L’insegnante che non si stanca. Lettera
Come un copione ogni anno in prossimità degli esami di stato si torna a parlare di docenti, di valutazione, di prove, di rivalutazione della professione docente, e di concorso per dirigenti.
Come un copione ogni anno in prossimità degli esami di stato si torna a parlare di docenti, di valutazione, di prove, di rivalutazione della professione docente, e di concorso per dirigenti.
Gli argomenti che si propongono all’orizzonte di questo cielo di informazioni buttate lì solo per fare cronaca e agitare gli animi sopiti, sono molti :
-si torna a parlare di reclutamento di docenti
-di valutazione e rivalutazione del sistema scolastico e della professione docente, di bonus e stipendio
-di bocciature e di dispersione scolastica e universitaria
– di orientamento
E come ogni anno, in questo mese di maggio- giugno ci si accorge della folta schiera di docenti che la stampa decide di esaltarla o criticarla come “appendice” dello stato.
Non vorrei ripetere ciò che hanno già detto quando si parla ad esempio di concorso nazionale, che non funziona perché chi deve assumere i docenti deve poterlo fare sulla base di reali competenze, e se il dirigente assume un docente che non risponde ai requisiti pedagogici,didattici e culturali, è lui che risponde del fallimento di un’azione educativa e didattica.
Il problema aperto, accoglie più di uno aspetto a lente bifocale, da una parte ci si chiede quali sono i criteri da adottare per scegliere un docente? E dall’altra : chi sceglie e cosa?
Qui si scatenano le menti dei più saggi equilibristi politici, chi sostiene che se la scelta è dirigenziale, essa non può essere giudicata scellerata, poichè solo un saggio dirigente scolastico può avere decisione non azzardate perché fa le cose giuste per il bene del proprio istituto per alunni e genitori. (da non dimenticare “quer pasticciaccio brutto del concorso 2011”, conclusosi come già sappiamo viste le premesse di test e quizzoni e elaborati bocciati e rinsaviti)
Il secondo punto la valutazione dei docenti è un tema che stà a cuore a tutti ma anch’esso di difficile digestione. Cosa si dovrebbe valutare : l’operato del docente quando alla fine dell’anno scolastico promuove o boccia, o gli esiti ottenuti nel corso dell’anno di fronte ad una situazione scolastica varia?
Si dovrebbe valutare cosa insegna nell’ambito del programma o quanto ha insegnato nell’ambito del programma stesso? E’ un tema che fa paura e di cui non si tratta, lo aveva timidamente accennato questo o quel ministro, ma data la sensibilità della materia, si è preferito lasciare come al solito il docente di fronte al programma che deve impostare ogni anno come un lavoro “diverso”, in cui come al solito metterà a dura prova il suo stile, le ennesime strategie per contenere la dispersione e la bocciatura, senza dimenticare l’eterogeneità delle classi sempre più miste ( stranieri con diverse etnie linguistiche, diversamenti abili,DSA, BES ecc,ecc)
Questo è stato l’anno più duro, il cosiddetto “anno del dragone”, in cui abbiamo dovuto rimetterci in pista per capire le nuove regole, “la buona scuola”, il nuovo PTOF, le nuove disposizioni, le commissioni di valutazione, e chi più ne ha più ne metta, e tutto al solito costo del volontariato (corsi di recupero, recupero 10 minuti, recupero ore…) adesso che siamo in tema di esame di stato sicuramente si concentrerà l’attenzione sulla “commissione esterna” sulla serietà della valutazione che la stessa dovrà accertare sugli alunni da esaminare.
In questo disegno la paura e la preoccupazione fa il suo buon gioco, perché stimola lo studente ad un impegno più proficuo.
Ogni anno sia scuole che università metteranno in piedi progetti più o meno ambiziosi per capire dove può esserci l’inceppo per cui un numero sempre più folto di alunni sono rimasti nel libro dei desaparecidos della scuola o del territorio, con l’amaro in bocca di tutti quei professionisti come noi, docenti, che da anni come piccoli ricercatori senza fondi studiano lo stimolo per evitare dispersioni inutili e orientare ad una più sana e consapevole scelta
Con i più fervidi auguri di fine anno scolastico
Maria Pia Ester d’Angelo