Legge di Bilancio, le richieste dei singoli Ministeri ammontano a oltre 40 miliardi: scelte difficili in un quadro economico complesso. Il punto
Dopo la pausa estiva, il primo Consiglio dei ministri del governo Meloni ha acceso i riflettori sulla manovra. L’approfondimento presentato dal Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, mette in evidenza i primi calcoli e le risorse alla portata, in previsione di un vertice più ampio il 4 settembre, con i leader della maggioranza, i capigruppo di Camera e Senato.
L’equilibrio tra le richieste dei vari ministeri e ciò che è realmente disponibile nelle casse dello Stato è teso. Servirebbero infatti 25-30 miliardi per garantire il taglio delle tasse a 13,8 milioni di lavoratori, ma le richieste ammontano a oltre 40 miliardi. La situazione attuale mostra uno scarto considerevole tra la domanda e l’offerta: un “tesoretto” di 4 miliardi potrebbe aumentare se il deficit tendenziale 2023 fosse inferiore al 4,5%. Questo significherebbe 1-2 miliardi aggiuntivi.
Anche senza contare il possibile ricorso al deficit, le coperture sono limitate: 1,5 miliardi derivanti dai tagli alla spesa pubblica, 2,5 miliardi dalla tassa sugli extra profitti delle banche, 2 miliardi dalle accise e 1 miliardo dai risparmi dell’assegno unico. Sommando il tutto, si arriva a circa 13 miliardi, una cifra che non copre le promesse elettorali, come la flat tax e la modifica della Fornero.
Il Mef, dunque, dovrà decidere quali misure considerare prioritarie, sperando in una maggiore flessibilità da parte della Commissione Ue in termini di extra-deficit. Queste decisioni saranno ulteriormente chiarite con la Nota di aggiornamento al Def.
Tra le priorità del governo vi è la proroga del taglio del cuneo per i lavoratori (circa 9 miliardi) e incentivi per le aziende che assumono donne con tre figli. Sul fronte pensionistico, si prevede il mantenimento delle misure attuali, come quota 103 e Opzione donna. La riduzione delle aliquote Irpef comporterebbe un costo tra 3-4 miliardi, mentre sono previsti 6 miliardi per spese obbligatorie.
Se ci fosse margine, l’esecutivo vorrebbe prorogare la tassazione agevolata per i premi di produttività e la detassazione dei fringe benefit. Un’altra sfida è rappresentata dai contratti del pubblico impiego, scaduti nel 2021, che necessiterebbero di 2-4 miliardi. Infine, il problema degli esodati del Rdc, che con la cancellazione del Reddito da parte del governo Meloni, resteranno senza sussidio, merita attenzione.
Un quadro complesso, dunque, che vede il governo alle prese con scelte difficili e sfide significative per il prossimo futuro.