Lezioni private: il 90% di docenti non dichiara i proventi al fisco. Evasione per 800 milioni

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La valutazione delle Istituzioni scolastiche italiane e docenti in primis, è stata ed è centro del dibattito sulla scuola, trascinandosi dietro non poche polemiche. 

La valutazione delle Istituzioni scolastiche italiane e docenti in primis, è stata ed è centro del dibattito sulla scuola, trascinandosi dietro non poche polemiche. 

Dette polemiche, relativamente alla valutazione dei docenti,  sono incentrate sui dubbi relativi alle modalità tramite le quali valutare l'efficacia degli interventi e dei metodi didattici: Invalsi, risultati degli alunni da verificare su un arco temporale più o meno lungo… Eppure, un  criterio abbastanza oggettivo, in base al quale valutare quanto detto sopra, esiste ed è riassumibile nelle seguenti domande: quanti ragazzi delle scuole secondarie fanno ricorso a lezioni private per recuperare quanto non riescono ad apprendere in classe? Quanti alunni fanno ricorso alle lezioni private perché il docente non riesce a trasmettere le conoscenze, attinenti alla propria disciplina, in modo comprensibile a tutti i propri allievi?

Una risposta ai suddetti interrogativi è stata fornita da una ricerca svolta dalla Fondazione Einaudi, i cui esiti sembrano "bocciare" i docenti italiani e i metodi da loro utilizzati. Dalla ricerca emergono due dati fondamentali e preoccupanti: il numero di alunni delle scuole secondarie che fanno ricorso a lezioni private e il numero (bassissimo) di docenti che rilasciano fattura per la prestazione fornita, dando vita ad un notevole giro d'affari in nero. A ciò bisogna aggiungere i costi, oggi spesso poco sostenibili dalle famiglie, costrette a far seguire i propri figli privatamente.

Il 50% per cento degli alunni delle scuole secondarie di secondo grado fa ricorso a lezioi private, il cui costo orario è di 27 euro l'ora; dai calcoli effettuati dalla Fondazione, sulla base dei dati raccolti, emerge che il costo annuo è di 1620 euro ad alunno.

La percentuale scende nel caso di allievi frequentanti le scuole secondarie di primo grado, attestandosi al 20% che non è un dato comunque da sottovalutare e che deve essere attenzionato.

Sommando la spesa annua delle famiglie degli  alunni delle scuole superiori (800 milioni circa) e quella delle famiglie degli  alunni delle scuole medie (80 milioni circa), si raggiunge una cifra vicina ai 900 milioni di euro annui, dei quali solo il 10% per cento viene dichiarato al fisco.

Si tratta di un dato allarmante e mortificante, considerando che noi docenti siamo in primis degli educatori, per cui dovremmo dare l'esempio di quello che dovremmo impartire prima d ogni cosa: LA LEGALITA'. 

Alla luce dei dati emersi dalla ricerca, è evidente che il Governo ha due sfide importanti da affrontare: regolamentare fiscalmente le lezioni private e, soprattutto, migliorare gli interventi didattici per quegli studenti che presentano maggiori difficoltà, facendosi carico delle spese suddette, che attualmente sono a totale carico delle famiglie.

Perché ad esempio non utilizzare al fine suddetto il neo nato organico di potenziamento? A che serve, infatti, svolgere solo dei progetti di potenziamento (non che questi non si debbano svolgere) quando il 50% degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado hanno la necessità di farsi seguire privatamente?

Certamente i dati sopra riportati non costituiscono un motivo di vanto per la nostra scuola, la cui valutazione non ha bisogno di particolari strumenti, che spesso si trasformano in un aggravio burocratico. Basterebbe  analizzare dati semplici, come quelli riportati dalla ricerca svolta dalla Fondazione Einaudi. 

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