L’insegnante di qualità è colui che sa … dove mettere le mani

Inviato da Danilo Bertoli – Sono un docente precario pugliese, particolarmente indignato per il dubbio che continuamente sento espresso da politici, opinionisti e gente comune sulla qualità dei docenti precari.
Proprio oggi leggevo che le numerose bocciature rilevate al concorso straordinario (che io stesso ho svolto e del quale non conosco ancora l’esito) accrescono ulteriormente i dubbi sulla preparazione effettiva dei precari. Come se una prova al computer (6 domande per ognuna delle quali si hanno circa 20 minuti per poter elaborare una risposta sensata), potesse effettivamente misurare le competenze (perché quelle andrebbero valutate) di un insegnante.
Ma possibile che non si comprenda il principio elementare che chiunque abbia accumulato esperienza in un qualsivoglia settore è certamente più competente di un giovane laureato, o da poco abilitato/specializzato, per quanto brillante costui possa essere?
Personalmente ho circa dieci anni di esperienza nella scuola (che si traduce, attività didattica a parte, in numerosi consigli, collegi, casi particolari, confronti, eventi, ecc.), ai quali ne vanno aggiunti dieci (se non oltre) di esperienza universitaria: dottorato, post-dottorato, pubblicazioni, convegni, progetti, laboratori, ore di insegnamento e tesi di laurea seguite (molte riguardanti peraltro futuri docenti, allora studenti, oggi di ruolo; ma questo è soltanto un dettaglio).
Pongo dunque una domanda ai lettori (e ai politici). Se invece di essere un insegnante fossi un chirurgo, vi fareste operare da me o da un giovane di belle speranze, fresco vincitore di concorso, che presumibilmente a stento maneggia un bisturi?
Sia ben inteso, nulla contro i concorsi e soprattutto nulla contro i giovanissimi (ci mancherebbe!). Ma un po’ di gavetta come si deve gliela vogliamo far fare?