“L’intelligenza artificiale è una risorsa, non un sostituto dello studio”, il monito di una preside: “Gli studenti la usano per fare i compiti e poi non sanno spiegare cosa hanno fatto”

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L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel contesto scolastico sta diventando sempre più diffuso, sollevando interrogativi e preoccupazioni tra gli educatori.

A La Nuova Provincia, un dirigente scolastico di un istituto di Lecco sottolinea l’importanza di un approccio consapevole all’IA: “Stiamo investendo in corsi di formazione per i nostri docenti, perché l’IA è ormai una realtà. La sfida è integrarla efficacemente nel percorso didattico, evitando che diventi un ostacolo all’apprendimento”. La preside, poi, riporta casi di studenti che, dopo aver utilizzato l’IA per svolgere i compiti, si sono trovati in difficoltà di fronte alle domande di approfondimento dei docenti.

Docenti cercano strategie per contrastare l’uso improprio dell’IA nei compiti a casa

Per contrastare l’uso improprio dell’IA da parte degli studenti, i docenti stanno adottando diverse strategie. Tra queste, l’aumento degli esercizi in classe a discapito dei compiti a casa, l’assegnazione di compiti personalizzati, la realizzazione di mappe concettuali scritte a mano e l’implementazione di strumenti di controllo antiplagio. Le misure mirano a promuovere un apprendimento attivo e a verificare l’effettiva comprensione dei concetti da parte degli studenti, rendendo più difficile “delegare” il lavoro all’IA. L’obiettivo è quello di guidare gli studenti verso un utilizzo responsabile e costruttivo delle nuove tecnologie, trasformando l’IA da potenziale minaccia a prezioso strumento di supporto allo studio.

Il progetto ministeriale con l’intelligenza artificiale per ridurre il divario di apprendimento

Lo scorso settembre, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha lanciato un progetto pilota che punta a ridurre il divario di apprendimento tra gli studenti, con particolare attenzione ai ragazzi con difficoltà e di origine straniera. L’iniziativa, che coinvolge diverse regioni italiane, prevede l’introduzione di un assistente virtuale basato sull’intelligenza artificiale, integrato in Google Workspace. Inizialmente, il software si concentrerà su materie STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) e lingue straniere. La selezione delle classi partecipanti è ancora in corso e richiederà l’approvazione di dirigenti scolastici, docenti e studenti, nel pieno rispetto della privacy.

Un tutor IA personalizzato per ogni studente: come funziona l’assistente virtuale

L’assistente virtuale, grazie all’intelligenza artificiale, è in grado di identificare le specifiche difficoltà di apprendimento di ogni singolo studente, segnalando le lacune sia al docente che all’alunno stesso. Ciò permetterà ai docenti, opportunamente formati sull’utilizzo del nuovo strumento, di intervenire con un supporto mirato e personalizzato.

Rilanciare l’ascensore sociale con l’IA: obiettivi e prospettive future

La sperimentazione, della durata di due anni, ha l’obiettivo ambizioso di rilanciare l’ascensore sociale e contrastare la dispersione scolastica, offrendo a tutti gli studenti pari opportunità di apprendimento. Al termine del periodo di prova, l’Invalsi valuterà i risultati del progetto, confrontando i progressi degli studenti delle classi “digitali” con quelli delle classi “tradizionali”. Se i risultati saranno positivi, il Ministero dell’Istruzione punta a estendere l’utilizzo dell’intelligenza artificiale a tutte le scuole italiane a partire dal 2026.

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