eliminata dagli Europei. Il dibattito sui social chiama in causa anche l’educazione motoria a scuola: è il vero tallone d’Achille dello sport italiano?
L’eliminazione dell’Italia agli Europei 2024 per mano della Svizzera (2-0 a Berlino) ha scatenato una serie di dibattiti e analisi sulle cause di questo insuccesso.
Tra le varie ipotesi, è emersa, addirittura, quella che attribuisce la responsabilità alla presunta scarsa attenzione dedicata all’educazione motoria nelle scuole italiane. Tuttavia, questa tesi appare infondata e fuorviante, poiché non tiene conto della complessità del problema e del ruolo cruciale svolto dagli insegnanti.
L’educazione motoria in Europa: un quadro comune
È importante sottolineare che l’educazione motoria è riconosciuta come fondamentale in tutta Europa, essendo parte integrante dei curricoli scolastici e obbligatoria sia nella scuola primaria che secondaria di primo grado. I vari paesi europei, inoltre, promuovono l’attività fisica e lo sport come strumenti per un sano utilizzo del tempo libero.
Le strategie nazionali per l’educazione motoria mirano a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza dell’attività fisica e sportiva nel corso della vita. Tali strategie, spesso frutto di collaborazioni tra istituzioni, associazioni sportive, docenti, studenti e genitori, comprendono riforme dei curricoli, supporto agli insegnanti e revisione dei finanziamenti.
L’importanza degli insegnanti
Gli insegnanti di educazione motoria, in realtà, svolgono un ruolo fondamentale nel tradurre le finalità politiche in pratiche didattiche efficaci. Non si tratta solo di insegnare attività sportive, ma di promuovere uno stile di vita sano, motivare i giovani all’esercizio fisico e coinvolgerli in diverse discipline.
La formazione degli insegnanti di educazione motoria varia a seconda del livello scolastico. Nella scuola primaria, la materia può essere insegnata da docenti generalisti, specialisti o da entrambi, a seconda dell’autonomia e della disponibilità di personale della scuola. Nella scuola secondaria di primo grado, invece, gli insegnanti tendono a essere specialisti della materia.
Scarsa educazione motoria in Italia?
Alla luce di quanto detto, appare evidente che l’eliminazione dell’Italia agli Europei 2024 non può essere attribuita alla presunta mancanza di educazione motoria nelle scuole. L’Italia, come gli altri paesi europei, riconosce l’importanza di questa materia e la include nei programmi scolastici.
Il problema, semmai, potrebbe risiedere nella formazione e nel supporto offerto agli insegnanti di educazione motoria. È fondamentale investire nella formazione continua di questi professionisti, fornendo loro gli strumenti e le competenze necessarie per svolgere al meglio il loro ruolo.
Educazione motoria nella scuola primaria
Nonostante la novità riguardo l’insegnamento dell’educazione motoria nella scuola primaria (legge n. 234/2021), con due ore settimanali obbligatorie affidate a docenti specialisti, la situazione italiana appare ancora lontana dagli standard europei.
Un confronto con altri paesi europei rivela un divario significativo nel numero di ore dedicate all’educazione motoria: mentre in Francia l’orario minimo annuo si attesta sulle 100 ore nella scuola primaria, in Italia i bambini ne ricevono molte meno, anche considerando le due ore aggiuntive introdotte dalla legge 234/2021.
Tale disparità non riguarda solo la scuola primaria: nella scuola secondaria di primo e secondo grado, le ore obbligatorie di Scienze Motorie in Italia sono in media 66 all’anno, contro le circa 100 ore di paesi come Francia, Austria e Germania.
La legge 234/2021 rappresenta sicuramente un passo avanti, riconoscendo l’importanza dell’educazione motoria e introducendo docenti specializzati nella scuola primaria. Tuttavia, il divario con gli altri paesi europei rimane ampio.
Il problema è più complesso e richiede un’analisi approfondita delle politiche educative e sportive del paese. Sarebbe più utile concentrarsi sul ruolo degli insegnanti di educazione motoria, investendo nella loro formazione e supportandoli nel loro lavoro. Solo così si potrà garantire una formazione sportiva adeguata ai giovani e, forse, ottenere migliori risultati nelle competizioni internazionali.