Libertà di stampa 2025: Italia in caduta libera, peggior risultato in Europa Occidentale. Come formare cittadini critici nell’era della disinformazione

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L’Italia perde ulteriori posizioni nella classifica mondiale sulla libertà di stampa stilata da Reporters Sans Frontieres, scendendo al 49° posto, tre gradini in meno rispetto al 2024.

Si tratta del peggior risultato tra i Paesi dell’Europa Occidentale, dove la situazione è generalmente migliore rispetto al resto del mondo. A guidare la classifica sono Norvegia, Estonia e Paesi Bassi, mentre in fondo si trovano Cina, Corea del Nord ed Eritrea, rispettivamente agli ultimi tre posti.

Le minacce alla libertà di informazione

Secondo RSF, la libertà di stampa in Italia è minacciata da organizzazioni mafiose, soprattutto al Sud, e da gruppi estremisti che ricorrono alla violenza. Un altro problema è l’ingerenza politica, con tentativi di limitare l’informazione giudiziaria attraverso una “legge bavaglio” e l’uso di azioni legali intimidatorie contro i giornalisti. “La situazione globale è ai minimi storici”, avverte l’organizzazione, sottolineando che oltre la metà della popolazione mondiale vive in Paesi dove la libertà di stampa è “molto grave”.

Il quadro internazionale e il ruolo dell’Europa

Gli Stati Uniti continuano a peggiorare, scendendo al 57° posto, con un declino definito “senza precedenti” aggravato dal ritorno di Donald Trump alla presidenza. Nonostante tutto, l’Europa rimane la regione con la migliore libertà di stampa, anche se solo sette Paesi hanno una situazione valutata come “buona”. RSF evidenzia che, oltre alle minacce politiche e alla sicurezza, la pressione economica sui media sta diventando un problema globale, mettendo a rischio l’indipendenza dell’informazione.

Educazione ai media e giornalismo scolastico: formare cittadini informati e critici

Nell’era della sovrabbondanza informativa, la scuola si trova a ricoprire un ruolo cruciale nello sviluppo di competenze mediali tra le nuove generazioni. L’alfabetizzazione mediatica non è più un optional, ma una necessità imprescindibile in un mondo dove fake news e disinformazione circolano a velocità impressionante. Gli istituti scolastici hanno la responsabilità di insegnare agli studenti come navigare criticamente nel mare magnum delle notizie, distinguendo tra fonti attendibili e manipolatorie.

Un approccio particolarmente efficace è quello del learning by doing attraverso il giornalismo scolastico. I giornalini d’istituto e le web radio non sono semplici attività extracurricolari, ma veri e propri laboratori di democrazia. I progetti permettono ai giovani di sperimentare in prima persona cosa significhi fare informazione, comprendendo sul campo i concetti di verifica delle fonti, bilanciamento delle opinioni e responsabilità sociale del giornalista. Inoltre, rappresentano un’occasione per riflettere sul valore costituzionale della libertà di stampa (art. 21) e sui suoi limiti etici.

Alcune scuole virtuose hanno già integrato nel curriculum percorsi strutturati su etica dell’informazione e diritti digitali, spesso in collaborazione con ordini dei giornalisti e associazioni come Articolo 21. Tali esperienze dimostrano come l’educazione ai media possa essere trasversale: dalla storia (evoluzione dei mezzi di comunicazione) all’italiano (analisi testuale degli articoli), fino all’educazione civica (diritti e doveri nell’era digitale). Il vero obiettivo è formare non solo futuri giornalisti, ma soprattutto lettori consapevoli e cittadini in grado di partecipare attivamente al dibattito democratico.

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