L’Italia investe 50 milioni di euro per attrarre i cervelli in fuga

Il governo italiano ha annunciato un piano mirato a rafforzare il proprio sistema scientifico, puntando su un’occasione inaspettata: la crisi della ricerca negli Stati Uniti. Le restrizioni alla ricerca accademica approvate dall’amministrazione Trump hanno spinto ricercatori e accademici a trovare una nuova sistemazione. Alla luce di questi sviluppi, la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha annunciato un intervento da 50 milioni di euro destinato ad accogliere ricercatori altamente qualificati attualmente all’estero, in particolare coloro che hanno ottenuto finanziamenti europei ERC per progetti di eccellenza.
Il piano si rivolge a studiosi che abbiano vinto Starting o Consolidator Grants, e che siano attivi in università e centri di ricerca non italiani.
L’intenzione dell’esecutivo italiano
L’intenzione, secondo la ministra, è rilanciare l’attrattività dell’Italia nel campo della scienza, recuperando parte di quei talenti che negli ultimi anni hanno scelto di operare in contesti stranieri. La manovra italiana non è, però, solo un’azione di sostegno alla ricerca nazionale, ma anche un segnale strategico in un contesto di mobilità internazionale sempre più instabile e incerto. In particolare, mira ad attirare anche studiosi stranieri che guardano con crescente incertezza alla permanenza negli Stati Uniti. La ministra Bernini ha dichiarato: “Non possiamo restare immobili di fronte alle grandi opportunità che gli scenari globali ci offrono”, delineando così un’idea di sistema aperto e competitivo.
Le iniziative dei paesi europei
Si tratta di una strategia che non coinvolge solo l’Italia, ma si estende anche ad altri paesi UE. Diversi paesi europei, tra cui Germania, Francia e Olanda, hanno infatti avviato iniziative simili per attrarre ricercatori dagli Stati Uniti. In questo contesto, dunque, l’Europa ambisce a trasformarsi in un polo scientifico competitivo, accogliendo i talenti in fuga da un sistema accademico statunitense sempre più instabile e dalle prospettive incerte.