L’insegnante, un mestiere che non ha più futuro? La denuncia di un preside: “Selezioni casuali e burocrazia, così la scuola muore”
Un tempo era tra le professioni più ambite, capace di dare un futuro ai giovani e alla società. Oggi, l’insegnamento sembra aver perso il suo smalto, schiacciato da un sistema di reclutamento farraginoso e poco attento alle reali esigenze della scuola.
A lanciare l’allarme, dalle pagine de Il Messaggero, è Riccardo Rossini, dirigente dell’Istituto Agrario Cecchi di Pesaro e presidente regionale dell’Associazione Nazionale Presidi.
Secondo Rossini, il problema principale risiede nel sistema di reclutamento dei docenti, basato su graduatorie e punteggi che poco hanno a che fare con la reale attitudine all’insegnamento. “Si entra di ruolo in maniera casuale”, denuncia il preside, “senza tenere conto delle competenze specifiche e della passione per l’insegnamento”. Un sistema che, invece di valorizzare i talenti, premia la burocrazia e la capacità di districarsi tra concorsi e corsi abilitanti, spesso a pagamento.
Il nuovo concorso previsto per ottobre e novembre, pur offrendo nuove opportunità con i suoi 20mila posti disponibili, non sembra risolvere il problema di fondo. Anzi, secondo Rossini, rischia di aggravarlo, imponendo ulteriori oneri ai futuri docenti, costretti a inseguire crediti formativi e contratti a tempo determinato.
La soluzione? Per il preside Rossini è necessario ridare centralità alla figura del dirigente scolastico, restituendogli quella autonomia di reclutamento prevista dal Decreto Buona Scuola ma poi cancellata. “I presidi dovrebbero poter scegliere i propri docenti”, afferma Rossini, “valutando non solo i titoli ma anche le competenze e la passione per l’insegnamento”.