Liceo non paga lo stipendio a un professore: scatta la condanna. La precisazione della scuola
Un insegnante ha insegnato per due anni, tra il 2018 e il 2020, presso un liceo romano senza ricevere un compenso.
Il professore, così come segnala Il Messaggero, ha presentato una causa e il giudice gli ha dato ragione, ma la società che avrebbe dovuto pagargli lo stipendio risulta essere diversa da quella che formalmente gestisce la scuola, rendendo inutile anche l’ingiunzione di pignoramento.
La vicenda
Il docente è stato assunto come docente di storia e filosofia presso un liceo privato di Roma con due contratti temporanei. Tutto andava bene fino all’arrivo del Covid, quando l’istituto ha deciso di ricorrere alla cassa integrazione e di ridurre l’attività dei docenti del 50% per nove settimane. L’istituto ha informato i docenti che sarebbero stati pagati al 50% secondo la normativa vigente, ma che il restante 50% sarebbe stato pagato dall’Istituto stesso.
L’insegnante ha scoperto che non gli è stato mai pagato l’adeguamento salariale e il trattamento di fine rapporto per i due contratti firmati con il liceo. Dopo aver ricevuto nessuna risposta dalla scuola, ha deciso di rivolgersi a un legale. Quest’ultimo ha citato in giudizio l’istituto, chiedendo un totale di 8.121 euro più le spese per i due contratti. La società ha negato le accuse, sostenendo che il professore era regolarmente retribuito.
La sentenza
Tuttavia, il tribunale di Roma ha dato ragione al professore con una sentenza del 17 giugno 2021. La natura, la durata e il contenuto economico dei due contratti sono stati confermati dai documenti presentati e dai tabulati delle buste paga. Il giudice ha stabilito che il docente aveva lavorato regolarmente, ad eccezione delle settimane in cui era in regime di cassa integrazione.
La clausola sindacale firmata il 19 marzo 2020 prevedeva che i datori di lavoro mantenessero i livelli retributivi durante il periodo di cassa integrazione, garantendo una integrazione sufficiente per far percepire al 100% della retribuzione netta ai docenti. Tuttavia, come evidenziato dalle buste paga presentate dal ricorrente, la retribuzione nei mesi da marzo a giugno era inferiore. Il giudice ha concluso che la scuola ha violato tale clausola e ha condannato la società al pagamento delle spese.
La precisazione della società
In merito all’articolo, Lorenzo Ciliberti, amministratore unico dell’istituto scolastico Nazareth, precisa quanto segue: “Ho assunto la carica di amministratore unico nel 2017, successivamente ho avuto modo di riscontrare gravi irregolarità amministrative e contabili tutte imputabili ai precedenti soci. Nel 2018 la stessa società ha portato in tribunale gli ex amministratori poiché ritenuti responsabili di mala gestione. Queste condotte hanno generato un pregiudizio economico per la società che si è vista costretta a contestare tutte le richieste di pagamento conseguenti all’operazione, riservandosi di accertare l’effettiva quantificazione degli importi relativi ai vari rapporti di lavoro. Nel 2022 il Tribunale ha accolto la causa della società, emanando sentenza di condanna. L’istituto, in conseguenza delle azioni od omissioni della precedente gestione, si è ritrovato in difficoltà. L’attuale gestione ha sempre manifestato l’interesse a voler risolvere le pendenze riguardanti, così come sta effettivamente facendo. La vicenda riportata è da imputare unicamente ai predetti eventi poiché il mancato recupero dei propri crediti ha causato all’istituto scolastico ingenti danni alla società, anche d’immagine. Non è vero, dunque, che la società sia irreperibile e che sarebbe impossibile procedere ai pignoramenti”.