L’ipocrisia del sistema e la sua pericolosa struttura. Lettera
Inviata da Lorenzo D’Erchie – Scrivo questa lettera per raccontare la situazione di molti precari della scuola, me incluso, che, con il tempo libero sottopagato e disoccupato, dice, con piena cognizione di causa e onestà intellettuale, la sua sulla pietosa e poco dignitosa condizione che molti bravi docenti sono costretti a vivere in un paese che progredisce nell’abisso del demerito e dell’illogicità, quindi per dire qualcosa della strada da decenni intrapresa con spettro omnicomprensivo dell’Italia.
Vi propongo una serie di analogie, una serie di confronti per smascherare l’ipocrisia del sistema e la sua pericolosa struttura: per guidare un’automobile bisogna fare pratica, ben guidata, attenta, conoscerne i principi teorici e superare una prova, altrimenti si è un pericolo per la vita propria e altrui; per preparare e servire una pizza, bisogna fare pratica, conoscere le materie prime, certificare le competenze e poi col tempo metterla in tavola, altrimenti si è un pericolo per la vita altrui; per essere un medico, bisogna studiare, fare pratica e dimostrare di non essere un pericolo per la vita altrui e così discorrendo, immaginate da voi gli infiniti esempi. Per insegnare invece bisogna superare un concorso, a crocette o a domande aperte, possibilmente avere qualche riserva e/o comprare un’abilitazione ed essere un pericolo per la vita altrui.
Indire un concorso e far vincere chi non ha mai insegnato è come, dare la patente a chi non ha mai guidato, far fare una pizza a chi ne ha mangiate di buonissime ma non sa prepararle e far fare il medico alla prima persona che aspira a salvare la vita delle persone perché è il suo sogno.
Se la logicità non è ben compresa, basti pensare che nella pubblica amministrazione, ogni concorso di massa ha questo presupposto, se lo superi e lo vinci (perché ormai non è più la stessa cosa) sei dentro, pure se non sai minimamente fare quello che andrai a fare.
Questo è un paese in cui senza passione e competenze puoi arrivare a dirigerlo, a esserne ministro e amministratore, un paese in cui con enormi conflitti di interessi puoi plasmarlo a tuo vantaggio, dove l’iper-formazione è completamente dispersa, dove la coerenza dei percorsi accademici non conta nulla, dove esistono liste e file per posti già da prima che ci si pensi per concorrervi, è pietoso e vergognoso.
Questa è l’Italia, per una generazione come la mia, dai 30 in su, cresciuta a pane e “studia che ce la fai” e non ha niente, che ha e forse avrà dei figli, dei cari, dei fratelli e sorelle a quattro zampe, tra mille e più rinunce, facendo sprofondare il futuro sotto la soglia della dignità.
È così che una società decade: deprimendo, declassando, svilendo la sua eccellenza culturale decadendo moralmente, rendendo, paradosso dei paradossi, parificato l’accesso all’insegnamento tra una/un neo-laureata/o, una persona con un diploma e una persona con dottorato e una serie sterminata di pubblicazioni scientifiche. Si arriva così ai concorsi dove chi ha una conoscenza infima della materia valuta chi ne ha una conoscenza eccelsa. Semplicemente grottesco e scandaloso.
Per chi è genitore o un semplice essere vivente, senziente, dovremmo volere i migliori ad insegnare ai nostri giovani, senza dilungarmi ulteriormente, è l’etica intellettuale a volerlo, non la singola volontà, è un ‘kategorischer Imperativ’, per chi sa di cosa parlo.
In un contesto del genere scompare la critica, diviene pervasiva la passiva accettazione dello status quo, del disagio sociale ed economico, è così che la libertà soccombe, è così che ci si avvicina a grandi falcate al quarto mondo, perché vi assicuro che partiamo già dal terzo.
Per concludere, io sono favorevole alle abilitazioni, ai percorsi universitari abilitanti, ha tutto senso e il paese sta cercando goffamente di raggiungere requisiti comunitari ma la rimodulazione indiscriminata del sistema ha creato e creerà uno svantaggio indefinito ai precari storici che in maniera poco rispettosa della loro condizione (tipo 10 e passa contratti all’anno….), ha comunque portato avanti una vita, quella che sia, vedendo ora peggiorare la situazione.
Il rischio, anzi la certezza, è che la passione e la sapienza, hanno ceduto il passo alla furbizia e alla casualità, foraggiando generazioni di ragazzi privi di curiosità, bombe ad orologeria del disagio sociale, gente senza speranza né lungimiranza, meri partecipanti di veste e vite virtuali e consumatori incalliti.
Un paese che non sprigiona la sua cultura, né la forza dei suoi intellettuali, sarà cannibalizzato per le sue fattezze dall’esterno, una volta ormai già eroso dall’interno, un paese divorato dal turismo di massa, subissato dagli stereotipi incalzanti oltreconfine.
Per fare questo mestiere, serve pratica, l’idoneità la darà il tempo, l’amore e la crescita di studenti meravigliosi, che comprano libri (assurdo), ricordandosi delle tue lezioni, che vorrebbero tornare a scuola (assurdo, trovate qualcuno che l’abbia anche solo pensato), perché l’hanno vissuta bene, mentre si stanno formando per essere futuri giudici, medici, fisioterapisti e così via.
Questo è l’unico merito. Ovviamente avendo superato un concorso che non vale nulla, il prossimo orale lo diserterò, così le commissioni, sopraffatte dal dovere e dall’acutezza di valutazione potranno respirare un pò.