Life skills, Aprea: “Bisogna cambiare la valutazione. La scuola deve sviluppare la creatività e le capacità di lavorare in team”

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Appuntamento con Orizzonte Scuola TV e gli approfondimenti sulle tematiche legate al mondo della scuola.

Martedì scorso intervista con Valentina Aprea, membro della VII° Commissione Cultura, Scienza e Istruzione, riguardo la proposta di legge ad iniziativa parlamentare che ha ricevuto l’approvazione della Camera dei Deputati e ora attende l’ok del Senato, riguardante una sperimentazione triennale, aperta alle scuole di ogni ordine e grado, sull’implementazione delle cosiddette life skills (competenze trasversali) nella pratica didattica ordinaria.

La breve discussione inizia con la precisazione dell’inesattezza della definizione di “competenze non cognitive”, usata dal gruppo di parlamentari promotori della proposta, in quanto le abilità emotive, relazionali e sociali che rientrano nel concetto di intelligenza emotiva, unitamente a capacità come la creatività, il pensiero divergente e di risoluzioni di problemi, sono tutte in qualche modo cognitive, nel senso che rientrano nell’attività cerebrale/mentale del soggetto.

Ogni nuova esperienza di apprendimento, sia di tipo più esperienziale che squisitamente cognitiva, si tradurrà in tracce mnestiche che consentiranno la creazione o la modifica di reti neurali. Le neuroscienze cognitive ci consegnano evidenze scientifiche sull’impossibilità di separare emozione e ragione. Ogni esperienza di apprendimento include aspetti emotivi e cognitivi in modo inestricabilmente inscindibile, a tal proposito, le evidenze offerte dalle neuroscienze applicate all’educazione consentono una più completa comprensione del processo di apprendimento e dei fattori che lo influenzano, forse si dovrebbe maggiormente attingere a tali conoscenze.

Aprea ritiene fondamentale tenere presente che, essendo entrati nel terzo decennio del nuovo secolo, del XXI secolo, ed essendo cambiate le competenze per vivere e lavorare, anche l’impianto didattico dovrebbe affrontare un processo di cambiamento e ripensamento.

Oggi la complessità sociale, piuttosto dominata dalle tecnologie digitali, rende necessaria la messa in campo di abilità, spesso non sufficientemente contemplate dei curricoli e nella didattica. Il World Economic Forum ha individuato già da qualche anno quelle che sono considerate le competenze oggi necessarie: le competenze trasversali e gli strumenti con cui gli studenti affrontano problemi complessi e “le qualità caratteriali” ovvero le modalità con cui gli studenti si relazionano al contesto che muta. La scuola e la scuola italiana in particolare, si è sempre concentrata e soffermata sulla cultura dei contenuti trascurando forse aspetti più trasversali e abilità oggi indispensabili.

Quali sono? Aprea ne cita alcune: la capacità di usare conoscenze scientifiche e  i modelli per interpretare un fenomeno; l’alfabetizzazione tecnologica e le competenze digitali; alfabetizzazione finanziaria, ossia la capacità di comprendere i concetti economici basilari e applicarli alla vita di ogni giorno; la cultura sociale e civica; il pensiero critic : saper analizzare e valutare situazioni in modo da impiegare informazioni e idee per formulare risposte e soluzioni; la creatività, il saper impiegare modalità innovative per rispondere a domande, riformulare problemi ed esprimere significati; la comunicazione, ovvero saper ascoltare, comprendere e contestualizzare le informazioni; la collaborazione e il saper lavorare in gruppo.

Tali capacità non sono pienamente considerati obiettivi didattici da raggiungere, così come restano abbastanza fuori dalla impostazione didattica le qualità di cui ogni studente è in qualche modo dotato, e che la scuola deve stimolare e amplificare il più possibile: la curiosità, l’amore per la conoscenza, lo spirito di iniziativa, la motivazione e la determinazione, la consapevolezza sociale e culturale, lo spirito di adattamento.

È necessario guardare alla persona in apprendimento come il focus e il punto centrale dell’azione formativa, e intorno alla quale costruire un progetto didattico. Necessario rivedere anche l’impostazione didattica della valutazione, finora essenzialmente focalizzata più sui contenuti che sulle capacità e sulle abilità trasversali. La persona in apprendimento deve stare al centro della questione, al fine di sviluppare le sue competenze, tutte quelle competenze necessarie oggi per un pieno inserimento nella vita sociale e lavorativa.

Il mercato del lavoro, in special modo il mondo delle imprese, è alla ricerca di team funzionali, squadre composte da persone con competenze diverse, ma capaci di lavorare insieme, per obiettivi produttivi e di sviluppo. Ciò richiede la messa in campo di conoscenze sempre nuove, specie in ambito scientifico e tecnologico, e della capacità di lavorare in gruppo.

In effetti la contrapposizione tra conoscenze e competenze non ha ragion d’essere. All’interno del concetto di competenza è certamente incluso quello di conoscenze. Una persona competente saprà mobilitare le sue risorse cognitive e relazionali, ma soprattutto deve avere la capacità di trasferire e utilizzare il background di conoscenze posseduto, nei contesti di realtà, di vita e lavorativi. Le conoscenze sono gli ingredienti indispensabili per lo sviluppo anche delle conoscenze trasversali e di vita.

Se c’è reale apprendimento, c’è anche crescita della persona in modo complessivo, e tali apprendimenti agiscono in modo trasformativo e migliorativo della persona e si traducono in nuove connessioni neurali.

Appare necessario cambiare gli ambienti di apprendimento e le metodologie didattiche, che devono andare oltre ad una modalità trasmissiva e saper coinvolgere attivamente lo studente, in modo che egli sia protagonista del suo processo di apprendimento. Una didattica che solleciti lo studente a nuove sfide, a scoprire le sue potenzialità, a saper interagire e lavorare con i pari e con i docenti in modo collaborativo e costruttivo, in una logica in cui ognuno è una risorsa aggiuntiva, ognuno ha potenzialità da sviluppare e ognuno apprende con le sue modalità. Esistono oggi diverse metodologie didattiche maggiormente attive e coinvolgenti, che maggiormente stimolano la partecipazione attiva, la motivazione, il senso di autoefficacia, la capacità di ricerca dello studente. Senza contare ormai la necessità di impiegare il linguaggio e le tecnologie digitali come strumenti didattici, affiancandoli ad un potenziamento della capacità di lavorare in gruppo.

Aprea: “Ciò che maggiormente lascia un’impronta nell’alunno è l’entusiasmo, la vicinanza, la flessibilità personale, la comprensione, l’empatia, il docente deve  stimolare la curiosità e l’interesse dello studente, deve essere un coach , colui che mette a disposizione degli studenti le proprie competenze e conoscenze per aiutarli ad apprendere stimolando la discussione, promuovendo lo sviluppo del pensiero critico e accompagnandoli nell’esperienza sul campo, attraverso un rapporto diretto e un confronto continuo in una dinamica bidirezionale. È fondamentale inserire le soft skills nella valutazione, l’alunno deve essere valutato anche in base alle proprie abilità interpersonali, alle capacità di problem solving alla passione e all’entusiasmo che mostra in quello che fa, abilità che, spesso, fanno la differenza a scuola e nella società”.

Anche la tematica della valutazione didattica apre un dibattito circa l’esigenza di una rivisitazione culturale del suo impianto, è necessario che il mondo della scuola venga attraversato da un cambiamento culturale che proceda in senso bottom up, più che top down, ovvero attraverso provvedimenti un po’ calati dall’alto e che invece dovrebbero essere culturalmente condivisi alla base.

Aprea specifica che il provvedimento di legge si muove su due direttrici, una delle quali punta alla formazione di docenti, per far in modo che siano maggiormente supportati nello stare accanto agli studenti, per la costruzione di progetti didattici co-costruiti, l’altra direttrice verte sulla promozione di una sperimentazione, per la quale sono stati stanziati 350mila euro l’anno per tre anni, aperta a scuole di ogni ordine e grado, che potranno presentare la loro proposta progettuale ad un’apposita Commissione ministeriale e accedere al finanziamento. Progetti che appunto saranno finalizzati allo sviluppo delle competenze trasversali, della creatività, delle capacità di problem solving e tutte quelle prima menzionate, avendo un’attenzione anche alla revisione del relativo impianto valutativo.

Aprea: “Bisogna cambiare la valutazione che deve tenere conto di tutto questo. La scuola deve sviluppare la creatività e le capacità di lavorare in team”.

Bisogna assolutamente rivalutare, valorizzare, potenziare la funzione docente, che non gode di sufficiente valore sociale, affinché essa sia il punto di riferimento educativo per i giovani oggi, che altrimenti tenderanno a sostituirla con altri modelli comportamentali, altri linguaggi, altri ambienti dis-educativi. I dati sulla dispersione scolastica e sul drammatico calo demografico ci obbligano a costruire un sistema educativo dalle maglie più strette, che tenga e sostenga ogni singolo studente. Il tasso di abbandono scolastico è troppo alto e ci sollecita a ripensare tutto l’impianto metodologico- didattico, per fare in modo che lo studente cerchi e trovi all’interno della scuola, strumenti e modalità significativi che ritenga utili nel suo progetto di vita e di lavoro.

La scuola deve essere un faro per gli studenti. I docenti ne sono i punti di riferimento, docenti che si spendono in prima linea nel rapporto con gli alunni, che si muovono spesso su più ruoli e funzioni, e per questo vanno sostenuti e valorizzati.

La relazione educativa è il territorio dove tutto quanto detto finora può diventare possibile. La relazione educativa è quella che tiene, accoglie, stimola, motiva gli studenti. È importante supportarla e sostenerla, formarla e accompagnarla in questo percorso di cambiamento.

a cura di Angela Ferraro e Olga Napoli

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