Legge 107/2015: immissioni in ruolo, declassamento attraverso algoritmo. Lettera

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Gentile Ministro Giannini, mi chiamo Antonella Cabriolu e Le scrivo per chiedere un intervento in merito a una situazione professionale e personale particolarmente penalizzante, verificatasi a seguito dell’applicazione della L. 107/2015 e che è già stata portata all’attenzione del Suo Ministero.

Gentile Ministro Giannini, mi chiamo Antonella Cabriolu e Le scrivo per chiedere un intervento in merito a una situazione professionale e personale particolarmente penalizzante, verificatasi a seguito dell’applicazione della L. 107/2015 e che è già stata portata all’attenzione del Suo Ministero. Brevemente, faccio una premessa che inquadra i dati oggettivi della questione: da trenta anni (dal 1986) faccio l’insegnante nella Scuola Secondaria di Secondo grado.  Sono stata immessa in ruolo, con decorrenza giuridica 01/09/2015, ai sensi della Legge 107/2015 art. 1 Comma 98 lettera C da Graduatoria a esaurimento della provincia di Venezia, nella quale risultavo iscritta per le tre Classi di Concorso, con relativa abilitazione all’insegnamento, come di seguito specificato: – A075 Dattilografia e Stenografia – Titolo di studio richiesto: Diploma Scuola Media Superiore – A076 (Ambito disciplinare AK06 comprendente A075 e A076) Trattamento testi, Calcolo, Contabilità elettronica e applicazioni. Gestionali – Titolo di studio richiesto: Diploma Scuola Media Superiore – A036 Filosofia, Psicologia e Scienze dell’Educazione Titolo di studio richiesto: Laurea V.O. o Laurea Magistrale

L’immissione in ruolo è stata effettuata sulla Classe di Concorso A075, risultante con il punteggio più alto, poiché nel Modulo su Istanze online, all’atto dell’accettazione della proposta di assunzione, non mi è stata data la possibilità di scegliere in quale Classe di Concorso essere assunta. Ritengo che tale possibilità avrebbe dovuto essere prevista, in modo esplicito dalla  L. 107/2015, benché se ne possa desumere l’intenzione a una lettura più attenta e approfondita dei commi 100 e 101, che non escludono espressamente la possibilità di tale scelta.  Non avendo alcuna competenza in merito alla lettura e all’interpretazione adeguata del dettato legislativo e delle intenzioni del legislatore, ho dato mandato a un avvocato giuslavorista che sta predisponendo un ricorso da presentare al Giudice del Lavoro sull’immissione in ruolo.. Faccio presente che, sulla base del punteggio in Gae, dove risultavo al secondo posto, nella classe di concorso A036, sarei stata destinataria di una proposta di assunzione, poiché uno dei tre posti è stato assegnato a un docente dell’Ambito nazionale,  con un punteggio inferiore di 60 punti al mio.  

A seguito delle operazioni di mobilità interprovinciale del 13 agosto c.a., sono stata trasferita, per la classe A075, in un’altra provincia distante circa 100 km dalla mia residenza, su una COE formata da ore su tre scuole delle quali una in altro ambito territoriale (cosa non consentita dalla normativa) e raggiungibile dalla mia residenza in oltre due ore di treno e in oltre un’ora e mezzo dalla sede di titolarità, tenendo conto dell’obbligatorietà del trasferimento di residenza in tale provincia e una in una sede carceraria. A rendere ancora più difficilmente accettabile tale situazione, il quadro dei trasferimenti effettuati nella prima provincia da me richiesta per la classe di concorso A036 ha visto tre assegnazioni di titolarità a docenti con un punteggio di mobilità inferiore al mio.  Questi i dati “tecnici” della situazione a cui si aggiungono alcuni elementi che attengono alla sfera esistenziale e che incidono non solo sull’ambito professionale ma anche su quello dei diritti della persona, primo tra tutti quello dell’autodeterminazione legata alle scelte di vita e al proprio benessere bio-psico-sociale.  Sarò breve, poiché si tratta di concetti così semplicemente densi di significato che non richiedono né approfondimenti né lunghi giri di parole per essere spiegati.

Dal primo anno di insegnamento (1986) il mio percorso formativo e professionale ha avuto una progressione e un arricchimento attraverso il conseguimento della Laurea, la partecipazione a Corsi di specializzazione, Master, Corsi di formazione svolti presso Università e Enti formativi, relativamente all’area che stava diventando per me più significativa e di maggior interesse sia professionale sia personale nell’ambito della disciplina Filosofia, Psicologia e Scienze dell’Educazione (A036). Preciso che, oltre all’interesse personale, la scelta di un percorso formativo diverso da quello per la Classe di Concorso A075, era stata resa quasi obbligata dalla difficoltà di avere assegnazioni di cattedra, poiché la disciplina stava diventando in esubero in quasi tutte le province e le possibilità di lavorare si riducevano di anno in anno, rendendo ulteriormente precaria una situazione lavorativa già caratterizzata da mancanza di stabilità e  sedi di servizio molto distanti dalla mia abitazione, anche 100 Km in qualche caso. Questo spiega, in parte, il motivo per il quale non ho trenta anni di anzianità di servizio ma solo venti, dieci dei quali continuativi nella classe di concorso A036.  Finalmente, dal 2007, anno in cui ho frequentato la SISS all’Università di Venezia e di Padova conseguendo l’ultima abilitazione per la A036, ho cominciato a insegnare la disciplina per la quale avevo fatto il mio percorso di formazione, conciliando le esigenze della famiglia con tre figli piccoli, gli impegni legati all’insegnamento e lo studio.  
 
Ho continuato a insegnare la disciplina fino all’attuale anno scolastico, con grande impegno e passione e conseguendo risultati riconosciuti e apprezzati sia dagli utenti (nell’ultimo quinquennio anche nell’ambito dell’IDA Istruzione degli Adulti), sia dai Dirigenti Scolastici, sia dai colleghi con i quali ho lavorato e collaborato nelle diverse Istituzione scolastiche. Poi, finalmente, nel 2015, lo Stato decide che il mio precariato di 30 anni è, giustamente, giunto al termine e io ne sono felice, considerando che fra non molti anni terminerò il mio percorso lavorativo per raggiunti limiti d’età, e mi predispongo a leggere la tanto agognata proposta di immissione in ruolo.  Inutile dire della delusione, dello sconforto, del senso di impotenza e di frustrazione conseguenti alla lettura della Classe di concorso di immissione ma poiché tali risvolti assumono valenza soggettiva e intima, un doveroso riserbo mi spinge a tacerne.  

Tutto quello per cui avevo lavorato, lottato e quello a cui mi ero dedicata per insegnare una disciplina che mi appassionava e che mi permetteva di esprimere le capacità e le competenze acquisite, in un’ottica di servizio all’utenza per il raggiungimento da parte di studenti e adulti di traguardi personali e di successo formativo, veniva vanificato e azzerato da una “dimenticanza” dell’algoritmo che non aveva previsto la possibilità di scelta tra classi di concorso con diverso inquadramento.  Mi si obbligava a tornare indietro di quasi trenta anni, a insegnare una disciplina di laboratorio con procedure e metodologie didattiche ormai non più conosciute in modo adeguato sotto l’aspetto del processo di insegnamento, trattandosi di materia in continua, rapida e costante evoluzione. Inoltre, le mie scelte professionali erano andate in altre direzioni e in altre aree della conoscenza, ritenendo non più gratificante né portatore di valore, per me, l’insegnamento di una disciplina tecnico/pratica. Come se non bastasse questo demansionamento che non considerava il percorso formativo di lunghi anni,  anche l’inquadramento retributivo ha subito una  variazione penalizzante, con una riduzione significativa della retribuzione,  contravvenendo a quanto disposto dal Codice Civile all’articolo 2103 c.c., modificato dall’art. 13 Legge n.300/70 che recita: “Il prestatore di lavoro deve essere adibito [omissis] a mansioni equivalenti alle ultime effettivamente svolte, senza alcuna diminuzione delle retribuzione […]”.  L’inquadramento retributivo degli ultimi nove anni è stato da Docente laureata e non da Docente diplomata. Specificare l’ammontare della diminuzione di retribuzione non dà alcun elemento aggiuntivo per meglio definire i termini della questione  Nelle “Indicazioni operative per l'individuazione dei docenti trasferiti o assegnati agli ambiti territoriali e il conferimento degli incarichi nelle istituzioni scolastiche” del MIUR del 22/07/2016, la nuova procedura “Individuazione per competenze”, specifica chiaramente  lo spirito della L. 107/2015 quando afferma che:   “L'individuazione da parte del Dirigente scolastico dei docenti trasferiti o assegnati nell'ambito territoriale in cui è collocata l'istituzione scolastica […] darà ai docenti l'opportunità di vedere valorizzate le esperienze e i percorsi professionali che si sono costruiti negli anni. Questo a garanzia di un'offerta formativa che pianifica la  progettualità per consentire agli alunni e agli studenti di raggiungere il successo formativo”

 
 E ancora, in riferimento alle competenze del docente, il MIUR sostiene che:    
“La tipologia di competenze che si suggerisce di valorizzare è quella che fa riferimento alle esperienze, dal momento che la professionalità docente si costruisce e si caratterizza in modo qualitativamente differente a seconda dei contesti scolastici in cui si è lavorato. Essere insegnante significa mettere insieme conoscenze disciplinari e pedagogiche, che si trasformano in competenze didattiche e metodologiche nei contesti reali delle classi e delle scuole in cui si lavora. Inoltre numerose ricerche internazionali hanno definitivamente riconosciuto come gli aspetti organizzativi del tempo e dello spazio, il clima relazionale, le modalità di gestione siano direttamente connessi allo sviluppo professionale dei docenti. […] La formazione è uno strumento fondamentale per sviluppare e consolidare le competenze professionali dei docenti, tanto che nella Legge 107/2015 diviene strutturale, obbligatoria e permanente, individuale e collegiale”  

Nei miei confronti, niente di tutto ciò è avvenuto. Il “merito”, così tanto presente nelle dichiarazioni del Governo, non viene riconosciuto, così come vengono disattese le legittime aspettative di una professionista della P.A. che ha contribuito, nei lunghi anni di precariato, al buon funzionamento della Scuola pubblica.  E non mi si venga a dire, come è capitato in una sede istituzionale, che non devo avanzare pretese e che devo essere contenta e accontentarmi di essere stata immessa in ruolo!  Non entro nel merito di questa affermazione per non screditare, ancora una volta di più, l’operato di certi Funzionari dello Stato. Il mio non è l’unico caso in Italia, ma fortunatamente siamo solo in due, non avendo ricevuto altre segnalazioni.   Un altro docente di Catanzaro, il prof. Fabio Guarna, è nella mia stessa situazione, in altra classe di concorso In data 22 dicembre 2015 è stata presentata un’Interrogazione parlamentare dagli Onorevoli Morra, Endrizzi, Moronese , Puglia , Mangili, Paglini, Taverna, Serra, Donno (Atto n. 4-05017), il cui testo si può leggere a questo link:  
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Sindisp&leg=17&id=955028  
alla quale Lei, Ministro Giannini, non ha ancora dato risposta.  Anche il Presidente della Repubblica, al quale il prof. Guarna ha inviato una lettera, si è impegnato a informare il Ministero di tale anomala situazione. 

 La stampa nazionale, alcune testate giornalistiche sindacali e qualche social  network  si sono  interessati al caso, pubblicando la notizia,  e la Gilda degli Insegnanti ha espresso solidarietà al prof. Guarna, chiedendo spiegazioni all’Onorevole Faraone, informato della situazione.  Fino a oggi, né il collega né io abbiamo ricevuto alcun riscontro da parte del MIUR.   Anche il prof. Guarna ha adito le vie legali per veder riconosciuto il proprio diritto a un’immissione in ruolo per classe di concorso diversa.  

Adesso, in mancanza del necessario e non più rinviabile intervento da parte del MIUR, l’unica speranza è riposta nell’Assegnazione provvisoria interprovinciale (non mi è stato possibile  richiedere l’utilizzazione in altra classe di concorso poiché, essendo impegnata in questo anno scolastico nella classe A036, non ho potuto svolgere l’anno di prova), in mancanza della quale sarò costretta a un trasferimento di provincia, con aggravio di spese, in una situazione ambientale e logistica totalmente sfavorevole e penalizzante, con inevitabili ripercussioni negative sia per la mia famiglia sia per me, mettendo in pericolo il mio equilibrio psico-fisico, con rischio di burnout o di altre sindromi ansiose.  Il prezzo da pagare per la stabilizzazione, peraltro richiesta dalla Corte di Giustizia europea sulla base della direttiva comunitaria 1999/70/CE, mi sembra davvero troppo alto! Altri docenti saranno costretti a trasferirsi ma andranno a insegnare la disciplina che hanno scelto di insegnare e non quella decisa da un algoritmo.  

Gentile Ministro, nei numerosi momenti di sconforto ho pensato di lasciare l’insegnamento o di chiedere aspettativa ma non l’ho fatto, perché mi piace insegnare e sono convinta di poter dare ancora un utile contributo alla Comunità scolastica.  Chiedo solo che lo Stato mi metta in condizione di svolgere il mio lavoro in modo adeguato e competente per l’utenza, gratificante per me, significativo e portatore di valore per la Scuola e per la società. In attesa di un cortese riscontro e di un intervento risolutivo,

La saluto cordialmente   
Antonella Cabriolu 

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