“Le FAD? Una guerra tra poveri. Se prendi una supplenza a 70 chilometri da casa per uno spezzone di 8 ore, ci paghi la benzina”. INTERVISTA al professore Francesco Pileggi

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“Ho letto alcune vostre interviste e mi ci rivedo – ammette Francesco– Quello che non hanno capito i legislatori è che la nostra professione è unica ma anche paradossale”. E questo perché “a differenza di medici, infermieri, carabinieri e altre professioni nel pubblico, il mancato superamento di un concorso non vieta a nessuno di continuare a fare il docente, toglie solo la possibilità di fare progetti di vita e realizzarsi. Ma un bravo docente, così come un pessimo docente, continuerà a insegnare e a formare giovani generazioni con tutta la frustrazione che questa condizione di precariato perenne produce. Mi sembra che questa sia una di quelle cose che non dice mai nessuno”.

Il professor Francesco Pileggi, ha 37 anni, è originario di Messina ma ormai vive a Milano dai tempi dell’università. E’ qui, nel capoluogo lombardo, che lui ha costruito la sua vita, la sua famiglia, la sua professione. Dopo anni di dottorato all’università IULM di Milano come assistente esaminatore nel Corso Linguaggi del Cinema, nel 2017 inizia a insegnare a scuola grazie a una mad. In quell’anno capita di essere assunto, quasi per caso, in una scuola primaria, in zona San Siro. “E’ stato piacevole”, ammette oggi. “Lavorare con molti bambini stranieri in una scuola multietnica è stata un’esperienza costruttiva”. Pileggi s’iscrive poi nelle Gps e dal 2020 insegna le sue materie, Italiano e Storia, A012, A022, un po’ alle medie, un po’ alle superiori, tra lettere e sostegno. Oggi anche lui, assieme a tanti altri colleghi che sono in analoga situazione, si trova alle prese con le incertezze di una possibile assunzione a tempo indeterminato dopo essere stato ritenuto idoneo alle recenti prove del concorso PNRR.

Abbiamo raccontato e continuiamo a raccogliere le lamentele di quanti si sentono danneggiati e frustrati da un sistema che li penalizza e che ha portato in piazza un esercito di lavoratori e con essi le istanze di persone che devono fare i conti anche con i costi indotti da trasferimenti, alberghi, corsi abilitanti e disagi di ogni genere. La mobilitazione nazionale del mese scorso aveva l’obiettivo di ottenere il riconoscimento delle competenze di chi ha superato le prove concorsuali, chiedendo la pubblicazione di graduatorie di merito trasparenti e la fine dell’incertezza lavorativa. I partecipanti, come pure abbiamo riportato nei giorni scorsi, continuano a chiedere “un sistema equo e dignitoso, che valorizzi il lavoro degli insegnanti, senza trattarli come numeri in graduatorie opache o strumenti di profitto per enti privati”. È stato a più riprese chiesto il sostegno delle principali organizzazioni sindacali e delle istituzioni. Si chiede stabilità lavorativa, riconoscimento dell’idoneità e della graduatoria di merito e a scorrimento per gli idonei PNRR 23/24, pubblicazione di graduatorie di merito trasparenti e rispettose dei principi di equità, riconoscimento dell’idoneità per chi ha superato le prove. “La cosa assurda – lamenta un altro insegnante – è che siamo risultati idonei a queste classi di concorso ma dobbiamo partecipare al prossimo: è frustrante, se si pensa anche alle spese di trasporto, a quelle per gli alberghi, al dispendio di energie e di forze. Si insegna senza serenità. Confidiamo in un’auspicabile apertura verso noi idonei. Chiediamo una graduatoria per gli idonei a scorrimento e l’annullamento del prossimo concorso”. E ancora: “Se lo vinci o se non lo vinci devi fare corso abilitante organizzato dalle università, corsi che sono a pagamento che vanno da 2000 a 2500 euro. Io non l’ho fatto per motivi economici e non potrò farlo nemmeno in futuro, sempre per motivi economici. Già a luglio scorso ho dovuto rinunciare, non potevo chiedere 2500 euro alla mia famiglia che già mi sostiene fuori sede, visto che quest’anno non ho ancora una supplenza”. E ancora: “Avrebbero dovuto aspettare e lasciare le cose com’erano per quest’anno e immettere in ruolo in settembre 2025 in modo da garantire la continuità a gli alunni e l’inizio della programmazione didattica nei tempi poiché ancora oggi ci sono convocazioni e mancano gli insegnanti”.

E pensare, dice qualcun altro, che “il concorso PNRR era stato pensato e indetto per superare il precariato ma paradossalmente non funziona e finisce per premiare magari chi ha svolto il servizio civile universale, che avrà diritto a una quota di riserva di posti a svantaggio dei precari che hanno fatto il concorso e a quelli che hanno lavorato da anni nella scuola”.

Professor Francesco Pileggi, facciamo un passo indietro. Cosa si prova, sul piano professionale, passando dall’università alla scuola primaria?

“Subito avevo pensato che sarebbe stato molto particolare passare da studenti di 25 anni a bambini di quarta primaria, invece s’è rivelata un’esperienza piacevole e costruttiva che mi ha arricchito molto dal punto di vista umano”.

Ora dove lavora?

“Sto insegnando attraverso una nomina da Gps come sostegno a scuola media presso l’istituto comprensivo Capponi. Ho un incarico al 30 giugno dopo una breve supplenza fino ad avente diritto. Ho lasciato la precedente cattedra fad di fronte alla chiamata da Gps”.

Quali sono le sue aspettative per l’imminente futuro?

“Ho superato entrambe le classi di concorso A012 e A022 tra maggio e giugno, ho saputo di essere idoneo, ora attendo di sapere se sono in posizione utile per il ruolo. L’aspettativa è che si sappia qualcosa entro dicembre e pare che i ritardi sia dovuti al fatto che ci siano colleghi che per vari motivi stanno sostenendo le prove suppletive. Mentre per altre classi di concorso in tanti hanno saputo e hanno firmato il contratto a tempo indeterminato, io pero ora attendo”.

Che cosa non la convince?

“Intanto non mi piace il fatto di essere tenuti sospesi in questa attesa indefinita da parte di un Ministero che ha aggiunto il merito alla propria denominazione ma che nei fatti non valuta il merito né per le Gps, né per i concorsi, dal momento che anche chi potenzialmente potrebbe arrivare primo nelle graduatorie di merito (GM) potrebbe non avere la facoltà di scelta perché dall’alto hanno deciso che chi ricopre un posto fino all’avente diritto resterà su quel posto”.

Faccia un esempio concreto

“Se ad esempio fossi chiamato per primo da GM non potrei scegliere la cattedra ambita qualora la medesima fosse coperta da una supplenza fad. E paradossalmente quella cattedra potrebbe essere poco gradita anche a chi fosse temporaneamente su quella supplenza ma comunque sarebbe assegnata d’ufficio. Questa non è meritocratica: le procedure in questione potrebbero lasciare scontento sia me sia l’altra persona. Non contesto in assoluto tutto questo: per l’anno in corso si potrebbe anche accettare, anche per garantire la continuità didattica agli studenti ma è chiaro che estenderla a un vincolo triennale diventa penalizzante”.

E questa è una novità?

“Per quanto ne so è una novità assoluta. Tutte queste cattedre accantonate quali fad, che andranno al massimo fino al 31 dicembre, non sono state date a Gps e così facendo i posti disponibili in Gps sono stati molto ridotti e molta gente pur con punteggi molto alti – in quanto si tratta di docenti precari storici – è rimasta senza una cattedra”.

Secondo lei le fad sono un problema?

“La formula delle fad sembra una guerra tra poveri. Non è accettabile, non è dignitoso, non è giusto neppure nei confronti degli studenti. Se io dovessi risultare vincitore di concorso e la presa di servizio avvenisse l’8 gennaio prossimo e dovessi prendere una quinta liceo, in quali condizioni avrebbe lavorato quella classe durante quest’anno scolastico? Non mi sembra un progetto che fa bene agli studenti”.

Che cosa propone?

“Per quest’anno occorrerebbe lasciare lo status quo, garantire la continuità didattica, rimandando la scelta della scuola di servizio all’anno successivo consentendo di iniziare l’anno di prova a settembre…”

L’anno di prova sarà svolto in corso d’opera?

“Penso di sì anche se non sono sicuro. E poi c’è la questione delle graduatorie di merito, che non vengono pubblicate, ma sarebbe più corretto pubblicarle per una questione di trasparenza e di chiarezza. Certamente si può accedere agli atti, ma perché non renderle pubbliche immediatamente?”

Lei dice che si chiede ai docenti di essere dei supereroi.

“Poiché il concorso non è abilitante, occorre frequentare corsi abilitanti con dispendio economico e di tempo e magari non è neanche sotto casa. E’ previsto un numero di ore ampio in presenza e si deve passare dalla compatibilità con gli impegni scolastici che spesso sono gravosi. E davvero non si capisce perché ai docenti si chieda sempre di essere appunto dei supereroi in grado di fare tutto”.

A differenza di tanti suoi colleghi, lei non vive i disagi dei fuorisede. E’ così?

“Non sono fuorisede perché sono venuto a Milano per studiare. Non ho il problema della ricerca continua dell’alloggio e non ho il peso degli altri costi legati alla condizione di fuorisede. Ma poi se finisco a San Colombano, tanto per dire, dovrò cercare casa pure io. Quando compiliamo le domande, i sindacati ci chiedono di indicare tutta la provincia, che è sterminata, senza pensare che una destinazione a 70 chilometri da casa per prendere uno spezzone di 8 ore consente di ricevere uno stipendio che è utile per pagare unicamente la benzina per il viaggio di andata e ritorno”.

Lei però ha delle recriminazioni anche sul sistema delle Gps

“Un sistema che mi sembra assurdo ma che viene dichiarato perfetto, quello dell’algoritmo. E’ basato su dati che si inseriscono all’atto della domanda ma che si controllano solo dopo le nomine, tanto che quest’anno volevo vedere chi fosse il primo in graduatoria e mi sono poi accorto che aveva più di mille punti. Credo che mille punti nessuno possa riuscire ad accumularli neanche in quattro vite, visto che in un anno se ne accumulano dodici per titoli di servizio. Quello che voglio dire è che anche io posso dichiarare mille punti e cent’anni di servizio ma così facendo starei togliendo la possibilità ad altri di insegnare”.

Sta pensando a situazioni di illegalità?

“No, certo che no. Ma può verificarsi un mero errore, sbagliare a scrivere nel compilare le domande. Ma per questo errore dell’algoritmo, altri poi non insegnano. Il controllo amministrativo dirà che hai perso il posto perché hai commesso un errore e ti toglieranno la cattedra. Ma il danno per gli altri non è sanato”.

E questo capita?

“Capita spessissimo”.

Faccia un esempio.

“Ad esempio, quando noi inseriamo le 150 preferenze non conosciamo ancora le disponibilità delle scuole, vengono rese non solo dopo. Alla cieca: non è che al primo turno di nomina tutte le disponibilità vengono messe a disposizione per cui cento cattedre andrebbero a cento insegnanti. No, non è così. Spesso queste disponibilità vengono fuori a singhiozzo, tanto che posti che non erano disponibili al primo bollettino diventano disponibili al secondo o terzo bollettino, pertanto il risultato è che chi ha un punteggio più basso ottiene delle cattedre che potevano spettare a un docente posizionato più in alto in graduatoria proprio perché l’algoritmo non torna indietro e una volta superati si è eliminati da quella classe di concorso per l’anno in corso. Secondo me è un problema che mira a due risultati: intanto nelle operazioni di nomina sono molto più agevolati gli uffici degli UST e dall’altro il mio timore è che finiscano per aumentare la platea di precari. Per cui ci sarà un bacino molto ampio di persone che hanno bisogno di accettare le fad, questi contratti a singhiozzo, per cui ogni anno dobbiamo umiliarci con la Naspi nonostante facciamo un lavoro analogo a quello svolto da chi lavora fino al 31 agosto e/o da chi è di ruolo”.

Torniamo al concorso. Come giudica il fatto che taluni docenti sono agevolati con la riserva di posti perché hanno svolto il Servizio civile universale?

“Il concorso inizialmente era per i precari, poi è diventato ordinario, rivolto cioè anche per chi non aveva un giorno di insegnamento e prevede tutta una serie di riserve come il servizio universale. Devo dire che molti hanno dichiarato il servizio civile anche se non era universale, magari in buona fede, e io non l’ho fatto perché ero a fare il precario e a garantire che l’anno scolastico si svolgesse regolarmente”.

Fino alla scadenza del contratto e alla disoccupazione e infine alla Naspi, come diceva prima. Come vive la Naspi, un docente? Come la vive lei?

“Per me è umiliante lavorare con la Naspi, perché chi ha svolto il lavoro merita di essere stipendiato e non a ricorrere a dei sostegni al reddito. E’ dal 2017 che insegno e ho sempre lavorato e ottemperato agli impegni e non capisco perché non veniamo equiparati ai colleghi di ruolo anche dal punto di vista retributivo visto che per gli obblighi invece lo siamo”.

Cosa si sarebbe aspettato e cosa si aspetta da sindacati?

“Vorrei vedere una maggiore mobilitazione. In Lombardia la scuola si regge molto sul lavoro dei precari. Visto che siamo trattati come carne da macello vorremmo sentire i sindacati più attivi. Oggi purtroppo lo strumento dello sciopero viene considerato come superato. Invece servirebbe a far sentire il nostro peso all’interno del mondo scolastico”.

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