Le avanguardie educative: un’introduzione

Il concetto di Avanguardia Educativa (AE), nel manifesto reperibile sul sito dell’INDIRE, viene definito come “un Movimento di innovazione che porta a sistema le esperienze più significative di trasformazione del modello organizzativo e didattico della scuola. Il Movimento intende utilizzare le opportunità offerte dalle ICT e dai linguaggi digitali per cambiare gli ambienti di apprendimento e offrire e alimentare una «Galleria delle Idee per l’innovazione» che nasce dall’esperienza delle scuole, ognuna delle quali rappresenta la tessera di un mosaico che mira a rivoluzionare l’organizzazione della didattica, del tempo e dello spazio del “fare scuola”.
I sette orizzonti delle AE
Le Avanguardie Educative sono caratterizzate da sette pilastri:
1- Trasformare il modello trasmissivo della scuola.
2- Sfruttare le opportunità offerte dalle ICT e dai linguaggi digitali per supportare nuovi modi di insegnare, apprendere e valutare.
3- Creare nuovi spazi per l’apprendimento.
4- Riorganizzare il tempo del fare scuola.
5- Riconnettere i saperi della scuola e i saperi della società della conoscenza.
6- Investire sul “capitale umano” ripensando i rapporti (dentro/fuor, insegnamento frontale/apprendimento tra pari, scuola/azienda ecc…).
7- Promuovere l’innovazione perché sia sostenibile e trasferibile.
Non solo lezione frontale
Per quanto riguarda il primo pilastro, il manifesto è chiaro: la lezione frontale è ormai anacronistica, e va integrata – se non a volte sostituita- con delle modalità innovative e attive.
Il docente moderno deve infatti lasciare spazio alla “didattica collaborativa e inclusiva, al brainstorming, alla ricerca, all’insegnamento tra pari; che diviene il riferimento fondamentale per il singolo e per il gruppo, guidando lo studente attraverso processi di ricerca e acquisizione di conoscenze e competenze che implicano tempi e modi diversi di impostare il rapporto docente/studente”.
È attraverso l’apprendimento attivo dunque, che s’impara: esso sfrutta materiali d’apprendimento aperti e riutilizzabili in diverse occasioni d’uso; quindi si parla di simulazioni, esperimenti hands-on, giochi didattici, percorsi trial & error.
Il ruolo centrale delle ICT
Anche sulle ICT, le avanguardie educative sono decisamente entusiaste, perché ritengono che esse permettano “il nascere di nuove metodologie cooperative di scrittura, lettura e osservazione dei fenomeni; consentono la rappresentazione dei concetti avvalendosi di ambienti di simulazione, di giochi educativi, di applicazioni e software disciplinari. Le ICT riducono le distanze aprendo nuovi spazi virtuali di comunicazione – cloud, mondi virtuali, Internet of Things – riconnettendo luoghi, magari geograficamente isolati, e attori del sistema scuola: dalle imprese agli enti locali, dalle associazioni alle fondazioni”.
L’organizzazione del tempo e dello spazio
L’aula, così come il tempo che i ragazzi vi trascorrono, devono essere modellati dal docente a seconda delle esigenze della classe. Dunque, il superamento di “steccati rigidi come il calendario scolastico, l’orario delle lezioni e la parcellizzazione delle discipline in unità temporali minime distribuite nell’arco dell’intero anno scolastico può avvenire tenendo conto: della necessità di una razionalizzazione e ottimizzazione delle risorse; di una programmazione didattica articolata in segmenti, unità e moduli formativi; dell’affermarsi delle ICT e delle loro applicazioni in ambito formativo che favorisce la creazione di nuovi tempi e modalità di apprendimento”.
La scuola connessa col mondo esterno
I progetti di alternanza scuola e lavoro, ma anche i curricoli orizzontali e le scuole di reti sono solo alcune delle iniziative a cui la scuola deve guardare per essere totalmente immersa nel tessuto di cui fa parte. Le scuole all’avanguardia sono inoltre promotrici in prima linea di nuove iniziative internazionali, come i progetti promossi dall’Europa, che servono a sviluppare il cambiamento (European Schoolnet, Erasmus+, eTwinning ecc..).
Il capitale umano trasversale
Strettamente connesso al pilastro precedente è la possibilità di sfruttare in maniera eclettica e trasversale tutto il potenziale di risorse umane che ha la scuola, non solo al suo interno, ma anche tra i propri collaboratori.
Infatti, una scuola d’avanguardia è in grado di individuare – nel territorio, nell’associazionismo, nelle imprese e nei luoghi informali – le occasioni per mettersi in discussione in un’ottica di miglioramento, per arricchire il proprio servizio attraverso un’innovazione continua che garantisca la qualità del sistema educativo.
Innovare per la comunità
“Un’innovazione è trasferibile se può essere trapiantata in un ambiente diverso da quello in cui è nata. Se trova il contesto adatto è come una pianta: mette radici, diventa albero e produce frutti che si nutrono del nuovo terreno”.
Dunque, scopo della scuola non è solo insegnare l’innovazione, mettendone il seme negli studenti, ma anche realizzarla: ad esempio, nelle scuole superiori, brevetti, prototipi e nuove idee dovrebbero essere protetti da proprietà intellettuale e portare a forme di fund-raising per poter poi installare il germe di nuove start-up e/o forme di collaborazione tra studenti e anche coi docenti.