Lavenia: “Il dolore dei ragazzi è anche il riflesso della nostra società, che celebra la performance, ma dimentica l’empatia”

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La drammatica vicenda del ragazzino precipitato da una finestra a Roma, su cui la Procura ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di istigazione al suicidio, riaccende i riflettori sul disagio giovanile e sull’urgenza di affrontare il tema della salute mentale.

Lo psicoterapeuta Giuseppe Lavenia, presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche e Cyberbullismo, ha commentato l’accaduto sottolineando la necessità di una riflessione collettiva: “Se l’ipotesi dell’istigazione al suicidio fosse confermata, ci troveremmo di fronte all’ennesima prova di quanto l’influenza sociale e digitale possa essere devastante, soprattutto in un’età in cui le emozioni sono fragili e spesso inespresse”.

Lavenia invita a non fermarsi alle indagini, ma a cogliere questa tragedia come un monito per agire con urgenza: “Dietro ogni numero c’è una vita spezzata, un dolore inascoltato. I dati sono inquietanti: in Italia, ogni anno, si registrano tra i 3.700 e i 4.000 suicidi, con un incremento significativo tra gli adolescenti. Negli ultimi due anni, i tentativi di suicidio tra i giovani sono aumentati del 75%, con un’età media di 15 anni”. Numeri che, secondo l’esperto, non possono essere ignorati, perché rappresentano il grido silenzioso di una generazione intrappolata tra aspettative irraggiungibili e indifferenza.

“Non basta puntare il dito: serve un’assunzione di responsabilità collettiva”

Lavenia mette in guardia contro la tendenza a scaricare la colpa esclusivamente su genitori o insegnanti, sottolineando invece la necessità di un intervento sistemico: “È troppo semplice puntare il dito contro i genitori o gli insegnanti, caricandoli di un peso insostenibile. Serve uno sguardo più ampio e un’assunzione di responsabilità collettiva. Chi ha il potere di cambiare le cose – il governo, le istituzioni, il mondo della scuola e della sanità – non può più permettersi di rimandare”.

Tra le proposte avanzate dallo psicoterapeuta, emerge la necessità di investire in modo strutturale nella salute mentale, garantendo servizi accessibili e psicologi nelle scuole, oltre a programmi di prevenzione mirati e un’educazione digitale che aiuti i giovani a navigare consapevolmente nei pericoli della rete. “Il dolore di questi ragazzi è anche il riflesso della nostra società: una società che celebra la performance, ma dimentica l’empatia”, aggiunge Lavenia, evidenziando come l’indifferenza verso questi segnali rappresenti un fallimento collettivo.

L’appello si conclude con un monito: “Ignorare tutto questo non è solo una mancanza, è una responsabilità. È il fallimento di un sistema che può e deve fare di più per chi ha tutta la vita davanti”. Una riflessione che invita a non lasciare che tragedie come questa si ripetano, ma a trasformarle in un punto di partenza per un cambiamento concreto e duraturo.

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