L’Epica insegnata come fosse una realtà. Lezioni innovative di un prof

Epica, la grande sconosciuta (o quasi) nelle scuole, dovrebbe dovrebbe avere un ruolo più importante.
E’ quanto sostiene Manlio Lilli, archeologo e giornalista, in un articolo pubblicato sul FattoQuotidiano.it, dove tesse le lodi dei poemi classici del passato e l’importanza di insegnarli in maniera coinvolgente per gli studenti.
A sostegno della sua idea, racconta la reazione degli studenti quando lui, di sorpresa, entrò in una classe di prima media, recitando la prima parte del proemio dell’Eneide.
A suo dire, pochi docenti si dedicano all’Eneide, concentrandosi di più sull’Odissea e sull’Iliade pur sempre limitati a stralci anziché alle opere complete.
Un esperimento sul quale molti suoi colleghi lo avevano scoraggiato, ma senza successo. Il docente ha rivoluzionato in quella classe il modo di insegnare Epica, facendo entrare gli alunni nel periodo raccontato con un virtuale salto indietro nel tempo, affrontando così anche i problemi legati alla traduzione.
Ripercorrere il viaggio di Enea, stando al racconto di Manlio Lilli, è servito per stimolare la curiosità dei ragazzi in un parallelo con la vita di oggi, tanto che – come racconta l’archeologo giornalista – un alunno gli ha posto la domanda in cui sperava: “Professore, oggi c’è in Italia un eroe come Enea?”. “In quella domanda – si legge nel suo articolo dedicato a questo esperimento – la risposta che speravo. Che davvero l’Enea di Virgilio li abbia aiutati a crescere almeno un po’, quei ragazzi?”