L’inflazione ha portato via uno stipendio alla famiglia tipo italiana, per Anief è necessario correre ai ripari: docenti e Ata tra i più colpiti, firmiamo subito il rinnovo contrattuale
Nell’ultimo semestre l’inflazione a livelli massimi ha “mangiato” uno stipendio dei lavoratori italiani: ad una famiglia tipo con due figli piccoli sono stati sottratti almeno 1.200 euro di potere d’acquisto.
Come già ravvisato dall’Anief, oggi la stampa nazionale rileva che “mentre i salari restano fermi infatti, in Italia non crescono da 30 anni, il caro-prezzi ha raggiunto a giugno livelli che non si vedevano dal 1986, quando ancora esisteva la scala mobile. E così in appena sei mesi, da gennaio a oggi, una coppia con uno o due figli minorenni a carico ha perso, a parità di stipendio, 1.240,8 euro di potere d’acquisto”. E gli interventi del Governo non hanno di certo risposto in modo adeguato: l’indennità di 200 euro (che però al momento è una tantum e non viene assegnata ad oltre 200 mila docenti e Ata della scuola, anche Covid, perché licenziati a giugno) e i contributi per sgonfiare le bollette, hanno permesso di recupere al massimo 700 euro: quindi, oltre 500 euro si sono volatilizzati.
“Sono soldi che pesano tantissimo nell’economia quotidiana dei lavoratori con stipendi medio-bassi – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – e che dobbiamo assolutamente fare avere il prima possibile. Nella scuola abbiamo questa opportunità: firmando subito il contratto ponte faremmo avere in media oltre 100 euro lordi di aumento, pari a 65-70 netti, più 2-3mila euro di arretrati. Solo l’incremento mensile, anche se non eccelso, andrebbe comunque a coprire una parte di quei soldi che l’inflazione ormai sopra l’8%, da sommare a quella degli ultimi anni, sta impoverendo come non mai un milione e mezzo di docenti e Ata della scuola”.
“Tra l’altro – continua il sindacalista -, si andrebbe a dare loro una percentuale di aumento superiore al 3,48% del contratto collettivo nazionale 2018 che allora più di qualcuno ha giudicato positivo, anche se arrivato dopo ben dieci anni di blocco. Perché a distanza di quattro anni non si può fare la stessa cosa, peraltro – conclude Pacifico – per chiudere un contratto già scaduto, con dei finanziamenti già stanziati con più leggi di bilancio e con la prospettiva, ben delineata in queste ore dall’economista Pier Carlo Padoan, che servirà molto tempo per tornare alla normalità?”.