Lattanzio (M5S): “Nomina di Arcuri sembra un commissariamento, Parlamento sempre ultimo a sapere” [INTERVISTA]

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Paolo Lattanzio, deputato del Movimento Cinque Stelle e componente della VII Commissione Cultura della Camera, analizza a Orizzonte Scuola i temi della riapertura delle scuole a settembre e non manca di lanciare una frecciatina alla ministra Lucia Azzolina.

Riapertura delle scuole a settembre, una misura necessaria dopo un lungo periodo di stop o ci vuole ancora un po’ di pazienza?

“Non solo necessaria, ma anche urgente e credo tardiva. Sin dall’inizio del lockdown sono stato tra i più convinti sostenitori della necessità di avviare celermente un processo di ripensamento della scuola nel suo sistema e nella sua struttura, insistendo perché si iniziasse sin dal mese di luglio ad avviare forme di sperimentazione, anche in piccolo, per testare le modalità più efficaci di quella dilatazione dei tempi e degli spazi della scuola di cui tanto si è parlato per la ripartenza. Sappiamo, purtroppo, che di sperimentazione non si è voluto sentir parlare dal Ministero, perdendo così una grande occasione. Il suggerimento era di natura non solo pedagogica, ma anche scientifica poiché è necessario sperimentare in piccolo per poi passare, tramite correttivi, su larga scala. Ciò avrebbe permesso di mantenere coesa la comunità scolastica, sperimentare nelle zone meno colpite dal covid-19, rendere effettivi i primi esperimenti di outdoor education e soprattutto liberare dopo mesi di quarantena gli studenti e le studentesse che, più di ogni altra categoria, hanno patito la chiusura delle scuole e la mancanza di certezze e informazioni chiare e trasparenti sul loro futuro. Ora non è più possibile immaginare nessun altro ripensamento: a settembre la scuola deve ripartire a pieno ritmo. Le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi hanno bisogno di ritrovare una dimensione educativa fisica, che preveda il confronto diretto, la socialità, il dialogo, tra alunni e con i docenti”.

D’accordo con la ripartenza il 14 settembre o si poteva fare prima?

“No, ma solo perché credo ed ho proposto al ministero che la scuola potesse riaprire dal 1 settembre, non soltanto per coloro che secondo i Piani di Apprendimento Individualizzati (PAI) e ai Piani di Integrazione degli Apprendimenti (PIA) sono destinatari di attività per il recupero formativo, ma per tutti gli studenti e le studentesse. E questo per due ragioni: 1) avviare la didattica solo per chi deve recuperare rischia di aumentare stigma e discriminazioni legate a valutazioni che, in questa fase speciale caratterizzata dalla didattica a distanza, rischiano di essere giudizi su famiglie e disponibilità di devices. Ma, chiedo, che colpa hanno gli studenti delle inefficienze del Paese, delle sacche di povertà educativa, della povertà materiale? 2) Dal 1 settembre le scuole dovrebbero da un lato garantire quelle attività di accoglienza e cura inerenti al benessere psicologico ed emotivo dei ragazzi, e dall’altro le attività di costruzione dei patti educativi territoriali basati sulla partecipazione attiva e consapevole. Non riesco a capire come faccia il ministero a trascurare sistematicamente la dimensione umana degli studenti e delle studentesse, rischiando di trascurare i traumi e le enorme disuguaglianze che la chiusura delle scuole ha prodotto su ragazzi e famiglie. Come continuo a non capire metodologicamente come sia possibile partire con una scuola partecipata dal territorio senza mettere i ragazzi al centro, coinvolgendoli quindi nella definizione di quei patti educativi e territoriali dei quali dovrebbero essere gli attori principali. Credo siano due mancanze gravi, che pure ho sottolineato con forza più volte nell’interlocuzione con il Ministero, ma che non hanno alcuna risposta e mi spaventano molto”.

D’accordo sui test sierologici a tappeto per tutto il personale scolastico. Solo su base volontaria?

“Si, credo sia la soluzione migliore anche alla luce del confronto con pediatri e medici che hanno approfondito la questione. Ricordiamo che proprio in queste ore è stata resa nota l’indicazione del Comitato tecnico scientifico al Governo per cui prima dell’inizio dell’anno scolastico – si parla di due settimane prima – tutti gli insegnanti e il personale dovranno effettuare il test sierologico e chi risulterà positivo sarà sottoposto al tampone, mentre per gli studenti si parla di verifiche a campione. Aspettiamo ora il parere della Conferenza Stato-Regioni. Ad ogni modo ogni forma di prevenzione sanitaria – sia che si parli dei test sierologici che delle procedure di sanificazione – rappresenta un elemento a garanzia della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori – in questo caso del comparto scuola – rendendoli anche più tranquilli nello svolgimento delle proprie attività. Lo Stato deve garantire adeguato supporto a tutte le procedure di prevenzione e di cura sanitaria, d’altro canto sono certa che tutti i professionisti della scuola desiderino iniziare il nuovo anno scolastico in totale sicurezza”.

Secondo lei i bambini hanno avuto maggiori ripercussioni psicologiche dal prolungato lockdown, cosa bisogna fare per settembre?

“La tutela dei diritti delle bambine e dei bambini è un tema che la politica tutta ha inizialmente trascurato. Insieme a pochi altri parlamentari – come Paolo Siani, Rosa Maria Di Giorgi, Vittoria Casa e Flavia Piccoli Nardelli – ho personalmente lavorato per imporre con forza al centro del dibattito politico, incontrando decine di associazioni, lavorando di sponda con la Ministra Bonetti e con il Presidente Conte. Abbiamo creato un tavolo parlamentare permanente, contribuito a costruire insieme ai ministeri competenti gli interventi per la riapertura dei centri estivi, le linee di intervento per la fascia 0-6 e il miglioramento di alcune misure già istituite nel Decreto Cura Italia. L’obiettivo è sempre stato quello di arrivare ad una definizione di un Piano Nazionale per l’Infanzia, una misura organica e di visione complessiva, che potesse comprendere tutte le misure multisettoriali poste in essere per le bambine ed i bambini. Abbiamo coinvolto in questo lavoro tutti coloro che fuori dal Parlamento lavorano con l’infanzia e l’adolescenza facendo un lavoro di rete straordinario e imponendo con forza nel dibattito pubblico l’attenzione sull’infanzia. Vedevamo riaprire fabbriche, spiagge, ristoranti addirittura frontiere ma tenere i parchi chiusi, gli spazi giochi blindati e le attività educative trascurate. Capisco che l’infanzia non voti e non abbia gruppi di pressione alle spalle, ma credo sia stata scritta una pagina molto brutta che abbiamo provato, dal lato del Parlamento, a correggere. Posso però dire senza timore di essere smentito che, se dal punto di vista culturale il tema è diventato centrale, da quello politico i partiti non hanno fatto una bella figura: ancora una volta anche nel DL Rilancio non si interviene sull’infanzia e non c’è un pensiero bambino-centrico neanche su quelle misure che li riguardano direttamente, ignorandone bisogni e diritti e, di conseguenza, condannando ancora una volta le famiglie e soprattutto le donne a fare sforzi impensabili per dividersi fra lavoro e compiti di cura, con impatti drammatici sul lavoro femminile e sulle disuguaglianze”

Come andrebbe rimodulata la didattica a distanza nella malaugurata ipotesi che ci fosse un nuovo lockdown?

“Servono immediatamente linee guida da attivare con procedure di emergenza nel caso in cui si dovessero richiudere le scuole. Alla data del 5 marzo tutto il mondo era impreparato, ed anche per questo sono stati commessi errori grossolani. Replicarli, nonostante l’esperienza di un primo lockdown, sarebbe catastrofico. Servono linee guida che diano informazioni educative, psicologiche, organizzative di dettaglio e centrate sulla tutela dei diritti di bambini e adolescenti, in grado quindi di dettagliare le migliori modalità di svolgimento della didattica a distanza, la modalità di gestione delle emozioni e delle paure, il superamento di quelle disuguaglianze che abbiamo visto essere ancora terribili con riferimento alla possibilità di accesso alla rete, alla disponibilità di devices tecnologici, ai tempi di apprendimento e partecipazione. Serve un intervento formativo urgente sull’educazione all’uso critico e consapevole dei nuovi media, sia per gli studenti che per i docenti. La didattica a distanza non deve diventare un surrogato in cui travasiamo le modalità educative della didattica in presenza. Ma, anche in questo caso, rappresenta una straordinaria opportunità di rinnovare le modalità di insegnamento, di partecipazione e di inclusione. E per farlo dobbiamo conoscere i media digitali, i loro linguaggi, le potenzialità e i rischi. Lavorare, in sostanza, sulla media education. Serve lavorare da subito con il Terzo Settore, senza svilirli pensando che possano essere guardiani dei ragazzi, ma coinvolgendoli nella costruzione della nuova scuola con un ruolo da protagonisti che si articolerebbe anche in una sorta di “pronto intervento” in caso di nuove chiusure. Questa collaborazione è indispensabile per evitare che, davanti ad un nuovo lockdown, a pagare le conseguenze peggiori siano ancora una volta i più deboli vedendo aumentare ulteriormente le disuguaglianze”.

Il Partito Democratico lancia l’idea: il 15% dei fondi europei alla scuola. Italia Viva è d’accordo e il Movimento Cinque Stelle?

“Il Partito Democratico ha la forza numerica e l’autorevolezza di proporre la soglia del 15% sia nei decreti agendo tramite la propria compagine governativa sia a livello parlamentare tramite emendamenti. Come anche gli amici di Italia Viva e il Movimento 5 stelle che, oltretutto, esprime direttamente la Ministra dell’Istruzione. Quindi chi ha compiti di governo è bene che agisca, senza badare troppo ad annunci e dirette Facebook. Più che ai proclami e alle buone intenzioni di partito, guardo alle proposte che vengono dalla società civile sinceramente. Il Forum Diseguaglianze e Diversità ha fatto una proposta ancora più coraggiosa, ossia prevedere una riserva del 15 per cento di tutti i finanziamenti pubblici e del 20 per cento di quelli di origine europea, per misure di sostegno alla scuola e all’infanzia. Questo è ciò che dobbiamo fare ed è ciò che ho inserito, con colleghe e colleghi di maggioranza, nella risoluzione sulla scuola che stiamo discutendo in Commissione Cultura e su cui aspettiamo il riscontro del Ministero”.

Come giudica la scelta di Domenico Arcuri come commissario per la riapertura delle scuole?

“La prima impressione è quella di trovarci -quasi- di fronte ad un commissariamento, ma ci tengo a sottolineare che non mi è chiarissimo il processo decisionale che è stato posto in essere. Per questo motivo che ho immediatamente chiesto – già nella serata di ieri – l’audizione in tempi brevissimi in Commissione Cultura, Scienza ed Istruzione della Ministra Azzolina e del dott. Domenico Arcuri. Ad ogni modo, ancora una volta rincresce il fatto che il parlamento e la Commissione di competenza siano gli ultimi ad essere informati ed apprendano le notizie dalla stampa”.

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