Letteratura europea a scuola: tra identità nazionale e dialogo interculturale. La proposta dell’Accademia dei Lincei

Il presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei, Roberto Antonelli, ha ribadito l’importanza cruciale di una formazione letteraria che includa le grandi opere europee durante il convegno “Filologia, linguistica e politica” a Cagliari.
Secondo Antonelli, la letteratura italiana non può essere compresa appieno senza il confronto con le altre tradizioni del continente. “Senza l’apporto delle letterature europee, la letteratura italiana perde una dimensione essenziale”, ha affermato, sottolineando come lo studio comparato possa arricchire la didattica scolastica.
Una proposta per l’Europa: un canone condiviso
Antonelli ha avanzato una proposta ambiziosa: l’Italia dovrebbe farsi promotrice di una richiesta all’Unione Europea per introdurre l’insegnamento della letteratura europea in tutte le scuole degli Stati membri. L’obiettivo è favorire la nascita di una coscienza comune, basata su un canone condiviso, simile a quello che contribuì a unificare culturalmente l’Italia dopo il Risorgimento. “Identificare un patrimonio letterario europeo – ha spiegato – potrebbe essere il primo passo verso un sentire collettivo più coeso”.
Letteratura europea a scuola: tra identità nazionale e dialogo interculturale
L’idea di introdurre un canone letterario europeo nelle scuole solleva una questione fondamentale: come conciliare la valorizzazione delle identità nazionali con la costruzione di una coscienza continentale condivisa? La storia italiana offre un esempio significativo: dopo l’Unità, la scuola ha svolto un ruolo cruciale nel forgiare un’identità comune attraverso lo studio di autori come Dante, Manzoni e Leopardi. Tuttavia, replicare questo modello a livello europeo presenta sfide inedite.
L’Europa è un mosaico di lingue, tradizioni e sensibilità culturali, dove accanto alle grandi letterature (francese, tedesca, spagnola) coesistono patrimoni meno noti ma ugualmente vitali, come quelli catalano, gallese o friulano. Il rischio è che un approccio troppo centralizzato finisca per marginalizzare le minoranze linguistiche o le voci periferiche, riducendo la ricchezza del continente a una selezione ristretta di “classici”. Per evitarlo, sarebbe necessario un modello flessibile, capace di integrare opere rappresentative senza appiattire le differenze. Un possibile compromesso? Un nucleo comune di testi fondamentali affiancato da moduli regionali, dove ogni Paese possa approfondire anche le interconnessioni con le culture vicine.
La filologia come ponte tra le culture
Se la letteratura è il cuore della proposta, la filologia ne è lo strumento metodologico. Antonelli ha sottolineato come questa disciplina, spesso associata a un’erudizione elitaria, possa invece diventare un laboratorio di dialogo interculturale.
Confrontare edizioni critiche, analizzare traduzioni o studiare la circolazione di un testo tra Paesi diversi significa riconoscere che i capolavori non nascono in isolamento, ma sono frutto di scambi continui. Esempi concreti non mancano: il Decameron di Boccaccio ha influenzato Chaucer in Inghilterra, mentre il Don Chisciotte è un punto di riferimento per il romanzo moderno in tutta Europa. Insegnare questi legami permetterebbe agli studenti di vedere la letteratura come una rete vivente, superando la rigida divisione tra “noi” e “loro”.
Programmi come Erasmus+ dimostrano che i giovani sono pronti a questa prospettiva, ma perché funzioni nelle scuole servirebbero formazione specifica per i docenti e materiali didattici innovativi, magari digitali e multilingue.
Il progetto di Antonelli non è solo una questione di programmi scolastici: chiama in causa il ruolo della scuola come spazio di incontro, dove l’eredità del passato possa diventare un vocabolario condiviso per costruire il futuro. La sfida è trovare il giusto equilibrio tra unità e diversità, senza dimenticare che, in letteratura come in politica, l’Europa è sempre stata un’idea da reinventare.