“Le parole fanno più male delle botte, la sicurezza digitale è una sfida epocale”: le parole di Paolo Picchio, presidente della “Fondazione Carolina”

Interessante tavola rotonda sul tema “Educazione digitale. Confronto su strategie comuni e margini di miglioramento” organizzato in occasione della visita, a Palermo, di Paolo Picchio, papà di Carolina e presidente onorario della fondazione Carolina. Carolina, la prima vittima riconosciuta di cyberbullismo in Italia. Dopo la scomparsa della figlia, Paolo Picchio si è battuto per l’approvazione della prima legge a tutela dei minori sul web, dedicata proprio a Carolina Picchio. Ad organizzare l’evento l’associazione “Genitori connessi” e la scrittrice Cetty Mannino referente di “Fondazione Carolina” per la sicilia. L’appuntamento si è svolto a palazzo Ziino, in via Dante a Palermo. Presenti, tra gli altri, anche loro relatori Rosi Pennino e Antonella Territo, assessori della Città Metropolitana di Palermo, Francesco Zanca, dell’Associazione “Genitori Connessi”, gli attori Giada Costa e Giuseppe Vignieri , del Teatro Libero, Francesco Ferrara del “Progetto Indipendenza”.
L’amministrazione comunale invita a fare rete e il valore de “la bellezza della diversità”
“Necessita mettere a sistema le tante agenzie che operano sul territorio comunale, e non solo in questo” ha commentato l’assessore all’Innovazione Antonella Territo, presente all’evento con la determinazione di un ente locale in prima linee accanto ai genitori, alle scuole, agli altri attori del sistema educativo, formativo e sociale. Rosi Pennino, assessore alla sanità e ai servizi sociali della Città Metropolitana di Palermo ha sottolineato, invece, “la centralità della famiglia, con un’attenzione costante alla capacità genitoriale. Percorso, questo, che ci permette di parlare, così, di inclusione, di integrazione, di accettazione dell’altro”. “Io ritengo – ha continuato nel suo brillante intervento l’assessore Pennino – che è necessario lavorare per dare nuovamente valore, con più intensità di prima, alla bellezza della diversità”. Di rilievo l’annuncio dell’assessore Pennino “firmeremo, a breve, un protocollo di intesa tra il comune e associazione finalizzato a: definire proposte congiunte per sostenere iniziative volte a promuovere azioni di sensibilizzazione sui rischi legati all’utilizzo scorretto e inconsapevole dei nuovi media; promuovere iniziative e attività per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo; definire e promuovere opportunità di formazione e sensibilizzazione sui temi dell’utilizzo corretto dei nuovi media”.
Il cyberbullismo deve essere affrontato da tutta la società, ognuno con le proprie competenze
Parlare di cyberbullismo senza parlare di tutti i fattori che ruotano intorno al fenomeno significa spostare le responsabilità senza affrontare realmente il problema. “Il cyberbullismo – ha affermato la giornalista e sociologa Cetty Mannino responsabile per la Sicilia della “Fondazione Carolina” deve essere affrontato da tutta la società, ognuno con le proprie competenze, e soprattutto bisogna fare rete con le istituzioni, le forze dell’ordine, le associazioni senza tralasciare nessuno. Per parlare di cyberbullismo occorre, dunque, capire che questo fenomeno è la causa di una mancata educazione digitale, ma è soprattutto di una macata educazione all’empatia e al rispetto altrui, valori che prescindono dal digitale. Ancora oggi in tutt’Italia, ovviamente Sicilia compresa, accadano tragici fatti che vedono protagonisti bambini, questo ci fa capire che c’è ancora tanto da fare e che solo attraverso la prevenzione e il dialogo è possibile contrastare il fenomeno. Questa è la missione di Fondazione Carolina, da oggi anche in Sicilia”.
“Le parole fanno più male delle botte”
Di rilievo l’intervento di Paolo Picchio. “Le parole fanno più male delle botte” ha affermato Paolo Picchio nel ricordare le parole, toccanti, scritte dalla figlia prima di gettarsi dal balcone “in una notte senza stelle, dopo aver visto un video sul web mentre alcuni coetanei giocavano con il suo corpo privo di conoscenza” ha continuato Paolo Picchio. “Sotto quelle immagini migliaia di offese e derisioni da parte di persone che neppure conosceva, per la sola “colpa” di non essere abituata a bere alcolici. Quei commenti, le fecero più male del tradimento dei suoi amici. Più male dei postumi della sua prima sbornia, più male di una prima storia d’amore che finiva, “più male delle botte” che la vita le poteva riservare. Ho perso una ragazza fantastica, ricolma di amore per la vita: studentessa modello, sportiva e generosa. Se hanno colpito lei, così forte e vincente, tutti sono a rischio… Questo ho pensato quando mi sono impegnato per l’approvazione della prima legge europea in materia di cyberbullismo, ispirata dalla tragedia di Carolina e a lei dedicata da tutte le forze politiche”.
Avevamo aperto la strada verso un orizzonte nuovo, quello della sicurezza digitale
Nel ricordare il suo impegno ha ricordato che “Ma non bastava! Avevamo posato solo la prima pietra di un percorso lungo e straordinario. Avevamo aperto la strada verso un orizzonte nuovo, quello della sicurezza digitale. Una sfida epocale, che mi ha spinto a costituire una fondazione che riunisse tutti le persone che mi stavano aiutando: professionisti riconosciuti, che oggi mi onoro di chiamare amici, accomunati da un limpido spirito di servizio. Una grande squadra, dalle molteplici competenze, capace di rapportarsi con le istituzioni e con l’esperienza necessaria per dialogare senza timidezze con i colossi del web. Il mio grazie va a loro, straordinari compagni di viaggio. Da solo non ce l’avrei mai fatta, perché sono soltanto un padre che ha raccolto il sordo grido di dolore di una figlia meravigliosa, affidandolo a una Fondazione che porta il suo nome. Dopo le prime interviste e i miei pubblici appelli per aprire gli occhi e riconoscere i gravi pericoli che il cyberbullismo rappresenta nella vita dei nostri ragazzi, ricordo le prime esperienze nelle scuole per testimoniare la storia di Carolina. In pochi sanno che sono stati proprio quei ragazzi e quelle ragazze a darmi l’energia, a farmi reagire, a mettere in moto tutto questo. Io ero a pezzi, ma nei loro abbracci ho trovato il calore di mia figlia, ritrovando la forza della speranza. Da allora abbiamo incontrato, anche online, oltre 120 mila studenti, formando migliaia di insegnanti e genitori. Poi la pandemia ha bloccato tutto! La DAD ha confinato i nostri figli, amplificando il loro disagio sul web. Su internet i casi di violenza sono più che triplicati, a fronte di crescenti fenomeni quali: Dipendenza dal web; Challenge estreme; Sexting. Con il primo lockdown 2020 è cresciuto anche il cyberbullismo, verso i propri compagni, ma soprattutto verso gli insegnanti, più esposti durante le lezioni online”.
Il disagio dei teenager non può diventare argomento da salotto
“Oggi – ha continuato Paolo Picchio – tutti hanno “scoperto” il cyberbullismo. Conferenze, libri, pubblicità progresso si rincorrono ogni giorno con l’ansia di definire un’intera generazione. Il disagio dei teenager non può diventare argomento da salotto, ma è un segnale che dobbiamo intercettare. Ecco il motivo della nostra azione a 360 gradi, con interventi a tutela delle vittime, ma anche per il recupero dei bulli. Perché un solo un ragazzo pentito rappresenta una chiave per aprire qualsiasi cuore. Una porta che agli adulti resterà sempre preclusa, fintanto che non diventeremo i primi follower dei nostri ragazzi”.
Nell’educazione digitale dei ragazzi e delle ragazze, l’anello debole è proprio quello dei genitori
Francesco Zanca, dell’Associazione “Genitori Connessi” ha sottolineato come “nell’educazione digitale dei ragazzi e delle ragazze, l’anello debole se non quello mancante della catena composta dai vari educatori, è proprio quello dei genitori. Perlopiù inesperti, spesso impreparati, difficilmente coinvolti, i genitori oggi non riescono a seguire come dovrebbero i loro figli nel loro percorso di approccio agli strumenti digitali e ai contenuti del web esponendoli loro malgrado a rischi e pericoli che potrebbero essere evitati o presi per tempo”. Ed entrando nel merito della nascita dell’associazione ha ribadito come l’associazione prende vita “per coinvolgere altri genitori al fine di creare una comunità responsabile e consapevole per fare del web un luogo ideale da vivere in piena armonia e dove sfruttare le meravigliose opportunità riducendo al minimo i rischi e i pericoli per i nostri figli e le nostre figlie. La parola d’ordine deve essere prevenzione. Siamo Genitori Connessi: Connessi alla rete che fa parte della nostra vita quotidiana e che è fonte di risorse importanti; Connessi tra di noi per creare una sinergia di intenti verso un futuro più sostenibile; Connessi ai nostri figli per fare questo cammino insieme in uno scambio di idee ed esperienze che ci arricchisca reciprocamente, mettendo al centro il dialogo; Connessi al territorio per lavorare insieme alle altre realtà presenti creando una rete virtuosa di collaborazioni”. E concludendo il suo seguitissimo intervento “La mission di Genitori Connessi e coinvolgere i genitori per renderli consapevoli dei rischi che i nostri figli e le nostre figlie corrono sul web. Lo facciamo non da esperti, ma da genitori consapevoli ed informati portando la testimonianza concreta che, come noi anche tutti gli altri genitori possono informarsi e fare comunità. Un web sicuro e produttivo è possibile solo se bambini, bambine, ragazzi e ragazzi, insieme ai genitori diventano consapevoli delle grandi potenzialità del web, dei tempi giusti di utilizzo e dei rischi correlati ad jn uso sbagliato. Importantissimo anche recuperare valori come empatia, solidarietà, gentilezza ed altruismo per sconfiggere l’hate speech e recuperare rapporti sani anche online”.
“Connessi”: Storie di cyberbullismo
Viene dal teatro “Libero di Palermo” il messaggio forte ad ascolare i figli senza pregiudizi, come dice Giuseppe Vignieri, l’attore presente all’evento, “in silenzio”. Quell’ascolto improntato alla vera ricerca della comunione di percorsi. “Connessi” è lo spettacolo con Giada Costa e Giuseppe Vignieri che, in più di settanta repliche, ha incontrato migliai di giovani palermitani e non solo quelli. “La tecnologia è entrata nella quotidianità dei ragazzi, offrendo opportunità di crescita, cambiando abitudini e comportamenti, sino ad introdurre nuove modalità di comunicare e stare in contatto con il mondo. Eppure, questo “entusiasmo tecnologico” non ha tardato a mostrare il suo lato oscuro: fenomeni di prepotenza in rete come il cyberbullismo, si alimentano in un silenzio fatto di isolamento, assenza di contatti e offerte di aiuto. Le violenze virtuali tra ragazzi, producono danni sulle vittime gravi e duraturi a cui tutti possiamo contribuire a reagire, ascoltando, offrendo una guida su come muoversi in sicurezza, necessaria per evitare i rischi della navigazione e dei suoi processi identitari, affettivi, relazionali. Connessi è uno spettacolo interattivo in cui gli spettatori guideranno, attraverso la risposta a dei sondaggi, lo svolgimento della trama e le decisioni dei personaggi”. “Bisogna ascoltare i nostri figli in silenzio (…) cominciando a capire i valori del loro mondo” ha affermato Giuseppe Vignieri. “Manca l’empatia e dobbiamo riappropriarcene” ha commentato l’attrice Giada Costa.
Ha concluso i lavori Francesco Ferrara del “Progetto Indipendenza”.