Le tre regole per essere genitori autorevoli, Pellai: “Educare i figli a collaborare anziché a diventare dei supereroi individualisti”

Essere dei buoni genitori è una delle sfide più impegnative che una persona possa affrontare. In un’epoca in cui i giovani sembrano più infelici e problematici che mai, molti si chiedono se esistano delle regole per essere genitori autorevoli e se sia possibile allenarsi per migliorarsi in questo ruolo.
Ne ha parlato lo psicoterapeuta e autore Alberto Pellai durante una puntata de “Il Volo del Mattino” con Fabio Volo, presentando il suo ultimo libro “Allenare alla vita. I dieci principi per ridiventare genitori autorevoli”.
Pellai ha evidenziato il paradosso in cui si trovano le mamme e i papà del terzo millennio: pur cercando di crescere i figli più felici di sempre, gli indicatori della salute mentale dei ragazzi sono tra i peggiori di sempre. Qualcosa non ha funzionato nell’allenamento alla vita impartito ai figli negli ultimi 15-20 anni. Un ruolo importante lo hanno avuto smartphone e social media, che hanno impattato negativamente sul benessere dei giovani, portandoli a trasferire gran parte della loro vita nel mondo virtuale.
I ragazzi di oggi spesso preferiscono interagire online piuttosto che di persona, giocando ai videogame invece che a giochi di movimento come il nascondino. Ma questo, avverte Pellai, porta a una “deprivazione sociale”: mancano il contatto fisico, lo sguardo negli occhi, i conflitti della vita reale che sono fondamentali per la crescita. Inoltre, il mondo virtuale dà gratificazioni istantanee che creano dipendenza.
Le tre regole per essere genitori autorevoli
Come fare allora per essere genitori in grado di guidare i figli fuori da queste dinamiche negative? Pellai indica tre principi fondamentali:
- Fare attenzione più al percorso che al traguardo, concentrandosi sul processo di crescita piuttosto che solo sui risultati finali.
- Coltivare la dimensione spirituale, aiutando i figli a porsi le grandi domande sul senso della vita.
- Sostenere il passaggio dall’io al noi, educando i figli a collaborare anziché a diventare “supereroi” individualisti.