L’insegnamento della religione cattolica patrimonio dell’istruzione pubblica. Lettera

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Inviata da Fernando Mazzeo – In questi giorni, alcuni parlamentari hanno espressamente manifestato il desiderio di abolire l’ora di religione e sostituirla con un’ ora obbligatoria di educazione civica. A tal proposito, è opportuno ricordare alcuni riferimenti normativi. L’art. 6 del Concordato del 1929 così recita: L’Italia considera fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica l’ insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica.

E perciò consente che l’insegnamento religioso ora impartito nelle scuole pubbliche elementari abbia un ulteriore sviluppo nelle scuole medie, secondo programmi da stabilirsi d’accordo tra la Santa sede e lo Stato.
Mentre l’art. 9 comma 2 della legge 121 del 25 marzo 1985 stabilisce una certa continuità: La Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare nel quadro delle finalità della scuola, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado.

In quasi tutti i Paesi d’Europa, in perfetta sintonia con il nostro, l’ insegnamento religioso nelle scuole pubbliche, rientra nel piano scolastico, è di solito curriculare, anche se, come in Italia, si può presentare una domanda di esenzione, ed è considerato patrimonio storico.

Ciò significa che l’ insegnamento della religione cattolica fa parte integrante della cultura di un popolo, ha una forza educativa enorme e non può essere escluso dal percorso formativo perché, di per sé, rientra a pieno titolo nel progetto educativo della persona, nella famiglia, nella scuola e nella società.

Sul piano sociale essa contribuisce alla formazione di un costume di reciproca comprensione e di rispetto e va a collocarsi nel quadro generale di un complesso percorso di alfabetizzazione culturale e morale, di una accogliente e insostituibile relazione educativa che genera alla vita affettiva, relazionale, intellettuale e mira ad offrire a tutti uguali opportunità di conoscenza, di comprensione e maturazione dell’incontro di una libertà con un’altra libertà.

Pertanto, l’educazione religiosa si innesta nell’atto generativo della società, si intreccia con un’esperienza umana e spirituale profonda e coinvolgente, fa emergere la capacità di riflessione, di promozione, di conoscenza e rispetto delle posizioni e dei comportamenti che gli uomini adottano di fronte ai problemi della vita e, soprattutto, rende sano e fecondo quell’intrico vitale, fatto di mille legami, che caratterizza la condizione umana.

L’esperienza storica, culturale, personale e sociale della religione cattolica non solo è patrimonio comune dell’Europa e di tutta l’umanità, ma può correttamente essere collocata tra i bisogni essenziali e positivi richiesti dalla natura umana e dallo sviluppo della persona.

Se non vogliamo che le norme etiche si rinchiudano in un involucro metafisico spesso falso o si accomodino ai compromessi facili, bisogna non eliminare l’ insegnamento della religione, ma restituirle il suo posto e la sua dignità all’interno di ogni progetto educativo.

Questo atto è la sola via che può allargare le conoscenze e riportare l’uomo al riconoscimento di quella verità e di quel bene, in nome dei quali è possibile tracciare quelle virtuose disposizioni che non periscono e portano ad una delicata, ma chiara operazione di discernimento del bene dal male, del vero dal falso, del culturale dal trascendente.

La costruzione di una nuova società è possibile soltanto se, contemporaneamente al suo sviluppo, si verifica anche quella di una educazione che, contro l’indifferentismo laicistico, indichi una via, riconosca quella paternità divina che vincola al riconoscimento di una presenza, di una libertà, di un amore che appaga e soddisfa i bisogni essenziali dell’essere.

Dal punto di vista pedagogico il processo educativo è efficace se pone al centro l’esperienza religiosa, se stimola nell’alunno momenti di riflessione critica dell’incontro con Dio che pone la vita in un orizzonte nuovo. Così, nell’educazione religiosa si avverte la presenza di quel sentire raro che non implica una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva (27) Cfr. BENEDETTO XVI, Lettera enciclica Deus caritas est, 25 dicembre 2005, n.1.

Di conseguenza, l’educazione cristiana non può non essere manifestazione di ricchezza interiore, non può non tradursi in un fecondo, apprezzabile e originale esercizio di crescita culturale della scuola, nonché in un responsabile impegno per una più completa e autentica formazione della persona nella prospettiva dell’attuazione di una civiltà più giusta e per nulla scettica nei confronti delle più ampie possibilità di vera promozione umana.

Contro la ragione che tutto pretende di comprendere e spiegare, l’educazione religiosa, mossa dall’amore per l’umanità e dal desiderio di emancipazione sul piano della pace e della giustizia, non prospetta ricette e formule pronte a liberare l’uomo dalle scandalose ingiustizie e dalle inique oppressioni, ma stimola le nostre soggettive qualità educative, propone tematiche da meditare e approfondire, offre, in un’ atmosfera di autenticità e di serenità, un aiuto qualificante per lo sviluppo armonioso e felice della personalità umana. Cambiando i cuori si potrà anche cambiare il mondo.

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