Legge di Bilancio: 30 miliardi per le bollette, ma tempi duri per la scuola: spiccioli e spending review ministeriale

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La priorità sono le bollette. Il governo è stato chiaro e non lascia spazio a fraintendimenti: la situazione è seria, occorre correre per approvare, entro il 31 dicembre, la Legge di Bilancio.

Saranno due i provvedimenti in materia finanziaria da parte dell’esecutivo. Il primo, da 9,5 miliardi, sarà il Decreto Aiuti Quater da varare a metà della prossima settimana. Il secondo, invece, sarà la Manovra 2023 da quasi 23 miliardi.

Spazio che verrà usato “in via esclusiva” per aiutare gli italiani dal caro energia e dall’inflazione come hanno spiegato ieri sera in conferenza stampa la premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

Per la scuola solo le briciole

Immaginare, dunque, interventi sostanziosi per la scuola è davvero utopistico. Non solo: i ministeri sono chiamati ad una stretta sulle spese. I risparmi dovranno essere 800 milioni di euro per il 2023, 1.200 milioni per il 2024 e 1.500 milioni dal 2025. Logico aspettarsi che anche il nuovo Ministero dell’Istruzione e del Merito dovrà fare la sua parte.

Ecco alcuni numeri macro economici che rendono bene l’idea della situazione attuale. si passa dal +3,3% della Nadef di Draghi al +3,7%, dopo il dato Istat sul Pil del terzo trimestre (+0,5%). Il deficit 2022 viene invece riportato al 5,6%, mezzo punto in più di quanto indicato dall’ex ministro Franco, sul livello del Def di marzo: questo libera i 9,5 miliardi da usare subito per il decreto Aiuti della prossima settimana (il “tesoretto” Draghi da circa 10 miliardi per l’extra gettito tributario).

Cosa aspettarsi dalla Legge di Bilancio

Alle misure non energetiche, dunque, resterà solo un quarto della manovra, che però già sappiamo che una parte dovrà essere impiegata per le pensioni, con l’obiettivo di non tornare alla legge Fornero. Nel capitolo previdenziale potrebbe essere previsto anche un sistema di incentivi, sotto forma di sconti dei contributi a carico dei lavoratori, per favorire la permanenza in azienda per gli over 63. Poi la legge di bilancio da approvare entro la fine dell’anno ci sarà spazio per diverse iniziative di Governo già annunciate: l’ampliamento della Flat Tax per gli autonomi e i correttivi sul reddito di cittadinanza per esempio.

Pertanto, allo stato attuale, se il quadro dovesse essere davvero quello prospettato, per la scuola non rimarrebbero che le briciole. Nella migliore delle ipotesi.

Il primo pensiero va al rinnovo contrattuale che in tale scenario rischia di diventare ancora più problematico: posto che il rinnovo del CCNL al momento prevede le risorse stanziate dalla precedente Manovra, la speranza dei sindacati è sempre stata quella di poter ottenere qualche risorsa in più per il contratto scaduto.

Si attende nel frattempo una risposta in merito alla questione di circa 340 milioni in più provenienti dal MOF: come sappiamo, infatti, nel corso del rinnovo del CCNI del salario accessorio, è stato raggiunto l’accordo spinto da mesi dai sindacati, di spostare una parte della cifra prevista per il MOF al contratto scuola.

Come abbiamo spiegato in precedenza, il Presidente dell’ARAN nel corso dell’incontro con le organizzazioni sindacali del 18 ottobre, ha informato che l’integrazione dell’atto di indirizzo, che prevede per la messa a disposizione delle risorse riguardanti la valorizzazione del personale della scuola, circa 340 milioni, sta completando il suo iter ed è attualmente al MEF.

In tale prospettiva le organizzazioni sindacali dovranno valutare con attenzione tale realtà e cioè che quelle risorse aggiuntive non saranno presenti quasi sicuramente. Quindi appare quasi impossibile ottenere qualcosa in più per questo contratto e l’ipotesi di firmare subito un contratto ponte, come sostenuto dal sindacato Anief, non appare più così irrealistica.

Gli oltre 300 milioni dal MOF non incideranno molto sulla busta paga in base alle stime complessive e siamo infatti abbondantemente lontani dalle 3 cifre che chiedevano i sindacati. A conti fatti bisogna considerare che i docenti in busta paga potrebbero ricevere una cifra compresa fra i 15-20 euro circa in più. La base di partenza è, come sappiamo, un aumento medio di circa 50-60 euro netti in busta paga a cui bisognerà aggiungere, dunque, le risorse provenienti dal salario accessorio.

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